Bari, dieci murales al San Paolo. Così il quartiere diventa un museo a cielo aperto

Bari, dieci murales al San Paolo. Così il quartiere diventa un museo a cielo aperto
di Elga MONTANI
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Martedì 21 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:03

Il progetto QM San Paolo, che punta a far diventare il quartiere alla periferia di Bari un museo a cielo aperto, entra nel vivo. Dopo la presentazione avvenuta a Palazzo di Città, si è arrivati allo svolgimento di una prima assemblea di quartiere che ha coinvolto i cittadini, soprattutto coloro che abitano le palazzine sulle cui pareti sorgeranno i dieci murales previsti.

L'assemblea pubblica nel quartiere

Un incontro molto partecipato, con tanti cittadini in strada, ma anche sui balconi. Tutti intenti a comprendere che cosa succederà nelle loro strade, e cosa andrà ad essere realizzato a casa loro. I prossimi passi del progetto si svolgeranno tra la fine del mese di settembre e il mese di ottobre. Il 27 settembre dovrebbero arrivare in zona gli artisti, cinque nazionali ed internazionali, e sette/otto artisti pugliesi scelti attraverso una call.

Le opere saranno realizzate, come ha comunicato uno dei curatori del progetto, Stefano Antonelli, da: C215 – Christian Guémy, James Reka, Ozmo, David Pompili e un artista romano che lavora in anonimato (come il più noto Banksy), che rappresentano il collegamento tra il locale e il globale. Gli artisti locali, invece, realizzeranno cinque opere, ma lavorando in combo, ovvero collaborando tra di loro. 


Nella prima settimana di ottobre, il 3-4-5-6 ottobre, si svolgeranno altri laboratori a cura di Mecenate90, associazione che è anima del progetto. Alcuni laboratori avranno come protagonisti i bambini, mentre altri gli adulti. In occasione di questi incontri, dopo un lavoro fatto di interviste e di bozzetti su cui si sarà ragionato insieme a chi vive il quartiere, si cercherà di arrivare alla definizione dei soggetti che verranno raffigurati sui muri delle palazzine Arca. 

I laboratori e la partecipazione


«Si tratta di una serie di laboratori – sottolinea il presidente del Municipio 3, Nicola Schingaro – che prevedono la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini del quartiere. Obiettivo è quello di realizzare opere che abbiano un contatto con la cultura e la storia del San Paolo, opere che non siano decise dall’alto ma “dal basso”». In queste settimane sono state già effettuate ben 32 interviste, presso gli istituti scolastici e nelle parrocchie, dove i parroci si sono messi a disposizione per poter aiutare lo sviluppo del progetto. «Pensavamo di entrare in un luogo in cui appena arrivavamo ci tiravano qualcosa appresso – sottolinea il professor Ledo Prato di Mecenate 90 – invece le interviste che abbiamo effettuato sono state per noi una scoperta meravigliosa. Noi realizzeremo 10 murales, ma l’obiettivo è che ne vengano realizzati 50.

Questo deve diventare il luogo più straordinario d’Italia e uno dei luoghi più importanti d’Europa. Vorremmo che questo patrimonio diventasse patrimonio di tutti, e che tutti se ne prendano cura. Inoltre, i ragazzi e le ragazze del quartiere utilizzando questo patrimonio potrebbero, anche, trovare un’attività lavorativa».

Il progetto al San Paolo

Il progetto prevede, infatti, una attività di follow up, ovvero non saranno solo realizzati dei dipinti sui muri, ma si punterà a rendere il quartiere un museo da visitare. Sia con la successiva realizzazione di altre opere (i muri mappati sono oltre 30) sia con la “gestione” del museo. Al punto che gli organizzatori hanno chiesto al Comune di poter utilizzare una ex cabina dell’Enel in disuso, presente nei pressi di uno dei palazzi interessati. Qui si vorrebbe realizzare un info Point che nel tempo potrebbe diventare negozio dedicato al franchising, con vendita di magliette e spillette ispirate alle opere presenti sui muri. «Questa iniziativa è importante perché ci porta a stare insieme, a fare comunità – commenta il sindaco, Antonio Decaro – la fase di ascolto e condivisione è importante per comprendere quali siano gli elementi che creano un’identità in questo quartiere, elementi che saranno poi ripresi dagli artisti. Non so se qui al San Paolo succederà quel che è accaduto in altre zone d’Italia, in cui ci sono tante persone che canno a visitare i luoghi dove gli artisti hanno realizzato queste opere d’arte. La cosa più importante per me è che attraverso queste esperienze si vive il senso di comunità, la voglia di stare insieme. Ora che finalmente possiamo tornare a farlo».
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