Riapre il Castromediano, dalle radici
il racconto di un'intera comunità

Riapre il Castromediano, dalle radici il racconto di un'intera comunità
di Ilaria MARINACI
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Domenica 22 Dicembre 2019, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 10:03
La seconda vita del Castromediano comincia oggi. Oggi che tutti i reperti più noti e un bel numero di quelli inediti conservati nei depositi trovano posto nelle teche in un nuovo racconto del patrimonio del più antico museo archeologico di Puglia. Due le direttrici principali: paesaggio e comunità, con lo sguardo al contemporaneo che lega questi elementi in una continua rigenerazione. Uno storytelling, quindi, completamente rivisitato, frutto di un lavoro di ricerca durato mesi e portato avanti da un comitato scientifico composto dagli archeologi Giorgia Aprile, Rita Auriemma, Luigi Coluccia, Serena Strafella, Anna Lucia Tempesta e Ida Tiberi, dal sociologo Stefano Cristante, dalla designer visiva Donata Bologna e dal direttore del Castromediano Luigi De Luca.
Da questa mattina alle 10 anche i visitatori potranno ammirare l'allestimento rinnovato (curato dall'architetto Andrea Mantovano con Alice Bottega) ed esplorare i cinque moduli espositivi in cui è stata riorganizzata la collezione archeologica: Paesaggi di mare, Paesaggi di terra, Paesaggi del sacro, Paesaggi dei vivi e Paesaggi dei morti. Niente più suddivisione topografica o cronologica, ma un itinerario concettuale che facilita la fruibilità di un museo reso più contemporaneo anche creando spazi per l'accoglienza, il relax e l'intrattenimento. Noi di Quotidiano abbiamo fatto ieri un giro in anteprima accompagnati dalla Auriemma, in rappresentanza del comitato scientifico.
«Abbiamo scelto cinque chiavi di accesso spiega l'archeologa perché il Salento non ha una sola ma tante identità, da terra di contaminazioni, scambi e mutazioni qual è sempre stata. Paesaggi dinamici in un museo mai statico, sempre in evoluzione come le comunità che racconta». Subito dopo l'ingresso, c'è una speciale sezione dedicata a Franco Minissi con le riproduzioni di progetti relativi alla costruzione del Castromediano e la bellissima Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto.

E la Venere sbarca a Lecce con gli stracci del presente

Poi si parte alla scoperta dei cinque paesaggi, introdotti, ognuno, da un oggetto iconico, stilizzato in un logo e accompagnato da una citazione. Si comincia dai Paesaggi di mare, perché il Salento è «una sorta di molo così lo definisce la Auriemma proteso nel Mediterraneo, luogo di approdo da sempre per chi andava dall'Egeo verso le colonne d'Ercole». Qui troviamo le storie di mare che parlano di rotte, di commerci, di porti, di imbarcazioni piccole e grandi che fanno la spola fra Oriente e Occidente, cariche di merci e di schiavi. Fra i pezzi che, in questa sezione, possono essere visti per la prima volta c'è un contenitore per la pece, ancore romane a ceppo fisso e mobile, la riproduzione della stiva di una nave, poi ceramiche e vasellame e anche bocche da fuoco (una sorta di cannoni) provenienti da un bastimento veneziano di epoca post-medievale. Poi ci si addentra nei Paesaggi di terra, dove troviamo le tracce, a ritroso, della Lecce medievale, romana e messapica, ma anche di reperti rinvenuti in centri come Rudiae, Cavallino, Muro Leccese e Soleto, fino ad arrivare alla Preistoria con Roca e la sala dedicata alla memoria del suo massimo scopritore, Cosimo Pagliara.
«Lui praticava l'archeologia dei paesaggi aggiunge la Auriemma quando nessuno ne parlava, cercando le relazioni nel territorio e oltre il mare». Il ciottolo di steatite, un oggetto rituale, è usato come icona dei Paesaggi del sacro, «il mondo più intimo e remoto sottolinea l'archeologa che nelle grotte, utero della terra, trova la sua espressione più significativa». Qui fanno bella mostra di sé le riproduzioni delle Veneri di Parabita e la colonnina di Patù, esemplificativa del Salento arcaico, con sopra inciso un alfabetario scritto da un greco, copiato da un indigeno, e il disegno degli scafi di due navi che si fronteggiano di poppa, fatto con ogni probabilità da un uomo di mare. Questa sala ospita anche pannelli sulla comunicazione prima della scrittura realizzati con il contributo di Cristante e altri, opera di Ermes Mangialardo, dove capeggiano i graffiti delle tre grotte-santuario affacciate sul mare: Porcinara, San Cristoforo e Poesia.
Nei Paesaggi dei vivi, invece, ci sono testimoniate le attività di vita quotidiana: l'arte della seduzione, la toletta femminile, la cura dei figli, la musica, la palestra, il simposio, il convivio, insomma tutte le forme dello stare insieme. E anche la lavorazione della ceramica e della pietra. «La quotidianità di queste comunità riecheggia in maniera narrativa nelle immagini di questi magnifici vasi», evidenzia l'archeologa. La riproduzione delle porte dell'ipogeo di Rudiae dà l'accesso ai Paesaggi dei morti, dove si trovano corredi ed epigrafi funerarie. «La particolarità era fa notare la Auriemma che le iscrizioni si trovavano all'interno delle tombe quasi per parlare al defunto». Fedele all'idea di un museo in evoluzione, il Castromediano continuerà ad arricchirsi nei prossimi mesi, quando, accanto al bookshop, aprirà anche la caffetteria, poi sarà la volta della pinacoteca e, più avanti, anche di una speciale sezione dedicata al teatro, dall'antico al contemporaneo, che farà rivivere il ciclo decorativo proveniente dal teatro romano di Lecce. La visita al museo sarà facilitata da video inediti e da un'applicazione progettata da Noovle, scaricabile gratuitamente e destinata a diverse fasce di pubblico con contenuti ad alto livello di interazione e approfondimento. «Nell'ultima definizione di museo è stato introdotto il concetto rivoluzionario del diletto. Noi vorremmo conclude la Auriemma, al termine della nostra visita che chi entra qui fosse felice». Buona nuova vita al Castromediano!
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