«Taranto è viva, la nostra libreria sarà il luogo per alimentare la riconversione». L'intervista a Tarantino, manager Feltrinelli

Credit foto Massimiliano Tarantino
Credit foto Massimiliano Tarantino
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 9 Aprile 2024, 05:00

«La cultura salverà Taranto? No, perché questo presupporrebbe una sorta di ultimatum. Qui invece ho trovato tanto fuoco che cova sotto la cenere. C’è solo da smuoverlo un po’».

Massimiliano Tarantino è il responsabile della comunicazione corporate e rapporti istituzionali del Gruppo Feltrinelli, nonché direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e di Feltrinelli Education. La scelta di aprire una libreria in una città dove le librerie chiudono potrebbe sembrare un atto di coraggio. Ma Tarantino - nomen omen, in realtà è di origine triestine - rifugge dalla retorica e chiarisce subito le cose. La cultura a Taranto non è morta, anche perché alla base dell’apertura da fine giugno c’è un investimento commerciale oculato. Bisogna però rivitalizzare e dare fiducia ai tanti che si stanno adoperando per rinvigorire quella fiammella.

Tarantino, cosa c’è alla base di questa scelta?

«Noi facciamo il nostro mestiere e lo facciamo provando a rendere le nostre librerie non solo dei luoghi di commercio ma dei presìdi culturali a tutto tondo che siano quasi lo specchio dell’ambiente culturale della città. È la nostra peculiarità, il nostro segno distintivo: unire la dimensione di proposta editoriale a quella culturale per animare i nostri spazi.

In modo tale che i tarantini che entrino nella libreria si sentano a casa, trovino la proposta culturale al suo meglio e con i nostri contenuti la portino avanti. Vogliamo che diventi un pezzo importante della vita culturale della Puglia».

Lo sa che in questi ultimi anni molti librai nel cosiddetto quadrilatero del libro hanno dovuto arrendersi e chiudere?

«A me dispiace ogni volta che chiude qualsiasi libreria e siamo felici quando nascono nuovi centri. Mi dà lo spunto per ricordare il grande entusiasmo con il quale la signora Inge Feltrinelli (fondò insieme al marito Giangiacomo la casa editrice Feltrinelli ed era conosciuta come la regina dell'editoria internazionale ndr) aprì la libreria di Cosenza. Poi con lei andammo a Napoli. Il sud Italia è nel Dna di Feltrinelli, era tanto tempo che cercavamo una giusta collocazione a Taranto: adesso l’abbiamo trovata e vogliamo che questa apertura sia la festa della cultura e soprattutto che porti a essere orgogliosi della città».

Magari non sarà un atto di coraggio ma sicuramente in controtendenza.

«Ci sono tre ordini di motivazioni. Il primo è un motivo commerciale, evidentemente la rete delle nostre librerie che coglie le migliori opportunità nei vari territori ha ritenuto che essere a Taranto fosse profittevole. Andando in continuità, tra l’altro, con città dove non c’eravamo come Venezia o Lucca. Poi c’è un altro aspetto più legato alle nostre origini, quello di aprire una frontiera al di là dell’opportunità commerciale. E infine la voglia di costruire un percorso culturale».

Ha avuto modo di conoscere la città e le varie realtà associative?

«A Taranto ci sono stato molte volte. Ho incontrato il sindaco, ho conosciuto tante realtà culturali, sono stato nei vari teatri, con la Fondazione abbiamo realizzato diverse iniziative e ho visto una città con delle energie che aspettano solo i canali per essere convogliate e fatte emergere. Ecco, c’è un concetto di libreria Feltrinelli come luogo che può aiutare questa emersione. Poi a Taranto in questi ultimi anni è successo di tutto e di più da un punto di vista amministrativo, ambientale. E anche la centralità della città nella ribalta nazionale ha subito alti e bassi, con grande fiammate e momenti di interesse alternati a periodi di vuoto. Io ho incontrato straordinari docenti, i giovani on e off, cioè quelli dei teatri e delle periferie, i ragazzi della Città vecchia, quelli del porto che fanno musica e teatro alternativi: troveranno in Feltrinelli un luogo per nutrire e alimentare questo fervore».

Un’apertura simbolica, quindi, anche per raccontare una Taranto diversa dalla monocultura industriale di questi decenni.

«Esatto, io ho trovato un contesto che sa di dover costruire degli strumenti di riscatto, soprattutto per le giovani generazioni, per la riconversione di quel modello. Secondo noi si può mettere in circolo una fiducia che parte dai giovani ed è bello poter essere uno di questi luoghi per ripartire».

In tal senso, ci saranno anche eventi e iniziative che coinvolgeranno la città?

«Confermo quanto detto dalla dottoressa Carra (Alessandra Carra è l’amministratore delegato del gruppo ndr): sarà una bella libreria con uno spazio eventi in cui animare a 360 gradi la vita culturale della città. Vogliamo un polmone che respiri insieme ai tarantini, non solo una vetrina di offerta editoriale ma un dialogo costante con il territorio».

Direttore, qual è il suo auspicio per questo binomio Feltrinelli-Taranto?

«Bisogna credere nei libri e nella cultura come straordinari attivatori di innovazione. Sono stati durante il covid i prodotti più resilienti e più resistenti, noi crediamo che aprire a Taranto con l’energia con la quale arriviamo possa far bene a Feltrinelli e alla città. Non salvarla perché questo darebbe un segno di emergenza quasi ultimativa che invece non ho letto a Taranto. Ho percepito tanto orgoglio. Servono solo luoghi dove far convogliare queste energie e la nostra libreria sarà uno straordinario luogo per rilanciare la città e renderla orgogliosa di sé».

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