Il presidente del comitato internazionale: «Il Governo investirà sui Giochi del Mediterraneo di Taranto»

La premiazione degli ultimi Giochi con Davide Tizzano e il sindaco Rinaldo Melucci
La premiazione degli ultimi Giochi con Davide Tizzano e il sindaco Rinaldo Melucci
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 17 Agosto 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:16

Sui Giochi del Mediterraneo di giugno 2026 a Taranto «il Governo è pronto ad investire». E sulla gestione dell’evento e sui maggiori costi di costruzione degli impianti sportivi, dove al momento non c’è un euro a disposizione, «i ministri competenti sono consapevoli che servono almeno altri 100 milioni, argomento che abbiamo già trattato con loro». 
Davide Tizzano è il presidente del comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo e in un colloquio con Quotidiano fa il punto della situazione. Napoletano, 55 anni, Tizzano è un importante dirigente sportivo ma prima è stato canottiere, vincendo due titoli olimpici, Seoul ‘88 e Atlanta ‘96, altrettanti titoli mondiali, ed è stato inoltre velista con Paul Cayard, sul Moro di Venezia aggiudicandosi la Louis Vuitton Cup. 

Le dichiarazioni

«In questo momento - spiega - il problema non sono i soldi.

Da quello che ho capito, il problema è la governance del comitato. Ufficialmente non abbiamo ancora ricevuto la notifica che per i Giochi del Mediterraneo c’è un commissario, ma chiaramente siamo in contatto con lui, col Governo e con tutti. In questo momento siamo osservatori attenti ma esterni. Adesso ci riserviamo di fare i Giochi da spiaggia a Creta e subito dopo ci mettiamo al lavoro su Taranto per i Giochi del Mediterraneo con una serie di azioni importanti. Anzitutto - annuncia Tizzano - faremo una visita e parleremo col commissario. Avremo necessità di capire cosa fa e chi si occupa successivamente delle cose. Da quello che abbiamo intuito, ma non è ufficiale, il Governo vuole investire di più, ma vuole avere almeno la possibilità di incidere sul comitato. Questo è sicuro». 


Tizzano concorda sul fatto che la decisione del presidente Giovanni Malagò di far uscire il Coni dal comitato organizzatore serve a dare una scossa ed ad evitare che la programmazione della manifestazione si impantani tra polemiche e ritardi. «Abbiamo preso atto della decisione di Malagò - afferma Tizzano - ma abbiamo anche scritto al Coni dicendo che resta il nostro interlocutore per i Giochi. Il Coni rientrerà. Deve rientrare assolutamente. A livello statutario non si può fare un evento senza il Coni. Il nostro statuto lo dice chiaro».
«Se sono preoccupato di quanto sta accadendo? I giorni che ho passato dietro la scrivania da dirigente sportivo sono maggiori rispetto a quelli trascorsi sul campo, dove ho fatto più o meno 20 anni ad alto livello. È dal 2001 che faccio il dirigente, sono già 22 anni, ho girato la boa e ne ho viste di tutti i colori». 
I problemi ci sono, non sono affatto semplici, dalle opere ai fondi che servono, ma Tizzano spinge per andare avanti. E non perde fiducia. «Ho fatto il direttore sport e operations ai Giochi di Napoli, le Universiadi del 2019, lì ne ho viste di cotte e di crude - afferma Tizzano -. Ora mi chiede se a Taranto abbiamo toccato il limite? Ma no, guardi che è tutto così. Adesso a Parigi, per le Olimpiadi del prossimo anno, hanno messo fuori mezzo comitato organizzatore perché c’erano problemi. E le Olimpiadi sono qualcosa di molto grande. Lì ci sono 200 nazioni, noi ai Giochi ne abbiamo 26. Gli impegni, è ovvio, sono più piccoli. Siamo dieci volte più piccoli ma il protocollo dell’ospitalità e gli altri protocolli sono gli stessi. I grandi eventi non sono mai immuni da problemi». 
«Ad ottobre prossimo, per esempio - aggiunge Tizzano -, c’è la Ryder Cup, uno dei tre eventi mondiali dopo le Olimpiadi e i Campionati del mondo di calcio. La manifestazione si terrà a Roma e anche lì hanno problemi. Torno a dire: i problemi sono ovunque, non esiste il mondo fatato». 

Le risorse

Problemi di risorse, chiediamo al presidente del comitato internazionale dei Giochi, di tempi a disposizione, di autorizzazioni o di cos’altro? «Di tutto. Faccio un altro esempio: un mese fa - dice Tizzano - a Milano ci sono stati i Mondiali di scherma. E sono stati fatti senza le delibere attuative degli importi economici. Hanno risolto il tutto tre giorni prima della fine dell’evento. Gli organizzatori, sino a tre giorni prima della conclusione, stavano con i capelli dritti, sapendo che se non arrivavano i soldi, dovevano pagare loro. Una follia. Ecco, nello sport non bisogna mai disperare. Bisogna sempre tagliare la linea del traguardo. Ai Giochi di Taranto mancano tre anni scarsi», prosegue Tizzano. «C’è tutto il 2024 e tutto il 2025. Ora, se si inquadra il progetto, se si riescono a fare le cose, qualcosa si farà e qualche altra magari non si riuscirà a fare. Come presidente, io gioco un ruolo chiaramente terzo. Ma sono consapevole che se noi avremo un problema su un impianto, vuol dire che faremo buon viso a cattivo gioco e troveremo una soluzione noi. Dopo gli imminenti Giochi da spiaggia, i Mediterranean Beach Games, ci rimettiamo al lavoro su Taranto - annuncia Tizzano -. Ci siamo già per la verità, ma andremo più sugli impegni pratici, pancia a terra. In quanto ai Giochi da spiaggia, dove siamo attualmente impegnati, si terranno a Creta dal 9 al 16 settembre con un migliaio di atleti provenienti da 26 Paesi. I Giochi tradizionali si fanno ogni quattro anni e sono quelli con 30 sport. Quelli che speriamo si faranno a Taranto. Quelli da spiaggia, invece, si fanno sempre ogni quattro anni ma privilegiano come luoghi la sabbia e soprattutto il mare. Sono pallamano, beach volley, karatè, canottaggio da mare, canoa da mare, vela. Probabilmente li faremo ogni due anni perché sono divertenti ed anche economici. L’edizione prossima sarà la terza. I Mediterranean Beach Games costano 6 milioni di euro contro i 100-200 dei tradizionali». 
«Le strutture sono minime - afferma Tizzano - e sono tutte smontabili tra beach arena e tribune temporanee. Mi chiede che magari avremmo dovuto fare questi a Taranto anziché gli altri? Con i Giochi tradizionali sul territorio rimane un’eredità vasta, mi riferisco agli impianti sportivi, con questi altri non resta nulla. Faccio una battuta: resta la sabbia. In questo caso si tratta di una settimana di festa dello sport. Se uno avesse tutto, per organizzare i Giochi basterebbero 50 milioni, mentre se si devono costruire impianti e infrastrutture ci vogliono quelli necessari. Ma non abbiamo mai trovato luoghi dove tutto era pronto e disponibile. Sarebbe impossibile. C’è sempre da fare». 

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