Un cimitero di ancore antiche nel porto di Brindisi: saranno recuperate e forse esposte al pubblico

Una delle ancore riemerse nei giorni scorsi nel porto di Brindisi
Una delle ancore riemerse nei giorni scorsi nel porto di Brindisi
di Salvatore MORELLI
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Martedì 28 Febbraio 2023, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 16:15

Esiste un misterioso cimitero di vecchie ancore in ferro sui bassi fondali del Seno di Ponente del porto di Brindisi, scoperte casualmente sabato scorso nel corso di un reportage di Quotidiano dovuto al fenomeno della bassa marea.

Le ancore dimenticate

In quel tratto del porto, proprio all’inizio del lungomare Amerigo Vespucci, e a circa tre metri dalla banchina, sono infatti emerse 5 ancore di tipo “Hall” (ma il numero potrebbe salire con ricerche che dovrebbero presto essere effettuate dalla Capitaneria di porto in sinergia con l’Authority e l’intervento della Sovrintendenza dopo una riunione che avverrà molto probabilmente giovedì prossimo), rimaste nascoste nella melma dei bassi fondali per diversi anni e risalenti - non si esclude - a un periodo databile tra la Prima e la Seconda guerra mondiale (1914-1945). Si tratta molto probabilmente di “reliquie di guerra”, ideate alla fine del XIX secolo ed ampiamente utilizzate per le navi di numerose marinerie nel mondo, tra cui quella italiana, che una volta dismesse dal loro servizio hanno trovato una “sepoltura” in quell’angolo del porto.

Le immagini subacquee

Un tempo, un lungomare poco frequentato dai brindisini a causa di una banchina che si presentava scarna di servizi per effettuare passeggiate, ma che da qualche anno è diventata una meta preferita per tanti giovani dopo il restyling, la nascita di strutture commerciali, un parcheggio, l’area dei natanti e il vicino ex Collegio navale “Tommaseo”, recuperato dall’amministrazione comunale solo per passeggiare nel parco. L’acqua del mare, che in questi giorni è di circa mezzo metro lungo la banchina Vespucci, permette una facile visione di queste ancore. Inoltre, un servizio subacqueo della nostra redazione ha permesso ieri pomeriggio di realizzare un filmato che riprende in un lungo e in largo una di queste ancore, molto simili nella forma a quelle che si trovano esposte lungo la scalinate che conduce al Monumento al marinaio, al quartiere Casale. La telecamera è riuscita a riprendere le due grosse marre (le due parti laterali a forma acuta), un fusto lungo diversi metri e la cicala, dove viene aggregata la catena. L’ancora, che si trova perfettamente adagiata sul basso fondale, si presenta intatta e cosparsa di vegetazione marina. E comunque non l’unica visto che a pochi metri di distanza sono individuabili altre 4 ancore, delle stesse caratteristiche: si trovano in parte sepolte tra la melma e la sabbia (sempre a pochi metri dalla banchina) e verso un fondale più alto che non permette da terra un’ulteriore visione.

 

Un cimitero di ancore sul lungomare Vespucci

Sagome di ancore “Hall” che potrebbero nascondere un vero cimitero in quel piccolo tratto di mare. Già, ora ci sarà da capire come sono finite in quell’angolo del Seno di Ponente, poco distante dal Comando della marina militare e di un’area portuale che iniziò a diventare importante nei primi anni del Novecento e del Regno d’Italia, quando il basso Adriatico assunse un’importanza primaria (proprio con la creazione di una base navale a Brindisi) per cercare di contrastare quella che nelle Bocche di Cattaro, l’attuale Montenegro, era mano alla marina austro ungarica. Brindisi, diventava improvvisamente un porto militare: sede di una stazione torpediniere e base di rifornimento navale. Un piano che indicò il castello Svevo, adibito per diversi anni a un carcere, come area del Comando marina. Una storia, questa, che attraversa la Prima e la Seconda guerra mondiale con una movimentazione non indifferente di navi da guerra che hanno solcato il canale Pigonati e il Seno di Ponente. Un porto che diventerà anche bisognoso di un deposito navale: chiamato Antisom (nato a protezione dei sommergibili), ma anche ex deposito catene o ex carboniera. A pochi passi dal Monumento al marinaio.

Oggi smilitarizzato ma per tutti gli anni del dopoguerra deposito di ogni cosa: relitti di imbarcazioni come Mas, grosse boe, catene e vecchie ancore come quelle che oggi emergono su quei bassi fondali. Le istituzioni, intanto, sono al lavoro.

Si valuta una possibile esposizione

«Un’ancora della seconda guerra mondiale non è l’ancora di una nave romana. Per questo bisogna innanzitutto comprendere quale sia il pregio di queste ancore. Ad ogni modo, mi sono immediatamente attivato, in collaborazione con il comandante della Capitaneria di porto Amitrano, per cercare di recuperarle ed andare ad alimentare, un domani, anche uno spazio museale dedicato alla storia marittima della città. Sarebbe comunque un peccato, infatti, lasciarle sul fondo del mare», spiega il presidente dell’ Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi

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