Frode con i centri migranti: in 26 rischiano il processo, anche un finanziere /I nomi

Uno sbarco di migranti nel Salento
Uno sbarco di migranti nel Salento
di Roberta GRASSI
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Martedì 4 Luglio 2023, 18:53 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 15:22

Il business dei migranti, con “bluff” secondo la procura di Lecce. Chiuse le indagini preliminari, sono ora in 26 a rischiare il processo. Incluso un finanziere che avrebbe “spifferato” informazioni utili per favorire gli imprenditori, tra cui il fratello. 
Le accuse, a vario titolo, sono di frode nelle pubbliche forniture, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, emissione di fatture false, omessa dichiarazione, accesso abusivo al sistema informatico, utilizzazione del segreto d’ufficio, violata consegna da parte di militare in servizio. Le stesse che lo scorso anno portarono i militari della guardia di finanza di Otranto, coordinati dal pm Massimiliano Carducci, a eseguire una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, sei misure interdittive ed altrettanti sequestri dell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo.

I nomi

Le indagini ora sono state chiuse per Giuseppe Mazzotta, di Trepuzzi; Pietro Maggio, di Santa Cesarea Terme; Italo Cozza, di Santa Cesarea Terme; Gabriele Solombrino, di Copertino; Fernando Toraldo, di Lizzanello; Cosimo Serino, di Laterza (Ta); Fernando Margilio, di Squinzano; Guido Cozza, di Santa Cesarea Terme; Lucio Ruberti, di Copertino; Alexandru Costantin Stan, di Bucarest; Alessandro Romano, di Crotone; Anna Maria Soggiomo, di Camerota (Sa); Fernando Antonio Guida, di Lecce; Antonio Fersini, di Diso; Fabio Natali, di Maglie; Filippo Saquella, di San Pietro Vernotico; Silvia Visconti, di San Pietro Vernotico; Emanuela Tanelli, di Lecce; Salvatore Giannone, di San Pietro Vernotico; Luigi Murra, di Novoli; Luca Mello, di Copertino; Antonio Pareo, di Lecce; Maria Domenica Francesca Maggio, di Santa Cesarea Terme; Assunta Stefania Maggio, di Santa Cesarea Terme; Massimo De Marco, di Nardò; Leo Pasquarelli di Atessa (Chieti).

L'inchiesta

Gli inquirenti si sono concentrati su alcuni centri per migranti (alcuni dei quali con sede a Ortelle, Santa Cesarea Terme e Arnesano), tutti riconducibili a una società, la Edili Costruzioni di Pietro Maggio con cui nel 2016 la Prefettura aveva stipulato un contratto di fornitura dei servizi. Attività data in subappalto a un’altra ditta e a una associazione. Nel concreto, era emersa una serie di irregolarità rispetto a quanto previsto dagli accordi: personale ridotto all’osso per gestire dieci centri. Presenze gonfiate. Anche omettendo di segnalare gli allontanamenti ed inserendo altri che intanto avevano subito un provvedimento di rigetto del permesso di soggiorno. Le carte dell’inchiesta raccontano di “Pocket money” e “food money” consegnati ai migranti solo sulla carta e di personale in numero inferiore a quello dichiarato.
Con lo scopo di incassare denaro, fornendo al ribasso i relativi servizi, stando all'impostazione accusatoria. In questo sistema il finanziere, Italo Cozza, appuntato scelto in servizio proprio presso la compagnia di Otranto, avrebbe riferito notizie privilegiate, violando anche i sistemi informatici. 
Dal momento della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini le difese hanno venti giorni di tempo per chiedere interrogatorio o per presentare memorie, dopodiché il pm deciderà se chiedere o meno il rinvio a giudizio.

Una parte dell’inchiesta è tata stralciata e vi sono ancora approfondimenti in atto. Tra i difensori Amilcare Tana, Francesco Calabro, Pantaleo Cannoletta, Giulio Bray, Luigi Fersini, Luigi Rella, Antonio Savoia, Andrea Sambati. 

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