Chiude la storica libreria Mandese, la città s'impoverisce

Chiude la storica libreria Mandese, la città s'impoverisce
di Lucia J.IAIA
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 22:55

La storica libreria “Mandese” è sopravvissuta alla seconda guerra mondiale ma non ha retto i colpi dell’on-line. Come in una ecatombe, dopo Vera Libri, Gilgamesh, Filippi e Ubik, anche questo presidio di cultura chiude. Nel cuore del borgo umbertino, le luci nella “Casa del Libro” di Nicola Mandese si spegneranno a breve, giusto il tempo di portare a compimento le ultime pratiche amministrative e, comunque, entro la fine di questo mese. 

La decisione

«La questione si è sviluppata nel tempo. Mio fratello Nicola ha 74 anni ed io 78 – spiega Gianfranco Mandese - e chiaramente abbiamo dovuto prendere una decisione. L’età, perciò, è un aspetto che bisogna considerare, ma ce ne sono altri che non sono marginali. In particolare, con l’avvento dell’on line, la situazione del commercio è cambiata. Sono finite in ginocchio le classiche botteghe che non sono soltanto un luogo di vendita, ma anche di incontro tra i clienti e i commercianti». L’analisi di Gianfranco Mandese è lucida, a tratti scientifica. «Si tratta di un problema che si è avvertito in molti settori ma nell’editoria ancora di più. Ci sono prodotti che richiedono il contatto diretto con il commerciante, ma per altri non è così. Per il libro per esempio, ci sono stati molti fattori che hanno determinato la chiusura progressiva delle librerie che, a dire la verità, in Italia è iniziata già da molto tempo».
Eppure, Casa Mandese ha accolto nei suoi quasi cento anni di storia centinaia di migliaia di lettori ed è un luogo simbolo della città. Ma questo, evidentemente, non è bastato a salvarla. «Nel nostro caso – prosegue ancora Gianfranco - la combinazione tra età anagrafica e congiuntura economica sfavorevole è stata determinante. La libreria storica di via D’Aquino, che è stata sempre condotta da Nicola in quanto titolare, chiude. Però si prosegue invece l’attività in via Liguria ed anche la produzione editoriale».
La libreria fu fondata tra la prima e seconda guerra mondiale da Antonio Mandese che, per decenni, ospitò uomini di rilievo e scrittori. Tra quegli scaffali si riunivano e si confrontavano poeti come Ignazio Butitta e scrittori come Riccardo Bacchelli. 
«Ricordo quei periodi. C’era un fermento di idee e di cultura. Negli anni ’60, subentrò Nicola a nostro padre e poi io e mio fratello gemello Raffaele», rimarca Gianfranco, ripercorrendo con la mente un’epoca ormai passata. Centinaia di libri sono stati pubblicati contribuendo alla conoscenza ed alla cultura. «Nello scorso agosto, io stesso ne ho pubblicato uno sui Sassi di Matera, un’opera importante che racconta il territorio, facendo conoscere alcuni momenti delle resistenza del popolo materano».

Ma nelle sue parole non c’è nostalgia. «È una decisione presa non a cuor leggero, ma ponderata e dettata da una serie di motivi. Tante cose nella vita finiscono, ma tante altre proseguono. Certamente, la chiusura di queste attività non giova alla crescita sociale del territorio. Oggi con l’on - line, si determina un vuoto, un isolamento e se proseguirà questa desertificazione delle attività commerciali, il danno sarà rilevante».

Per Mandese il problema non è commerciale ma sociale. «Quando vi sarà il deserto, ognuno vivrà da solo come fanno tutti i giovani, monadi in compagnia soltanto del loro cellulare. Questo è un fatto preoccupante, negativo perché si annulla l’aggregazione umana». Dunque, un appello ai giovani. «Ci si incontrava in passato tra ragazzi e si cresceva insieme, anche sbagliando. Ora, tutto questo sta sparendo o è già sparito con effetti pesanti. Dovrebbero essere più vicini gli uni agli altri, giocare e vivere insieme, fare esperienze positive insieme. Leggere. La mia giovinezza, e non solo la mia, è stata vissuta con amici e libri che erano veicoli, andavano e venivano, si prestavano. La lettura di tanti classici, come Verne e Salgari, erano un diversivo costruttivo e piacevole. Oggi, manca qualcosa che difficilmente tornerà».
Per Mandese è difficile quantificare i libri letti durante la propria vita ed anche indicarne qualcuno che sia stato più significativo di altri. «Tutti i testi hanno contribuito in maniera uguale alla mia crescita culturale e personale». Ascoltare uomini come Gianfranco Mandese è un privilegio perché la desertificazione umana a cui lui fa riferimento è, purtroppo, sempre più tangibile. Cala il sipario su “La casa del libro”, certificando ancora una volta l’impoverimento culturale ed educativa di questa società in cui i TikToker sono fonte di ispirazione e di esempio.

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