Il futuro del porto di Taranto nel documento programmatico

Da sinistra Settembrini, Elia e Scamporrino
Da sinistra Settembrini, Elia e Scamporrino
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 18 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 20:18

Un nuovo rapporto tra città e porto di Taranto con quest’ultimo che si apre sempre più alla differenziazione e a nuove funzioni. Il porto prova a darsi degli obiettivi di futuro, anche se ci sono problemi da affrontare. La via da percorrere è nel Dpss, sigla di Documento di programmazione strategica di sistema portuale.

Di cosa si tratta

È un documento nuovo, introdotto dal 2017, che si muove lungo due assi, il Prp, il Piano regolatore portuale, e il Pot, il piano delle opere triennale, coordinandoli. Vengono inoltre recepiti altri strumenti come il Pnrr e i fondi comunitari. Nel senso che il Dpss ha già acquisito progetti e obiettivi inseriti nelle altre fonti di finanziamento. «Andiamo dal lato mare, quindi traffici e banchine, al lato terra - spiega a Quotidiano Matteo Scamporrino, project manager di TPS Pro, società attiva tra Perugia e Firenze che si occupa di mobilità, logistica e trasporti -. Lo sforzo che abbiamo cercato di fare insieme al presidente Sergio Prete e al segretario generale Roberto Settembrini, è stato quello di trovare un nuovo gentlemen agreement nelle relazioni. Per i traffici, ci siamo mossi nel solco del Pot, cioè del piano triennale, e lo scopo principale, la sfida che traguardiamo nei prossimi 15-20 anni, è quella di differenziare cercando nuove funzioni. Prima fra tutte, in questo momento, quella delle crociere, il crocierismo può essere una buona opportunità per arrivare alla differenziazione e può essere già operativa. Inoltre, stiamo provando a creare la condizione affinché la transizione e l’accoglienza di nuovi traffici da parte del porto sia la più veloce e adattiva possibile. Un porto flessibile, quindi, in modo che quando c’è l’occasione, la si possa soddisfare». 
Sul rapporto città-porto, Scamporrino dice che «abbiamo già avuto una quindicina di tavoli di interlocuzione con la Regione e il Comune.

Ci sono aree immediatamente fuori dal porto che con la programmazione consueta era un po’ difficile riuscire a integrare, ma noi, tramite un percorso che porterà prima ad un’intesa e poi ad una conferenza dei servizi, vorremmo arrivare ad un nuovo accordo col territorio. Faremo delle aree di co-pianificazione».

I prossimi passi

La road map del Dpss prevede che a febbraio «ci sia una prima adozione da parte del comitato di gestione dell’Authority consultando il partenariato della risorsa mare. Poi cercheremo di chiudere, se non contestualmente, immediatamente dopo, l’intesa con Comune e Regione che è fondamentale. Sull’intesa fonderemo la conferenza di servizi e gli aspetti tecnici». 
Per il porto, il Dpss ha una vision e si pone una mission. La prima è: “Reimmaginare il sistema portuale come centrale nel mediterraneo e nello scenario internazionale”. Mentre la seconda è: “Rendere attrattivo il sistema per le parti interessate internazionali, valorizzando la transizione ecologica in atto e promuovendo la storia del territorio”. 
Nella presentazione si legge che “le strategie riguarderanno sia l’area vasta, come i collegamenti infrastrutturali tra porto e territorio, la Zes e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale, ma soprattutto delle aree di interazione città-porto, come il waterfront, la banchina ex Stazione Torpediniere e la realizzazione dell’Eco Industrial Park”. 
Inoltre, “un’attenzione particolare è rivolta alla diversificazione dei traffici e alle crociere, settore in espansione del porto di Taranto”. Per l’Authority, il progetto è seguito dall’ingegner Vincenzo Elia. 

Il segretario generale 


Roberto Settembrini, segretario generale dell’Authority, spiega a Quotidiano che «questa pianificazione strategica ci vede all’esordio. Prima, infatti, il Dpss era riferito alle Authority con più porti, poi, a novembre 2021, c’è stata una variazione normativa ed è diventato un documento anche per le Authority con un solo porto come è Taranto. Ci sono stati rallentamenti sull’applicazione delle nuove norme perché dalle Regioni Toscana e Veneto sono arrivati dei ricorsi in quanto perdevano alcune facoltà, e quindi, prima di partire, noi abbiamo aspettato che le sentenze chiarissero la situazione». 
«Nello stile dell’Authority - prosegue Settembrini -, su tutti gli adempimenti relativi a documenti fondanti, stiamo stabilendo un metodo che lasci delle indicazioni a tutta la comunità e al territorio. Il documento di pianificazione viene da noi generato come programmazione. La differenza è che la pianificazione esplicita cosa attuare nel breve e medio termine, la programmazione, invece, raccoglie le iniziative e le attività circa lo sviluppo e le potenzialità di sviluppo. Parliamo di 20 anni». «Lo stiamo facendo - evidenzia Settembrini - in modo assolutamente inclusivo, coinvolgendo dall’inizio Regione e Comune come interlocutori tecnici. Ci sono già stati circa 10 incontri. Il porto non è caratterizzato da un traffico definito. È invece indefinibile rispetto anche a quello che succederà con la produzione dell’acciaio. Abbiamo quindi l’opportunità-necessità di descrivere un porto multi-funzionale, e questo si sta già realizzando, declinandolo con tutti gli enti del territorio e i soggetti interessati. Non stiamo incontrando solo quelli del porto, ma anche quelli della comunità territoriale a partire dalle associazioni. Stiamo incontrando tutti, spiegando la programmazione che può traguardare il porto».  

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