Varata la barca-porta, rinascono i cantieri navali: un'attesa durata 60 anni

Varata la barca-porta, rinascono i cantieri navali: un'attesa durata 60 anni
di Domenico PALMIOTTI
4 Minuti di Lettura
Sabato 16 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 13:14

I segni del tempo e dell’abbandono prolungato si scorgono già entrando e imbattendosi, sulla destra, in un grande capannone in rovina. Ma basta muoversi in direzione dell’affaccio sul Mar Piccolo che già lo scenario comincia a cambiare. Si incrocia un capannone dove ci sono attività e in prossimità del mare, tra un capannello di operai in tuta blu, svetta un’altissima gru gialla di Peyrani che imbraga, pronta per scivolare in acqua, la barca-porta destinata alla chiusura del bacino navale in muratura Brin dell’Arsenale militare

Il varo

La costruzione varata ieri, dal peso di 200 tonnellate, lunga 34 metri, alta 12 e larga 3,5, segna due cose: l’avvio operativo dei nuovi progetti dell’azienda Sgm, che fa capo all’imprenditore e amministratore unico Maurizio Abbatematteo, in un pezzo (10 ettari, ottenuti nell’estate del 2021) dell’area degli storici Cantieri Navali a Buffoluto e il ritorno a Taranto, dopo più di 60 anni di assenza, della cantieristica da costruzione. 
Per il doppio evento, ci sono i vertici della Marina e i rappresentanti istituzionali e politici.

La musica di una piccola banda e il classico lancio della bottiglia contro lo scafo, salutano il varo tra gli applausi. Tuttavia ci vorrà ancora qualche giorno perché la barcaporta, trainata dai rimorchiatori della Marina, raggiunga l’Arsenale. Qualche ora dopo il varo, le operazioni sono state infatti interrotte a causa del vento. Riprenderanno il 19 e il giorno dopo la struttura sarà posizionata all’ingresso del bacino navale. 

«La barca-porta è una diga mobile che apre o chiude il bacino - spiega l’ammiraglio ispettore Pasquale De Candia, direttore dell’Arsenale -. Quella che c’è, è molto vecchia, ha più di 40 anni, tant’è vero che non assicurava più una tenuta perfetta e spesso stavamo a recuperare un po’ l’acqua. La nuova la posizioneremo al bacino Brin, quello storico in muratura, lungo 200 metri, costruito a fine 1800, che è il cuore dell’Arsenale. Perché lo stabilimento si è sviluppato proprio attorno al Brin».
Costo della barca-porta, tra i 2 e i 2,5 milioni. «Non è il primo lavoro questo, ma è la prima consegna importante - dice a Quotidiano l’imprenditore Maurizio Abbatematteo di Sgm -. A parte quella varata, abbiamo ora in cantiere una seconda barca porta. La Marina, avendo visto i tempi e la qualità del nostro lavoro, ha acquisito infatti fiducia e ci ha dato una seconda commessa, già in lavorazione. Consegneremo la seconda barca-porta a giugno 2024 e andrà sempre al bacino Brin affinché possa essere diviso in due parti. Si potrà infatti chiudere tutta l’area oppure segmentarla».
Parlando di Sgm, Abbatematteo dice che «le nostre grosse attività sono partite in collaborazione con Fincantieri. Siamo presenti in tutti cantieri di Fincantieri e per loro costruiamo parti di blocchi dello scafo delle navi da crociera e tutta la parte impiantistica sulle navi. Navi militari complete, dall’illuminazione al sistema di combattimento, mentre sulle navi da crociera costruiamo gli impianti di qualsiasi genere a partire dalla propulsione. Come gruppo, tra diretti e indiretti, flottiamo dai 650 ai 750 lavoratori. Il giro di affari è tra i 35 e i 40 milioni di euro. L’area l’abbiamo avuta in consegna a luglio 2021. L’abbiamo acquisita dal Tribunale, apparteneva in passato ad un’altra società, e ora, a fine 2023, consegniamo la prima opera. Abbiamo rimesso in piedi la struttura e l’impiantistica perché questo luogo fosse operativo. Qui lavorano circa 150 dipendenti. L’incremento che prevediamo è importante. Puntiamo ad arrivare a 400 addetti, anche qualcosa in più, se le autorità ci aiutano a snellire la burocrazia». 
I piani futuri, rileva Abbatematteo, riguardano «l’ulteriore ripristino dell’area per poter varare nuove costruzioni navali. Questo cantiere, all’interno delle strutture, può costruire navi sino a 100 metri di lunghezza. Ma se riusciamo a portare qui un bacino galleggiante, si potranno costruire anche unità più grandi. Ci sono da fare molti investimenti. Abbiamo prefigurato un piano che però deve sposarsi con le autorizzazioni. Se le istituzioni approvano il progetto e questo rientra in un quadro di aiuti, ci sarà di sicuro una velocizzazione».
«Quando sono venuto qui c’era l’erba alta incolta. E negli edifici abbandonati c’erano ancora gli statini degli operai di un tempo. È quindi un luogo storico di Taranto che rinasce e devo riconoscere che tutto è stato fatto in tempi davvero compressi - dichiara a Quotidiano Antonio Reggio, direttore di operazioni della società Orizzonte Sistemi Navali che ha emesso l’ordine verso Sgm -. A luglio scorso abbiamo cominciato e ad ottobre non eravamo sicuri di mantenere i tempi. Le maestranze e l’azienda hanno fatto molto bene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA