Ordine dei giornalisti e Assostampa Puglia: grave ma velleitario il tentativo di Perrone di intimidire i cronisti

Ordine dei giornalisti e Assostampa Puglia: grave ma velleitario il tentativo di Perrone di intimidire i cronisti
di Francesca Sozzo
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Sabato 31 Ottobre 2015, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 11:41

Un «avvertimento» al mondo dell'informazione pugliese. Dura la presa di posizione da parte dell’Ordine dei Giornalisti, dei consiglieri nazionali pugliesi dell’Ordine e di Assostampa Puglia che in una nota congiunta «stigmatizzano i tentativi di condizionamento da parte del sindaco di Lecce Paolo Perrone, che ha deciso nei giorni scorsi di rispolverare vicende giudiziarie del passato con l'intento evidente - sottolineano - di mandare un avvertimento, tramite i suoi legali, al mondo dell'informazione pugliese».

Un intervento che arriva dopo una nota congiunta sottoscritta dalle redazioni di giornalistiche di Gazzetta del Mezzogiorno, Telenorba, Telerama, Lecceprima e Nuovo Quotidiano di Puglia per difendere, con una posizione netta e durissima, la libertà di stampa. Tutto ha avuto origine dalla delibera di giunta, approvata lunedì, su relazione del sindaco Paolo Perrone che ha dato mandato all’avvocato Roberto De Matteis per capire «se la condotta degli organi di stampa e dei loro responsabili, abbiano leso l’onore e il decoro del Comune, anche al fine di intraprendere eventuali azioni risarcitorie in sede civile».

Una scelta, votata da tutta la giunta comunale, tranne l’assessore Luciano Battista (assente), che arriva dopo quattro anni dai fatti di cronaca riportati da testate nazionali e locali. «Tentativi di condizionamento - prosegue la nota congiunta di Ordine, consiglieri nazionali e Assostampa - che resteranno caratteri neri su fogli bianchi: i giornalisti che hanno seguito, all’epoca, le vicende dell’operazione “Augusta” continueranno a svolgere serenamente il proprio lavoro. Perché deve essere chiaro al sindaco di Lecce, Paolo Perrone, e a chiunque provi ad agitare un bavaglio sul diritto all’informazione dei cittadini e sul diritto di cronaca esercitato dai giornalisti, che troverà dinanzi a sé un muro: quello delle leggi e della Costituzione della Repubblica. E altrettanto chiaro deve essere ai giornalisti - concludono - che di quei principi si fanno portatori, che nessun potere costituito o diritto d’opinione potrà mai limitare il loro esercizio, ferma restando la disponibilità del sindacato a difendere quei principi in ogni sede e in ogni luogo».

Di «decisione sconclusionata della giunta Perrone» parla invece il consigliere comunale Carlo Salvemini, gruppo misto, che analizza l’iniziativa «che a mio avviso fa acqua da tutte le parti». «Trascorsi quattro anni sarebbe stato corretto investire della questione il consiglio comunale - scrive Salvemini - Invece la giunta avoca a sé la valutazione di una fattispecie particolarissima facendosi interprete esclusivo della tutela dell'immagine del comune».

Così come la giunta invece di affidarsi al settore avvocatura si rivolge ad esterni, con aggravio di spese per i cittadini. «Incomprensibile» tanto più che in delibera Perrone i suoi, secondo Salvemini, non indicano nemmeno un episodio che dal 2011 ad oggi abbia penalizzato l’immagine di Lecce.

«Anche nella precisazione di possibili iniziative in ambito deontologico professionali a carico di giornalisti e nell'utilizzo di copia di messaggi telefonici tra il sindaco ed i giornalisti. Il solo fatto che si conservino nel proprio cellulare sms di quattro anni prima - prosegue il consigliere - rileva l'idea di una sorta di rivalsa covata nel tempo. Che anche a volerla considerare legittima se assunta a tutela della propria personale onorabilità diventa sconcertante con riferimento a quella della comunità e dell'istituzione». Insomma l’iniziativa fa acqua da tutte le parti ribadisce il consigliere che piuttosto «rivela il nervo scoperto di un'amministrazione insofferente alla critica, maldisposta al racconto che non sia celebrazione, diffidente nei confronti di chi non è schierato dalla propria parte. Se non conoscessi il sindaco - conclude Salvemini - sarei tentato di suggerigli il ritiro in autotutela. Ma è tempo perso. Non resta che confidare nella sensatezza dell'avvocato incaricato per evitare inutili e dispendiose appendici giudiziarie e un poco utile braccio di ferro con l'informazione».

Si dicono «profondamente indignati» i rappresentanti di Sinistra ecologia e libertà, federazione Salento. «La reputazione e l’immagine di Lecce sono offuscate da fatti di cronaca giudiziaria come Via Brenta, o dal caso degli alloggi popolari o ancora dall’assenza di spazi pubblici. E non perché alcuni articoli avrebbero imbrattato l’immagine in cartolina di una Lecce bomboniera - scrivono in una nota - Lecce vive al di sotto dei propri sogni e dei propri bisogni per incuria e malgoverno. Il sindaco non cerchi paraventi». «Ai giornalisti la nostra più totale e sincera solidarietà - concludono i rappresentati di Sel - La libertà di informazione è architrave della nostra democrazia: l’ipocrisia e l’arroganza non potranno minarla o intimidirla».

Il sindaco al “Fatto”: «Insinuazioni partite da avversari politici non dalle testate» - Le prime dichiarazioni dopo la polemica sulla delibera arrivano in un articolo pubblicato ieri, in tarda serata, sul “Fattoquotidiano.it”. «Le insinuazioni non partirono dalle testate, ma dai nemici della giunta». Lo dice Paolo Perrone ricostruendo le motivazioni che lo avrebbero spinto a valutare una richiesta di danni sui fatti del 2011. «L’onta di quelle accuse non è stata mai cancellata - spiega il primo cittadino - e prova ne è il fatto che ancora oggi c’è chi scrive “Sei un drogato di merda” sulla mia bacheca di Facebook». E poi aggiunge: «Voglio specificare che l’iniziativa non è stata intrapresa per intimorire o punire i giornalisti. Forse ho sbagliato a non agire nell’immediato quando fui costretto a fare il test per dimostrare che non facevo uso di droga. Un tentativo di intimorire la stampa? Sarei un folle a pensare di ottenere così un trattamento migliore. Non c’entrano nulla inchieste e altre vicende, neppure quella sugli alloggi popolari. Contano le responsabilità penali. Se qualcuno dei miei ha sbagliato, pagherà».

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