Da quartiere degradato a simbolo green: il progetto di Parco urbano per i Tamburi

Da quartiere degradato a simbolo green: il progetto di Parco urbano per i Tamburi
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 1 Giugno 2019, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 11:59

Far vivere la quotidianità ordinaria a una comunità costretta da anni alla straordinarietà. Più prosaicamente, trasformare il quartiere Tamburi - simbolo di incuria e di genuflessione alla grande industria - in un'area verde dove la natura, paziente e resiliente, faccia il suo corso.
È una delle sfide più complesse e ardite per tutta la città e, se quel rione la vincesse, significherebbe un passo avanti storico: il progetto di forestazione urbana, tecnicamente attraverso la phytoremediation, è stato presentato ieri a Taranto direttamente da Andreas Kipar, architetto tedesco a capo dello studio internazionale Land a cui il Comune di Taranto ha attribuito l'incarico. Un'area di 15 ettari del quartiere Tamburi, costo del progetto 6,8 milioni di euro. Tra l'estate e fine anno si comincerà con una porzione di area campione per un test pilota. Tra le piante che dovranno operare il miracolo della natura, querce, pioppi, salici.
Più che un progetto, però, un processo. Con l'obiettivo di dare una nuova visione e migliorare la qualità della vita con un modello fin troppo intuibile: quello della Ruhr, la regione della Germania che ha guidato una transizione ecologica a cui tutto il mondo guarda. «Sono consapevole dell'importanza del lavoro in un contesto straordinario e dobbiamo tenerne conto per un cambio di paradigma complessivo - ha affermato Kipar che si è tolto di dosso l'etichetta di archistar per coinvolgere tutto il team con cui sta collaborando - è un percorso in cui c'è bisogno di tutti e non di un architetto isolato. La comunità sappia agire oltre il progetto».
Il titolare dello studio Land ha confessato di aver partecipato alla gara «con rispetto e anche con una certa paura di risvegliare speranze che non potevano essere esaudite». Ma le esperienze passate, come per esempio la riqualificazione urbana di KruppPark a Essen o di aree dismesse in Lombardia, sono certezze dalle quali apprendere e partire.
«Noi vogliamo lavorare con la natura e amarla - ha proseguito Kipar che ha citato anche Papa Francesco, con la Laudato Si' e la cura della terra - io vengo da un bacino dove insistevano quindici acciaierie: quando mia madre stendeva, il giorno dopo gli indumenti erano sporchi. Conosco queste dinamiche. Dagli anni 80, anche con il nostro aiuto e i parchi fitoterapetici, c'è stato un duro lavoro ma indispensabile per tornare dalla straordinarietà alla normalità».
E visibilità. Anche questo concetto è fondamentale per l'architetto che ha ripetuto come un mantra: la bonifica deve uscire dal buio e diventare visibile. Taranto deve insomma diventare piattaforma di scambio scientifico. E non si esclude che questo modello possa essere replicato in altre zone della città, come confermato ieri dal sindaco Rinaldo Melucci. «È una visione nuova capace di lasciare un'eredità e migliorare la qualità della vita per consentire la fruizione di un luogo bello - ha spiegato il primo cittadino - ho suggerito di guardare a un progetto non statico. Se il test sarà positivo, anche con risorse proprie, potremo applicarlo all'altro capo della città. Siamo contenti perché percepiremo noi questa bellezza nell'arco di un paio d'anni. Stiamo facendo di tutto per far partire un fazzoletto di cantiere entro l'estate anche perché i tecnici devono sperimentare e individuare quelle colture che più efficacemente potranno rigenerare i nostri suoli. A noi piacerebbe, come nel percorso di Essen, candidare Taranto come capitale green (la città tedesca è stata capitale verde nel 2017 ndc)».
Tutto bello ma non è mancato, infine, un momento di aspra polemica.

Il dirigente comunale Cosimo Netti ha lanciato pesanti stoccate agli ordini degli architetti e degli ingegneri lamentando l'assenza di professionisti locali durante la presentazione del progetto: «Non vedo tanti colleghi e mi dispiace. A questo punto sono convinto di aver fatto bene a cancellarmi dall'ordine, c'è un silenzio assordante e avere giovani architetti qui sarebbe stato bello. Mi dicono che addirittura gli iscritti non sarebbero stati avvisati dall'ordine di questa occasione e ritengo sia stato un appuntamento mancato per loro».

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