Rifiuti: Taranto non ricicla abbastanza e affossa gli altri comuni jonici

Cassonetti in centro a Taranto (foto d'archivio)
Cassonetti in centro a Taranto (foto d'archivio)
di Massimiliano MARTUCCI
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Venerdì 5 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 18:05

Se non ci fosse la città di Taranto, la provincia jonica misurerebbe performance straordinarie per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e la raccolta differenziata
Questo emerge dall'ultimo rapporto sui rifiuti urbani dell'Ispra, che riporta dati aggiornati al 2022.

Il report

La provincia di Taranto è penultima in Puglia, con il 54,2% di raccolta differenziata, sul totale dei rifiuti prodotti, dieci punti percentuali su Foggia, però, che rimane intorno al 44 percento.
Il dato jonico è in linea con quello pugliese, che misura il 58,6% di raccolta differenziata. 
Numeri che vengono calcolati in base alla quantità effettiva dei rifiuti prodotti: in totale in provincia di Taranto, secondo Ispra, che prende i dati da Arpa e dai Mud (i modelli di dichiarazione ambientale) che compilano i Comuni e gli impianti e le imprese, si sono prodotte 272.643,3 tonnellate di rifiuti, nel 2022. Di queste, 148.512,3 sono di differenziata. 
Solo la città di Taranto, nel 2022, ha prodotto 103.697 tonnellate, di cui 28.925 di raccolta differenziata.

Gli esempi virtuosi

Un impatto che ha conseguenze su tutta la provincia, nonostante ci siano comuni particolarmente virtuosi, come Leporano, che nel 2023 è riuscita a raggiungere e superare il novanta percento di raccolta, nonostante in media un leporanese produca più rifiuti di un tarantino: 569 chili all'anno, a fronte di 551. Nel dettaglio, secondo i dati del Catasto dei Rifiuti di Ispra, e quelli dell'Osservatorio Rifiuti della Regione Puglia, i comuni jonici hanno una percentuale di raccolta che ha superato, nel 2022, il settanta percento compresa la pessima performance tarantina, che superò appena il 27 percento, per poi peggiorare nel 2023, quando si è attestata al 23,94%, segnando un calo importante. D'altronde, però, questi numeri potrebbero non dir nulla, se non si inquadrano in una cornice più ampia. 
La raccolta differenziata è obbligatoria e l'Italia è uno dei Paesi europei con le migliori performance, a dimostrazione che in qualche maniera il sistema funziona da nord a sud. 
Leporano è un esempio, ma se a qualcuno venisse in mente di dire che va bene solo per i piccoli comuni, si potrebbe portare l'esempio di Prato, che ha una popolazione simile a quella della città dei Due Mari, che nel 2022 ha superato il 72% di differenziata. 

Il rapporto di Legambiente


Secondo quanto scriveva Legambiente Taranto a settembre scorso, la causa delle pessima performance tarantina, che tira giù tutti i Comuni della provincia, è da ricercare nel sistema di raccolta: «Già a maggio del 2021 evidenziavamo che il nodo principale risiedeva nella modalità di raccolta sottolineando come a Taranto si fosse scelto un sistema misto, ma che - di fatto - in moltissimi casi i contenitori per la raccolta differenziata non fossero custoditi nei condomini, ma risultassero allineati per strada, spesso aperti e traboccanti di rifiuti, mentre il conferimento nei cassonetti “ingegnerizzati” presenti in Città Vecchia e nel Borgo non consentiva l’identificazione del conferitore e scontava problemi oggettivi connessi al dimensionamento dei contenitori ed alla periodicità della raccolta». Ovvero, se non si passa al porta a porta spinto, i dati non miglioreranno. Certo, nessuno impedisce ai cittadini di fare la raccolta differenziata, ma è evidente come spesso lasciar libere le persone di comportarsi virtuosamente non porta a nulla di buono. Il porta a porta e la sparizione dei cassonetti comporta un cambio radicale di paradigma, perché non solo obbliga i cittadini a ragionare sui propri consumi, ma anche gli operatori ecologici a entrare nel merito di quanto raccolgono. 
Quanto fatto finora non è efficace e addirittura offre la sponda al movimento autonomista di Talsano-Lama-San Vito di utilizzare la questione per chiedere la scissione da Taranto.

Se in alcuni quartieri c'è il porta a porta e in altri no, i cittadini pigri e stupidi andranno a conferire i propri rifiuti nei primi cassonetti a disposizione e l'idea di investire sulla raccolta pneumatica, evidentemente, non è servita ad altro che a procrastinare l'ineluttabile scelta.  Certo, il porta a porta in tutta la città implica una dose di coraggio importante, perché scontenterà quella parte che preferisce rimanere all'età della pietra. Ma il compito di un amministratore è quello di far progredire una comunità, o solo di farsi rieleggere?  

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