Piano di riordino, Vico incontra Rossi
L'attacco a sindaco e consiglieri regionali

Il direttore della Asl di Taranto Rossi e il deputato pd Vico
Il direttore della Asl di Taranto Rossi e il deputato pd Vico
di Claudio FRASCELLA
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Sabato 9 Aprile 2016, 06:54 - Ultimo aggiornamento: 10:01

Pneumologia pubblica, apertura di chirurgia toracica, ematoncologia pediatrica, lungodegenza al SS. Annunziata, recuperare il San Marco di Grottaglie. E, ancora, in un tempo di verifica più lungo, mettere in condizione Manduria e Martina Franca di diventare ospedali di primo livello, andare a una verifica alla fine del 2017. Infine, niente più “domandine” per impegni provvisori a discapito di un concorso che tarda ad arrivare, una risposta che attendono da troppo tempo i 350 precari impegnati nella Sanità jonica. Cartellino giallo per il sindaco Ippazio Stefàno. Identico provvedimento per i sindaci della provincia che non fanno squadra.
Potesse mettere mano al Riordino ospedaliero, l’onorevole Ludovico Vico, interverrebbe su questi temi. Ieri il punto sull’incontro avuto con il direttore generale dell’Asl tarantina, Stefano Rossi.
«Non c’è coesione – osserva Vico – va ricostruita, occorre mettere in campo la buona volontà; il problema l’ho sollevato, come ha fatto nei giorni scorsi il consigliere regionale Donato Pentassuglia; l’onorevole Michele Pelillo ha fatto anche un’interrogazione, ma registriamo gravi assenze: non fanno squadra i consiglieri regionali, i sindaci della provincia; a partire dal primo responsabile della Sanità a Taranto, il sindaco Stefàno, il quale su questo argomento è assente».
Lo scambio di vedute con il direttore generale Asl, Rossi. «Dobbiamo trovare una soluzione per i 350 precari; se i suoi predecessori non hanno fatto concorsi, non si può nemmeno fare temporaneamente ricorso a un contratto Sumai; la “domandina” è una misura che mi pone nel dovere di intervenire in qualità di parlamentare: al prossimo contratto interverrò con un’interrogazione».
Riaperti i termini, le intese con la Regione, il Ministero della Salute ha ammesso una serie di incoerenze per Taranto. «In questa provincia con il terzo Piano di riordino – conferma il parlamentare Pd – vengono cancellati 600 posti-letto e 2.000 posti di lavoro, fra personale medico e infermieristico; il presidio ospedaliero non può essere demolito sistematicamente nelle sue funzioni essenziali: non può essere tolta pneumologia al servizio pubblico e data ai privati; necessarie nel pubblico risultano chirurgia toracica, genetica, ematoncologia pediatrica, nuclei fondamentali per una provincia in grave sofferenza; avremmo dovuto essere rispettati, invece siamo penalizzati: non può esserci neurochirurgia nel privato quando nello stesso presidio non c’è rianimazione, a che gioco giochiamo?».

Potesse intervenire sul Piano di riordino. «Punterei su pneumologia pubblica, apertura di chirurgia toracica, ematoncologia pediatrica, lungodegenza nel presidio ospedaliero centrale, recupero del San Marco, mettere nella condizione Manduria e Martina Franca di diventare ospedali di primo livello, e andare a una verifica alla fine del 2017».
All’uscita del SS. Annunziata, lo stesso direttore generale Asl, Stefano Rossi. «Visite come quella dell’onorevole Vico – osserva – fanno comprendere agli operatori l’interesse della politica sui problemi esistenti; ha dato un indirizzo condivisibile: oggi bisogna porre attenzione innanzitutto sul presidio centrale, quello sul quale si riversano i maggiori bisogni della collettività, anche perché è quello che può consentire una qualità delle prestazioni di gran lunga migliore»
Tutto ciò in un contesto di risorse limitate. «La filosofia del Ministero – condivide Rossi – prevede intanto l’organizzazione della rete: prima di garantire nuove risorse umane, vanno rimodulate quelle esistenti; l’offerta presso i presidi periferici terrà conto del definitivo Piano di riordino».
Sanità a Taranto e provincia, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Nessun dubbio. «È più che mezzo pieno – conclude il direttore generale Asl – il sistema è sostenibile, ma mi permetto di ribadire che non si può garantire tutto, dappertutto e “ad horas”. Le risorse sono limitate e con queste dobbiamo fare i conti; ricordiamo sempre che la spesa sanitaria è una percentuale del Pil e se questo non sale, non possiamo pretendere che la stessa aumenti».
 

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