Gallipoli, parcheggi "abusivi" sulla costa: in 37 rischiano il processo

Gallipoli, parcheggi "abusivi" sulla costa: in 37 rischiano il processo
di Roberta GRASSI
4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Aprile 2023, 22:55

Parcheggi “irregolari” in quel di Gallipoli, secondo la Procura di Lecce che conferma le tesi d’accusa in un avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato a 37 persone. Parcheggi (si parla in totale di 4.500 posti auto per 80 ettari, complessivamente 23 aree per lo più costiere) che sono sottoposti a sequestro fin dallo scorso settembre. Ieri la notifica dei provvedimenti di fine indagine che portano la firma del pm Alessandro Prontera che ha coordinato le indagini della guardia di finanza di Gallipoli. Le accuse sono riassunte in 21 capi di imputazione. L’inchiesta è nata nel 2018. Si parla di costoni di dune, territori costieri, aree umide. Insomma, zone vincolate parzialmente incluse nel perimetro del Parco naturale regionale “Isola di Sant’Andrea e litorale di Punta Pizzo”. 

Abusi edilizi e reati ambientali

Sono contestate ipotesi di abuso edilizio e reati ambientali. Stando alle contestazioni, infatti, le aree erano adibite illegittimamente a zone per la sosta dei veicoli. Su sei di esse insisteva, ad opinione della procura e del gip, un vincolo paesaggistico, in quanto ricavate all’interno di siti di interesse comunitario (Sic) e di protezione speciale (Zps). Il sequestro inoltre ha riguardato la struttura in legno adibita a bar e risto-pub, a servizio di una spiaggia libera attrezzata della superficie di oltre 2mila metri quadri, per violazioni al codice della navigazione. 
I sigilli furono apposti il Cotriero (situato tra Mancaversa e la zona del Pizzo) di cui è stata avvolta dai sigilli la parte non ancora smontata.

Nel mirino il parcheggio del lido delle Bandiere tra Rivabella e Lido Conchiglie, il parcheggio dei lidi della società Costa Brada e delle Sirenuse srl, il parcheggio di Lido Pizzo, l’area sosta alle spalle dei lidi di Baia Verde e di altri stabilimenti balneari. In alcuni casi viene anche rilevata e ritenuta irregolare la realizzazione e installazione di strutture di protezione e ombreggiamento. E il mancato rispetto della distanza minima di 50 metri dal cordone dunale, considerata la presenza di auto proprio a ridosso dello stesso. E poi ancora, situazioni in cui erano state previste tettoie e coperture non autorizzate e non regolari.

Il lido "Cotriero"

Quanto al Cotriero, si rileva l’installazione di «plurimi manufatti destinati a ristorante, bar, cucina, servizi igienici, con annesse pedane e tettoie, tutti funzionalmente connessi sino a generare un nuovo organismo edilizio unitario di natura stabile, permanente e a forte impatto ambientale, non facilmente amovibile, su area demaniale marittima, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico, in area perimetrata e sottoposta a tutela», con conseguente occupazione giudicata abusiva del demanio marittimo e «deturpazione della bellezza naturale della fascia costiera dunale».
Infine con una «insanabile», sostiene l’accusa, trasformazione della fascia di litorale. Insomma, l’estate è alle porte, e la questione “parcheggi” non è affatto risolta secondo la procura che ritiene ci siano gli estremi per confermare le accuse ipotizzate e oggetto della richiesta di sequestro poi accordata dal gip Alessandra Sermarini. 
Inizialmente erano 63 le persone indagate, c’erano anche pubblici amministratori le cui posizioni sono state evidentemente stralciate. A rischiare il processo sono ora 37 persone, tutte proprietari o gestori delle strutture, ma anche tecnici e professionisti. 

Le tesi del gip

Nel provvedimento del gip, c’erano valutazioni precise anche sugli iter di autorizzazione: «L’assenza dello strumento urbanistico - era precisato nel decreto - e l’inadeguatezza del Prgc a fronteggiare il crescente bisogno di posti auto, ha comportato l’utilizzo improprio dello strumento della delibera autorizzatoria che negli intenti e nel nome si paventava come contingente e straordinaria ma di fatto veniva elevata a prassi concessoria, per oltre un decennio, in violazione delle previsioni normative a tutela del territorio».
Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o per chiedere di essere interrogati, dopodiché la procura deciderà se esercitare l’azione penale. Come si diceva, le zone in questione, sono ancora sottoposte a sigilli. Lido incluso. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA