Dopo il Dok, ora Quick Sisa: un altro supermercato chiude nel centro di Brindisi ed è rischio desertificazione

Il Quick Sisa di largo Angioli che ha chiuso i battenti
Il Quick Sisa di largo Angioli che ha chiuso i battenti
di Antonio SOLAZZO
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Lunedì 30 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:23

Dopo il Dok di corso Garibaldi, un altro supermercato del centro di Brindisi chiude i battenti. Questa volta è il turno della Quick Sisa di largo Angioli che, al termine della giornata lavorativa di ieri, ha visto abbassarsi le saracinesche per l’ultima volta: è questo l’epilogo per un altro negozio del centro del capoluogo brindisino che, però, è solo l’ultimo di una lunga lista stilata negli anni più recenti.

L'amarezza del proprietario

Si tratta di un duro colpo assestato ai danni dell’economia di un territorio sempre più in difficoltà e alle prese con una evidente quanto preoccupante desertificazione generale. «Avevamo tre o quattro dipendenti, dal momento che c’era qualcuno che veniva saltuariamente», spiega il titolare Carmine Giuliani. «La motivazione che ci ha portato a questa decisione è la nostra stanchezza nel condurre un’attività come questa che, effettivamente, è usurante per via del contatto continuo con i clienti. Inoltre, c’è da dire che Brindisi è una brutta piazza sotto questo aspetto, perché quando abbiamo cominciato abbiamo portato una innovazione che non è stata compresa fino in fondo: il nostro non era un vero e proprio supermercato ma una superette, una via di mezzo tra un negozio di vicinato e un supermercato. Avevamo anche un angolo enoteca con etichette molto importanti, ma ci sono state aziende vinicole del brindisino che si sono rifiutate di darci i loro prodotti, come se l’enoteca della superette avesse una dignità inferiore rispetto a una enoteca classica. Non è così, però, perché spostandosi al Centro e al Nord Italia, cambia completamente la mentalità visto che, in alcuni casi, si può trovare addirittura la figura dell’enologo. Man mano, poi, l’entusiasmo è iniziato a scemare. Aggiungiamo adesso questa crisi conclamata che, comunque, è pilotata dall’alto, non è nata casualmente: parte dal Covid, prosegue con la guerra in Ucraina e ha come finalità la chiusura delle piccole e medie imprese del territorio. Adesso l’attacco è alla piccola-media impresa che deve scomparire in favore delle multinazionali che devono gestire anche il piccolo commercio con i grossi centri commerciali.

Ribadisco, però, che molta della responsabilità la attribuisco ai brindisini che non hanno la mentalità commerciale. Basta spostarsi a Mesagne per trovare una visione e un atteggiamento differenti», conclude Carmine Giuliani.

Il commercio e la desertificazione del centro storico

Due supermercati del centro che chiudono, del caso si sta interessando anche la sezione di Brindisi dell’Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori): «Innanzitutto, c’è da dire che questa tipologia di rivendita non soffre tanto per la crisi generale ma per la desertificazione del centro cittadino», sostiene il presidente Giuseppe Zippo. «Sul ripopolamento demografico del centro ci battiamo da diversi anni, questi negozi di generi alimentari hanno come vera utenza i residenti del quartiere e, marginalmente, chi frequenta uffici e quant’altro. Lo smantellamento di alcune attività commerciali del settore terziario e soprattutto lo svuotamento dal punto di vista demografico si sta man mano ripercuotendo sulla rete commerciale del centro stesso». Secondo Zippo è arrivato il momento di attivare politiche per invogliare i brindisini a tornare a vivere in centro. «Il venir meno di un servizio è sicuramente preoccupante e accentua ulteriormente la desertificazione e il degrado, bisogna mettere in campo tutte le azioni e le forze possibili per riprendere in mano la situazione senza lasciare che le cose degenerino da sole, ma ciò su cui vorrei principalmente porre l’attenzione è l’aspetto occupazionale, oltre che economico. Nella città di Brindisi c’è una vera e propria emorragia di posti di lavoro, anche in settori portanti come quelli della distribuzione e della commercializzazione, quelli di prima necessità insomma. La situazione è veramente preoccupante anche e soprattutto per questo motivo, occorre intervenire per limitare i danni, mettere un freno e ripartire a tutela degli interessi dei cittadini», conclude Zippo.

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