Deve fare la risonanza, disponibilità nel pubblico tra tre anni e a Bari

La disponibiltà
La disponibiltà
di Nazareno DNOI
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Domenica 24 Marzo 2024, 16:50 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 21:37

Tre anni d’attesa per una risonanza magnetica con la «mutua» a Bari. Più di mille giorni prima di conoscere la causa dei disturbi accusati da una donna di 73 anni di Manduria, in provincia di Taranto, che si è confrontata così con un sistema sanitario pubblico che non è in grado di dare risposte. A meno che non si voglia pagare, potendo così accedere a percorsi molto più veloci se non addirittura rapidi. Ma veniamo al racconto. 
La donna che ha superato da poco i settanta senza mai avere grossi problemi di salute, da qualche mese accusa tremori diffusi, strani, preoccupanti. Così decide di rivolgersi al suo medico curante che le prescrive una serie di accertamenti. Primo tra tutti, una risonanza magnetica all’encefalo, l’unica in grado di fare diagnosi e scoprire le cause del fastidioso disturbo che potrebbe essere il campanello d’allarme di una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Ricetta rossa alla mano, ha incaricato la figlia di prenotare l’esame sul portale «Puglia salute» che ti permette di avere il quadro completo delle disponibilità in tutte le Asl della regione.

La disponibiltà 

Qui la prima sorpresa: liste bloccate nelle strutture della sua provincia di residenza, Taranto, così pure in quelle di Lecce e Brindisi. 
L’unica finestra territorialmente più vicina (altre date più vicine si trovavano nella lontana provincia di Foggia), è quella di Bari, ma deve mettersi in coda e attendere sino al 23 febbraio del 2027. 
C’è anche l’orario: 13,20, che sembra un insulto rispetto alla lunghissima attesa di tre anni. Non potendo attendere così tanto prima di sapere il perché di quei disturbi che man mano diventano sempre più evidenti, ha deciso di percorre la strada delle prestazioni sanitarie in regime di libera professione e qui, accedendo sempre personalmente al sistema di prenotazione on line del portale Puglia Salute, «Attività libero professionale intramoenia» (Alpi), ha scoperto che le porte si sarebbero aperte, addirittura dopo qualche giorno: il 25 marzo, domani, al Policlinico di Bari o il giorno dopo all’ospedale San Severo in provincia di Foggia. Ticket, però, salatissimo: 335 euro il primo, 200 il secondo.
«Non ci ho visto più, per una pensionata al minimo ci è sembrato esagerato pagare cifre simili», è stato il commento della figlia della paziente che ha deciso di attendere la fine del mese quando, così come le è stato detto, si potrebbe aprire qualche finestra in caso di rinunce.

Il retroscena

La delusione e la rabbia della famiglia manduriana sono sentimenti doppi perché l’ospedale della loro città, il Marianna Giannuzzi di Manduria, possiede una macchina per la risonanza magnetica nucleare di nuovissima generazione, montata non più di quattro anni fa, lasciata praticamente inutilizzata per mancanza di medici radiologi. 
«Sono sicura che pagando anche qui le ragnatele scomparirebbero», commenta la signora che se non si sblocca la situazione alla fine del mese, sarà costretta a tirare fuori i risparmi che fare chiarezza sull’origine di quei sintomi. 
«Lo fanno apposta perché sanno che nessun essere umano può aspettare tre anni prima di conosce di cosa soffra, per scoprire, magari, che si sarebbe potuto fare qualcosa se si fosse arrivati in tempo alla diagnosi». 

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