Chiosco il Molo a San Cataldo, «abusi»: l'ex assessore Pasqualini condannato. Ex dirigenti tutti assolti

Chiosco il Molo a San Cataldo, «abusi»: l'ex assessore Pasqualini condannato. Ex dirigenti tutti assolti
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Lunedì 15 Gennaio 2024, 19:59 - Ultimo aggiornamento: 20:00

Due le condanne: un anno e sei mesi per l’ex assessore Luca Pasqualini e per Rossana Capoccia, legale rappresentante della società e titolare del chiosco bar “Il Molo” di San Cataldo, ma solo per gli abusi edilizi, per l’occupazione abusiva di demanio marittimo e per la tentata truffa in danno della Regione Puglia. Sette in tutto le assoluzioni, al termine del processo che si è celebrato dinanzi al Tribunale in composizione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Roberta Maggio): per Maria Antonietta Greco, Giancarlo Pantaleo, Vincenzo Gigli, Daniele Buscicchio, Luigi Maniglio, Alfredo Barone, e Caterina Delle Canne. Gli ex dirigenti comunali sono stati ritenuti estranei rispetto ai reati urbanistici e alle ipotesi di abuso d’ufficio e falso. Assoluzioni parziali sono state decise anche per i due imputati condannati: in particolare per la contestazione di corruzione. 

La condanna 


Al centro del giudizio di primo grado, come si diceva, il chiosco bar “Il Molo” situato accanto al Lido Salapia già abbattuto da qualche anno.

Il rinvio a giudizio era stato disposto per l’ex assessore al Traffico, Pasqualini, in qualità di “amministratore di fatto” della società in questione e per gli ex dirigenti del settore Urbanistica Maria Antonietta Greco e Gino Maniglio; per Giancarlo Pantaleo, responsabile dell’ufficio Demanio; Daniele Buscicchio, ex responsabile dell’ufficio Paesaggio; Vincenzo Gigli, all’epoca dei fatti presidente pro tempore della commissione Paesaggio del Comune, e - ancora - Caterina Delle Canne, amministratrice della società Idea Line; Rossana Capoccia, legale rappresentante della società Lf srls, proprietaria del chiosco e committente dei lavori; Alfredo Barone, titolare della Idea Line srl.

L’inchiesta era stata condotta dai militari della Capitaneria di Porto e coordinata dai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci. Erano contestati, a vario titolo, reati di corruzione, deturpazione di bellezze naturali, abuso d’ufficio, falso ideologico, corruzione e truffa in danno della Regione Puglia. Il reato di corruzione era riferito soltanto a Pasqualini e Gigli per fatti risalenti al 2017: a gennaio di quell’anno, secondo i pm, l’ex assessore avrebbe assunto la figlia di Gigli come consulente fiscale e depositaria della Lf srl in cambio del parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per costruire il chiosco. Per questo sono stati entrambi assolti, come chiesto anche dalla pubblica accusa, che ha puntato sull’inutilizzabilità delle intercettazioni. Sempre Pasqualini, insieme a Capoccia, rispondeva poi di tentata truffa aggravata: i due avrebbero affermato di poter mantenere in piedi la struttura per 5 anni allo scopo di ottenere un finanziamento per realizzarla pari a circa 85mila euro, salvo poi fare dietrofront, a chiosco realizzato, per «motivi indipendenti dalla loro volontà». 
Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giuseppe Corleto, Mezio Galluccio, Angelo Vantaggiato, Michele Laforgia, Luigi e Roberto Rella, Antonio Quinto. A ottobre 2018 la Guardia costiera eseguì il decreto di sequestro. La struttura è stata rimossa nel novembre del 2022, una volta che si è definito il contenzioso in sede amministrativa con la pronuncia del Consiglio di Stato. 

Il legale dell'ex amministratore


«Prendiamo atto della sentenza - afferma l’avvocato Giuseppe Corleto, difensore di Pasqualini e Capoccia - che ridimensiona assai sensibilmente l’accusa. Assoluzione piena per i gravi reati di corruzione, abuso di ufficio e falso. Il pm oggi ha chiesto la assoluzione per il solo reato di corruzione e la condanna per tutti gli altri reati a complessivi 5 anni di reclusione. Residuano dunque la condanna per un reato edilizio, che chiariremo in appello essere insussistente e che comunque si prescrive tra 5 mesi, e per una tentata truffa in danno della regione Puglia che riteniamo incomprensibile alla luce dei documenti presenti agli atti e che pure siamo certi si risolverà favorevolmente in secondo grado». 
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