Indotto Arsenale, la vertenza si annoda con l’inchiesta: in bilico 150 lavoratori

«Ma non possono essere gli operai a pagare»

Indotto Arsenale, la vertenza si annoda con l’inchiesta: in bilico 150 lavoratori
Indotto Arsenale, la vertenza si annoda con l’inchiesta: in bilico 150 lavoratori
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 4 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:04

A rischio ci sono una quindicina di aziende dell’indotto dell’Arsenale di Taranto e una forza lavoro di circa 150 operai. Per una di queste ditte, la Maren Srl, c’è già la forzata collocazione in ferie con presupposto licenziamento successivo avendo già esaurito l’intera disponibilità della Cigo per 12 mesi e non potendo attivare ulteriori strumenti straordinari essendo un’azienda con un numero di lavoratori inferiore a 15. E tante altre sono nella medesima situazione.

Per questo ieri Fim, Fiom e Uilm hanno protestato dinanzi all’Arsenale di Taranto per una vicenda che presenta tante sfaccettature particolari.

Nel colloquio con i rappresentanti della Difesa hanno raccolto una disponibilità a cercare di risolvere questa vertenza ma i problemi restano.

Le tante sfaccettature della vertenza

Vertenza che è necessario ricapitolare per i tanti nodi che si aggrovigliano. A seguito di un’inchiesta per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di ammodernamento e riparazione di unità navali in dotazione alla Marina Militare di Taranto, avviata nel mese di febbraio 2020 e ad oggi non ancora conclusasi, sono state contestate ipotesi di corruzione aggravata e di associazione a delinquere ad ufficiali e funzionari dell’Arsenale di Taranto in concorso con alcuni imprenditori considerati amministratori di fatto o di diritto di alcune società operanti nell’ambito dell’indotto dello stesso Arsenale. 

Conseguentemente, molte delle attività svolte da queste aziende furono sospese e in alcuni casi riprese - non in toto ma a singhiozzo - solo a seguito di un intervento di “self-cleaning” imposto dalla stazione appaltante e mirato alla sostituzione degli imprenditori destinatari delle ordinanze restrittive. Nel frattempo, inoltre, l’Arsenale di Taranto sta concedendo buona parte di tali interventi al gruppo Fincantieri che a sua volta li assegna in subappalto ad aziende che giungono in loco con un proprio bacino di lavoratori. Una problematica che quindi si è scaricata sugli operai jonici incolpevoli - ed eccoci al presente - e per questo le organizzazioni sindacali hanno chiesto e continuano a chiedere la clausola di salvaguardia occupazionale di maestranze che si occupano di manutenzione delle unità navali ma non solo. «Non possono essere certamente gli operai a pagare le conseguenze di quanto successo» affermano i sindacati.

Le dichiarazioni

Ma non è solo l’indotto a soffrire perché, come visto in questi giorni, i sindacati lamentano un forte ridimensionamento della forza lavoro in diversi siti della Difesa a partire da Arsenale e Maristanav. «Lo scenario è molto preoccupante - dichiara in una nota il deputato di Forza Italia, Vito De Palma - ho presentato una interrogazione al ministro della Difesa per capire come intende agire in merito a questa vicenda e quale sia la pianificazione delle attività per Maristanav Taranto, con particolare riguardo alle nuove assunzioni, nonché quali gli investimenti previsti per il rafforzamento dell’importante sito». 

E proprio al ministro della Difesa Crosetto si rivolge Ubaldo Pagano, parlamentare pugliese del Pd: «Continua lo scientifico accanimento contro l’Arsenale militare di Taranto che, se a parole resta “vanto e orgoglio della nostra Marina” per citare il ministro Crosetto, nei fatti viene ridimensionato sempre più. Oggi ci troviamo di nuovo ad esprimere tutto il nostro sgomento nei confronti di un Ministro e di un Governo che stanno chiaramente cercando di mortificare il valore e l’importanza dei presidi della Marina a Taranto. Crosetto la smetta di rifugiarsi nelle solite frasi di circostanza e ci dica cosa si vuol fare dell’Arsenale».

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