Festa del lavoro, ma non c'è niente da festeggiare

Festa del lavoro, ma non c'è niente da festeggiare
di Lucia J.IAIA
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Domenica 1 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:42

Lavoro e pace, ufficialmente. Amarezza ufficiosamente. Le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil celebrano la giornata odierna, Primo Maggio, con un pensiero particolare rivolto ai lavoratori ucraini. Ma anche in casa nostra, seppur con i dovuti distinguo, permangono tanti problemi. Il mondo del lavoro in questa provincia continua a perdere colpi. Dalla scarsa sicurezza al precariato, dalla fuga dei giovani al caporalato non c’è da stare allegri.

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Il quadro

A denunciare quella che descrivono come un’emergenza senza fine, sono proprio i rappresentanti delle tre sigle sindacali. E la colpa, secondo loro, sarebbe di una politica incapace di avere una visione chiara, assumendosi le responsabilità derivanti dalle decisioni. Ne è convinto Giancarlo Turi, segretario generale della Uil Taranto. «È un periodo di sospensione che si porta dietro i problemi annosi. Le vecchie criticità si sommano alle nuove. Le questioni sui tavoli sono le stesse degli anni passati ed anche ciò che attiene ai finanziamenti europei procede con lentezza». 
Ma questa giornata dedicata ai lavoratori rappresenta comunque, un’occasione di confronto sui temi. «Sicuramente, lo è. Però, occorre anche dire con chiarezza che le cause di molti problemi scaturiscono da una classe politica che ancora non decide sui punti fondanti, come quelli in materia di politica industriale ed energetica. Le crisi – avverte Turi - nel tempo si acuiscono. La nostra è diventata una terra di emigrazione. Quest’anno, abbiamo perso 13mila studenti perché non nutrono alcuna fiducia nella classe dirigente». 
Si auspica perciò, un cambio di passo. «A Taranto, speriamo che le prossime elezioni amministrative ed anche politiche portino ad una classe dirigente capace e con le idee chiare». 

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Anche per la Cisl Taranto e Brindisi i nodi da sciogliere restano diversi. «La ripresa economica che stava mostrando i primi segnali positivi ha subìto il colpo della guerra, della crisi energetica insieme ad un ritorno di una preoccupante inflazione che richiedono al paese azioni mirate, dedicate e responsabili, con programmi, progetti e investimenti tesi alla crescita, allo sviluppo ma soprattutto che siano compatibili con l’abbattimento delle profonde diseguaglianze esplose in occasione dell’emergenza sanitaria», sottolinea il segretario generale Gianfranco Solazzo. Le criticità del passato non sono, per nulla, superate. La Cisl Taranto e Brindisi le rimarca con forza. «La transizione ecologica – evidenzia Solazzo - deve riguardare anche una nuova stagione di diritti che metta fine al precariato, ai nuovi lavoratori poveri (i working poor), al lavoro a tempo, talvolta di durata giornaliera, al lavoro sotto pagato, alle paghe di piazza, al caporalato, alla mancanza di sicurezza». 
Medesimo buio è quello che vede anche Giovanni D’Arcangelo, segretario provinciale della Cgil Taranto. «È una giornata amara.

Sono irrisolti tanti problemi legati al lavoro e ce ne dispiace perché vorremmo sentire invece, un retrogusto più dolce. Penso al fatto che in questo territorio ci sono prospettive che si possono mettere in campo con le risorse del pnrr. In tal senso, vorremmo capire come ogni comune intende spenderle ma, a parte questo, permangono una serie di vertenze che non riguardano solo l’ex stabilimento Ilva ma tante altre». La Cgil di Taranto ha voluto realizzare un video in occasione del 1 maggio. «Noi - si legge nel post pubblicato su facebook - con i lavoratori dell’ex Cementir abbiamo ripercorso la strada che portava al lavoro e ricordato che un lavoro giusto è la base del benessere, della dignità e della felicità di tutta una comunità». Si spera in un futuro finalmente roseo sul fronte del lavoro nella provincia di Taranto. «Ci sono le condizioni affinché si possa scrivere un’altra pagina – assicura D’Arcangelo - serve però anche in ambito politico istituzionale ci sia chiarezza e ferma volontà di mettere da parte egoismi e populismo, così da concretizzare piani per il territorio».

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