Antiche ancore nelle acque del porto di Brindisi: sì al recupero

Antiche ancore nelle acque del porto di Brindisi: sì al recupero
di Salvatore MORELLI
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Venerdì 3 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 20:31

Sul mistero delle ancore sul porto arriva da parte della Capitaneria di porto e dell’Autorità del sistema portuale un’immediata disponibilità a fare chiarezza su quanto scoperto dal Quotidiano la scorsa settimana durante un reportage eseguito lungo la banchina di via Amerigo Vespucci: 5 grosse ancore di metallo, tipo “Hall” (molto probabilmente risalenti tra la prima e la Seconda guerra mondiale) emerse sui bassi fondali a causa della bassa marea. 

Un “cimitero” che potrebbe nascondere anche altre ancore dello stesso genere.

Ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa avvenuta presso gli uffici dell’Authority per la nuova stagione crocieristica, il comandante della Capitaneria di porto, Luigi Amitrano, ha chiarito quale sarà - a breve - l’attività da svolgere (in stretta sinergia con l’Autorità di sistema portuale) su quell’area del Seno di Ponente, attraverso una mappatura che servirà dapprima a localizzazione sui fondali le ancore, per poi fornire indicazioni alla Sovrintendenza competente per le loro ulteriori valutazioni e indicazioni.

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“La bassa marea straordinaria dei giorni scorsi - ha spiegato il comandante Amitrano - ci ha fatto una bella sorpresa: ha consentito di appurare che ci sono delle ancore sul fondale del Seno di Ponente. Dal primo momento, dopo la notizia apparsa sul Quotidiano, ci siamo confrontati con l’Autorità di sistema portuale per pianificare delle attività volte almeno a capire di cosa si tratta. Coinvolgendo allo stesso tempo la Sovrintendenza, Ente con il quale abbiamo avuto modo stamattina di interloquire. Ora bisogna capire in che modo possono essere tirate fuori dall’acqua e se sono d’interesse storico importante. Quindi comprendere il destino di queste ancore. Abbiamo concordato una serie di attività e tra queste c’è la mappatura di quel tratto di mare. Per questo daremo incarico i sub del nostro Nucleo subacqueo per verificare il posizionamento e la quantità di quelle ancore, poi ci confronteremo con la Sovrintendenza”. 

La bonifica

Contestualmente, il comandante Amitrano ha precisato che sarà svolta anche la pulizia di quei fondali dove sono presenti relitti di barche a soli due metri d’acqua (tra cui imbarcazioni rimaste semiaffondate), una distesa di pneumatici (come quella emersa davanti alla scalinata dell’ex Collegio navale “Tommaseo” e presente anche nella zona e delle ancore “Hall”) ed ogni altro tipo di “spazzatura” facilmente visibile ad occhio nudo. Non solo, perché durante questa mappatura potrebbero finalmente tornare a galla anche le tre ancore in cemento armato (riferibili al ventennio fascista) che ornavano la scalinata dell’ex Accademia militare: localizzate, a un metro dalla riva, a ridosso della banchina dove sono presenti tre chioschi. Un lavoro che, inoltre, permetterà finalmente di “scoprire” se c’è altro lungo quei fondali.

Le bonifiche effettuate negli ultimi anni nel Seno di Ponente, tra cui quella che aveva permesso di escludere bombe risalenti alla Seconda guerra mondiale all’interno del porto, nonostante avesse fornito tracce di quanto sommerso (attraverso una mappature degli elementi ferrosi) aveva forse “sorvolato” la presenza di queste ancore, escludendone poi un recupero. Perché? Un sito impossibile da non accertare visto che si tratta di un gruppo di ancore “Hall” che si trovano addossate l’un l’altra a pochi metri di distanza, quasi a sfiorare l’acqua con la loro grosse mole. Paragonabili a quelle presenti ai lati della scalinata che conduce al Monumento al marinaio da viale Duca degli Abruzzi, al quartiere Casale. Tale scoperta, ha suscitato non poco stupore e interesse. 
E c’è anche chi giura di averle già viste molti anni fa, commentando: «Lo so da 70 anni! Ero studente del Nautico e dopo le esercitazioni marinaresche, che si facevano proprio lì, notai un pezzo che se non ricordo male apparteneva a un sottomarino semiaffondato: “la canottiera” chiamavamo quel posto». 

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