Grandaliano: «Compostaggio, progetti fermi: a Roma dicono che sono finiti i soldi»

Grandaliano: «Compostaggio, progetti fermi: a Roma dicono che sono finiti i soldi»
di Paola ANCORA
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Martedì 13 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:07

Gianfranco Grandaliano, lei è direttore generale dell’Ager, Agenzia territoriale per la gestione dei rifiuti in Puglia. La nostra regione ha la Tari più alta d’Italia dopo la Campania. Come lo spiega? 
«Il problema è sempre quello degli impianti. Nessuno li vuole, ma tutti si lamentano della Tari troppo alta. Ci ricordiamo degli impianti di compostaggio e dei termovalorizzatori soltanto quando riceviamo il bollettino Tari, ma non è il costo della raccolta che fa la differenza perché il contratto collettivo dei netturbini è un contratto nazionale. È che noi siamo costretti a smaltire i rifiuti anche fuori regione. Qualcosa comunque, nei dati di Cittadinanzattiva, non torna».
Per esempio?
«Forse hanno utilizzato i Piani economici finanziari del 2021 perché la situazione generale mi risulta migliorata, anche se di pochissimo, non peggiorata».
Cambierebbe davvero poco direttore: restiamo una regione con un ciclo dei rifiuti ancora aperto, le discariche funzionanti, livelli di differenziata gravemente insufficienti nelle grandi città. 
«Sì, alcuni comuni sono molto, molto indietro. Il dato di Bari è rimasto invariato, Foggia e Brindisi idem, per non parlare di Taranto. Se queste grandi realtà non danno una accelerata, tirandosi dietro anche i piccoli comuni delle province, restiamo fermi al palo. Ma ribadisco: il costo della Tari dipende dall’assenza di impianti di smaltimento. Confido che il prossimo anno ci sia comunque un miglioramento dei dati, perché Brindisi prima smaltiva fuori regione e ora non più, Erchie ha ridotto la Tari perché hanno un impianto di compostaggio. Insomma pian piano...»
Il Piano dei rifiuti regionale prevede la chiusura delle discariche entro il 2025. A questo scopo la Puglia intende realizzare 10 impianti di compostaggio con i fondi del Pnrr. A che punto siamo?
«I progetti sono stati tutti ammessi a finanziamento, ma il plafond è andato subito esaurito. Il ministero ci ha detto che sono finiti i soldi e sinceramente intendiamo andare in fondo a questa faccenda: faremo richiesta di accesso agli atti. Hanno distribuito le risorse su soli 8 impianti concentrati fra Molise, Abruzzo, Sicilia e Sardegna. Niente alla Campania, alla Puglia, alla Calabria. Fa bene il sindaco di Roma, Gualtieri, ad arrabbiarsi».
E cosa pensate di fare quindi? La richiesta di accesso agli atti è propedeutica a un ricorso?
«Intanto cerchiamo di capire, poi si vedrà». 
Torniamo agli impianti che mancano. Avete affrontato il nodo con l’assessorato?
«L’assessorato è ben consapevole di questo problema. Si può anche essere contrari ai termovalorizzatori, ma perché nemmeno si differenzia? Si può fare la lotta contro le discariche, ma se non si differenziano i rifiuti allora la lotta la faccio contro me stesso. Con le percentuali di differenziata che abbiamo, le discariche non si possono chiudere sicuramente». 
Quanto ci costa smaltire i rifiuti fuori regione?
«La parte che mandiamo fuori è quella destinata alla valorizzazione energetica, il cosiddetto Css. E le tariffe 2023 per la valorizzazione energetiche sono mostruose: 170-raggiungono e superano i 180 euro a tonnellata. Non è escluso nemmeno che il prossimo anno ci tocchi portare i rifiuti all’estero».
Ci dia un numero, per dire quanto costano questi “viaggi dell’immondizia”.

«Sono numeri che conosce il concessionario del servizio, ovvero l’imprenditore Albanese, del gruppo Marcegaglia».
Insomma, Piano nuovo, problemi vecchi direttore.
«Il punto è che sui rifiuti non vanno fatte battaglie elettorali». 
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