Giochi del Mediterraneo: manca il progetto completo, salta lo Stadio del nuoto

Giochi del Mediterraneo: manca il progetto completo, salta lo Stadio del nuoto
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 25 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:13

Disastro piscina per i Giochi del Mediterraneo. L’impianto iconico dell’evento sportivo di giugno 2026, a oggi è fuori da ogni possibilità di realizzazione. Anche con un’eventuale deroga sulla procedura di gara. Questo perché il progetto della piscina manca. La scoperta sarebbe delle ultime ore. O meglio, quello che c’è ed è in conferenza dei servizi, è largamente incompleto. Asset, l’Agenzia della Regione Puglia, non ha predisposto la versione definitiva. Quella che la conferenza dei servizi esamina e approva e sul quale poi si lancia la gara per la scelta dell’impresa costruttrice. 

Il ritardo

La piscina olimpionica con due vasche - una coperta e una scoperta, da 50 metri ciascuna, importo 33,661 milioni - da almeno un paio di mesi era un progetto fortemente a rischio. Quest’ultimo calcolato prima in una percentuale del 50%, poi salita al 70. Non poche volte, infatti, sono emersi grossi interrogativi circa la sua fattibilità nei due anni e mezzo che mancano dall’inaugurazione della ventesima edizione dei Giochi. Tant’è che nella relazione che accompagna il nuovo masterplan, il commissario dei Giochi, Massimo Ferrarese, ha scritto che “i previsti 21 mesi per la realizzazione dell’opera appaiono alquanto critici”, specificando che per piscine analoghe in altre città sono stati stimati tempi superiori.
La (triste) presa d’atto della realtà della piscina è avvenuta ieri mattina, in una riunione in Camera di Commercio tra il commissario Ferrarese, il sindaco Rinaldo Melucci e i rispettivi tecnici. È emerso che completare l’iter del progetto richiederebbe ancora dai 3 ai 4 mesi, compresa la validazione del progetto, e questo lo fa saltare. Anche con una via abbreviata (deroga) sul piano della procedura. Che al momento non c’è. 
L’ostacolo rilevante si chiama mancanza del Pfte, Piano di fattibilità tecnico-economica, in conferenza dei servizi. Il Pfte è lo strumento per aprire le porte alla gara di appalto. Il cronoprogramma per la piscina consegnato dal Comune prevedeva la chiusura a fine ottobre della conferenza dei servizi e l’avvio della procedura gara a novembre.

Ma sono due scadenze saltate. 


Come uscirne ora? Ieri il sindaco ha detto al commissario che la piscina la vuole fare e proprio a Torre D’Ayala, nelle adiacenze della Camera di Commercio in viale Virgilio. Ma il proposito del primo cittadino, che comunque riconosce tutte le criticità esistenti, è destinato a scontrarsi con la realtà. Intanto, appena finito l’incontro in Camera di Commercio, Ferrarese ha attivato i contatti con Coni, Federazione del nuoto e Comitato internazionale dei Giochi per prospettare la situazione. Ci sarà un incontro già nella prossima settimana per decidere il da farsi. Le possibili alternative potrebbero essere l’utilizzo di un impianto già esistente, esempio la piscina di Bari che ha le caratteristiche adatte e avrebbe bisogno solo di un restyling. Ma Davide Tizzano, presidente del Comitato internazionale dei Giochi, proprio in una intervista a Quotidiano, ha escluso questa possibilità. «Piuttosto che ricevere critiche dai comitati olimpici - ha dichiarato Tizzano -, noi alcuni sport preferiamo non farli proprio, altrimenti ci creano problemi. Quando la federazione mondiale si rende conto che l’impianto è lontano 100 chilometri dal villaggio, diviene una gara a parte. I ragazzi vogliono stare nel cuore della competizione, non possono stare a 100 chilometri. I Giochi sono quelli di Taranto, altrimenti facevamo i Giochi della Puglia. Le squadre vogliono andare a Taranto». 
Tizzano rilasciava queste dichiarazioni l’11 novembre, quando ancora si sperava in un recupero, mentre adesso la situazione è ben diversa. Non è da escludere, quindi, che alle strette Coni, Federazione del nuoto e Comitato internazionale possano valutare altre location, anche se sarebbe uno smacco per i Giochi e per Taranto, considerato che il nuoto non è certo uno sport secondario dell’evento. Un’altra possibilità potrebbe essere una piscina provvisoria a Taranto, da smontare dopo la manifestazione. Costerebbe una decina di milioni. Ma pure qui l’impatto d’immagine non sarebbe certo dei migliori. Usare un altro impianto e costruire la piscina al di fuori del cronoprogramma dei Giochi? «No - dice Ferrarese a Quotidiano -, il Governo assegna i fondi per i Giochi, non la piscina». Non è facile, dunque, trovare un’alternativa, né seguire la formula dello stadio Iacovone, quando, definitivamente abbandonato il progetto di finanza, con l’intervento del privato, per un impianto tutto nuovo abbattendo l’esistente, si è virato sulla ristrutturazione del complesso esistente. Non sembra possibile fare come lo stadio (e il sindaco avrebbe suggerito quest’ipotesi) per il fatto che, a differenza dello Iacovone, non esiste una piscina della tipologia chiesta dal regolamento dei Giochi. 
Mentre per lo Iacovone, argomento su cui ieri è stato fatto un passaggio, è in via di approvazione da parte della giunta il Dip, il Documento di indirizzo alla progettazione, che poi dovrà evolversi in Pfte per arrivare all’appalto. Ci saranno molto probabilmente due stralci: uno per la ristrutturazione dell’anello, l’altro per la copertura. Quest’ultima, se mancassero i tempi, slitterebbe a dopo i Giochi. 
Chiarito, intanto, il ruolo dell’Anac, l’Autorità per la prevenzione della corruzione. Più che autorizzare Ferrarese a derogare dal Codice degli appalti, ricorrendo alla procedura negoziata per gli impianti più importanti (stadi Taranto e Lecce, piscina, centro sport nautici e impianto polivalente Ricciardi, gli ultimi tre a Taranto), sarebbe Ferrarese a derogare per cercare di accorciare i tempi. Anac presterebbe solo assistenza attraverso un protocollo d’intesa. A breve potrebbe esserci una riunione con i vertici dell’Autorità.

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