Salento, dopo 66 anni lo storico negozio di abbigliamento “Costa” abbassa le saracinesche: «Chiudo per stanchezza, penserò al Gibò». Foto

Il negozio di abbigliamento Costa
Il negozio di abbigliamento Costa
di Enzo SCHIAVANO
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 20:31

Chiude Costa, uno dei negozi storici della città di Casarano. Entro la metà del mese di marzo la saracinesca dell’immobile di via Bonifacio IX sarà abbassata definitivamente e non verrà più rialzata. Il tempo di terminare la vendita di liquidazione in atto da alcune settimane. Così ha deciso Gigi Costa, 82 anni, il commerciante che, insieme ai fratelli, per decenni ha gestito uno dei negozi di abbigliamento più famosi non solo di Casarano e dintorni, ma dell’intera provincia di Lecce.

 

La notizia

La notizia è cominciata a girare in città e la reazione della gente è di sorpresa e di dispiacere per un’attività del centro che chiude per sempre. “Costa Abbigliamento” è un pezzo di storia della città. Il negozio aprì a Casarano nel 1958 nello stesso posto dove si trova adesso, ma in un immobile ristrutturato rispetto all’originale. L’attività, però, iniziò nel 1942 nella vicina Ruffano, paese di origine di Antonio Costa, detto “Uccio”, il fondatore dell’impresa. Uccio faceva il falegname e contemporaneamente commerciava tessuti, ma ben presto quest’ultima attività diventò la principale. Acquistò un furgone e cominciò a fare l’ambulante: di giorno esponeva le stoffe sulle bancarelle nei mercati della provincia e nel pomeriggio gli stessi prodotti venivano scaricati dal furgone ed esposti nel piccolo negozio di Ruffano. Insieme al fondatore cominciarono a lavorare anche i suoi figli - Lucetta, Gigi, Marcello, Aurelio - che diventarono tra i più importanti commercianti del Salento (Osvaldo, invece, diventerà architetto). 
La svolta nel 1958 quando Uccio Costa decise di trasferire l’attività a Casarano, dopo aver pensato anche di trasferirsi a Milano.

Costa apre in un locale di via Bonifacio IX e da lì non si smuove più per 66 anni, tranne per un breve periodo nella prima decade del Duemila.

Negli anni Sessanta del secolo scorso Casarano è ancora un paese prevalentemente agricolo, ma c’era il settore calzaturiero che stava per espandersi e che a breve avrebbe fatto ricca la città e il suo hinterland. Nello stesso periodo, inoltre, il senatore democristiano Francesco Ferrari, grazie alla sua forte influenza politica, riuscì in pochi anni ad istituire diversi istituti scolastici superiori, facendo di Casarano un importante polo scolastico. Sarà decisivo per lo sviluppo del commercio, in particolare dell’abbigliamento casual, e diversi negozi diventarono ben presto punti di attrazione per i giovani di mezza provincia. Intanto, l’attività commerciale di Uccio Costa si sviluppa velocemente. L’esercente acquistò l’immobile di fianco al suo e, dopo una ristrutturazione, ingrandì il negozio fino ad arrivare alla superficie attuale. Da quel momento Costa, insieme ai tessuti, cominciò a vendere anche confezioni. Di fronte, addossati alla Chiesa Matrice, c’erano delle case che erano più che altro tuguri. Un’immagine non proprio positiva per il commercio, ma Uccio Costa, che intanto era diventato molto influente in città, riuscì a convincere gli amministratori comunali ad abbatterli e a riqualificare la zona. Negli anni Settanta il negozio di via Bonifacio IX comincia a diventare punto di riferimento e simbolo della città. I fratelli Costa, dopo la morte del padre, prendono le redini dell’azienda e la modernizzano: Gigi dirige la parte delle confezioni uomo; Marcello la sezione donna; Aurelio si interessa dei clienti più giovani con i jeans e il casual. Lucetta apre un negozio tutto suo di abbigliamento per bambini (Costa Junior).

Gli anni d'oro

Gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso è stato il periodo d’oro per la città, grazie al travolgente sviluppo del settore calzaturiero che distribuì ricchezza a Casarano e in diversi comuni vicini. Ricchezza che ha contribuito a sviluppare altri comparti economici, come appunto il commercio e l’abbigliamento in particolare. Il negozio di Costa per sette anni, dal 2006 al 2013, a causa dei lavori sul basolato di piazza San Giovanni che impediva ai clienti di raggiungere via Bonifacio IX, fu costretto a trasferirsi in un immobile della stessa piazza San Giovanni all’angolo con via Roma. Fu un’operazione importante anche dal punto di vista urbanistico perché la famiglia Costa ristrutturò un vecchio edificio fatiscente consegnando alla città un vero gioiello architettonico. Il ritorno nella vecchia sede coincise con l’inizio della crisi del commercio cittadino, causato anche da scelte sbagliate delle amministrazioni pubbliche che non hanno incentivato il commercio nel centro città.

«Chiudo per stanchezza, ma c'è il Gibò»

«Sono stanco». Questa la sintetica giustificazione che Gigi Costa, 82 anni, ha dato a chi gli chiedeva il motivo della decisione di chiudere lo storico negozio di via Bonifacio IX. Non farà il pensionato. Si dedicherà esclusivamente al Gibò, lo splendido locale di località "Ciolo" affacciato sul mare Jonio.
«Mi interesserò al Gibò, anche se lo porta avanti mia figlia Marta - dichiara il commerciante - le darò una mano perché il locale ha ampi margini di sviluppo. Ho altre idee per il futuro. Il Gibò è la mia malattia». L'anno scorso, con la litoranea chiusa per lavori, il Gibò nonostante l'isolamento ha avuto un incremento di volume d'affari del 20%. «Ho dovuto inventarmi qualcosa per lavorare - spiega l'imprenditore - mi è venuta l'idea della navetta che faceva la spola tra il Gibò e il parcheggio della zona industriale di Gagliano per portare i clienti. Così abbiamo salvato la stagione. Queste cose bisogna farle. Ci vuole il rischio, altrimenti in questo lavoro non fai niente. E le cose bisogna farle per bene».

Il personaggio è particolare («nella vita sono stato un po' pazzo e ho fatto tante esperienze», dice di sé stesso), il lavoro di commerciante lo ha vissuto in modo parossistico e, per difendere la propria attività, nel corso degli anni si è scontrato anche duramente con gli amministratori comunali di qualunque colore politico. L'ultimo scontro fu clamoroso. Era l'aprile 2021 e il Comune aveva chiuso per lavori al basolato piazza San Giovanni, l'unica via di accesso al negozio di Costa. Dopo una settimana di chiusura, e quindi di scarsi affari già fiaccati dal lungo periodo Covid, il commerciante si armò degli attrezzi necessari e provocatoriamente cominciò a smontare la ringhiera metallica che delimitava il cantiere con l'intento di liberare il passaggio. Venne fermato dai vigili urbani e denunciato, ma l'episodio inquadra il personaggio. Gigi Costa, insieme ai fratelli, ha cominciato a lavorare con il padre Antonio, detto "Uccio", sin da ragazzino. In città si parla molto della chiusura del negozio. «Tutti a chiedermi il perché, ma io li prego di lasciarmi stare», afferma rivelando che a un amico ha raccontato di Gianni Rivera, che «quando ha deciso di lasciare il calcio, non è andato a svernare in serie B o C. Ha chiuso quando non sentiva più stimoli. Io sono stato abbastanza matto in vita mia, ho fatto tante esperienze. Ma ora basta».
 

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