Settanta testimoni nel processo al via questa mattina alle 9.30 nell'aula bunker sulla strage di via Montello della sera del 21 settembre dell'anno scorso. In aula non ci sarà l'assassino reo confesso Antonio De Marco, 21 anni di Casarano. Una scelta che era nell'aria visto che nelle tante pagine scritte di suo pugno nella cella del carcere di Borgo San Nicola aveva sostenuto in almeno due occasioni l'inutilità del processo per dare per scontata la sua condanna all'ergastolo.
Farà il suo corso il processo davanti alla Corte d'Assise (presidente Pietro Baffa, a latere Francesca Mariano ed i giudici popolari).
Settanta, come detto, i testimoni: 31 della Procura, tre della difesa e 36 delle parti civili. Possibile anche la richiesta di costituzione delle associazioni che tutelano le vittime di crimini violenti, tuttavia l'attesa è tutta sulla questione principe di questo processo: la richiesta della difesa di sottoporre De Marco ad una perizia psichica sulle capacità di intendere e di volere quando quella sera del 21 marzo indossò i panni del serial killer. Armandosi di coltello, sferrando 79 fendenti, coprendosi il volto con una calzamaglia con disegnati i contorni degli occhi e della bocca e portandosi dietro l'occorrente per immobilizzare le vittime, torturarle, compiere atti sessuali e farle a pezzi. I suoi ex conquilini, Eleonora e Daniele. Le vittime - ha scritto nel suo diario lasciato nella casa presa in affitto in via Fleming - per sfogare la sua frustrazione di non essere amato, di non riuscire ad avere una ragazza: «Un buon inizio», una delle dichiarazioni da brivido messe nero su bianco.
Che De Marco debba essere sottoposto ad una perizia lo hanno sostenuto gli psichiatri forensi Francesco Carabellese, Elio Serra e Michele Bruno, nella consulenza consegnata alla difesa e dopo averlo incontrato in carcere.
Se l'istanza dovesse essere accolta dalla Corte d'Assise, dopo avere sentito Procura e parti civili, il processo potrà riprendere quando sarà depositata la consulenza. Dopo due mesi almeno.