La grande casa delle imprese pronta alle sfide del futuro

La grande casa delle imprese pronta alle sfide del futuro
di Anna Rita INVIDIA
4 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Novembre 2022, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 20:09

Centosessanta anni e sentirli tutti. Perché ogni anno ha segnato un passo avanti (a volte piccolo, a volte grande), perché ognuno di quei 160 anni è prezioso ed è stato scritto da imprenditori e imprenditrici (ancora poche) che si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato, hanno osato, hanno sbagliato ma si sono rimessi in piedi e hanno ricominciato. Con la testardaggine tipica della gente del Salento. E con un intuito (indispensabile) spesso coltivato in solitudine senza un contesto a supportare la sfida imprenditoriale.
Ognuno di quei 160 anni è prezioso perché, messo uno dietro l'altro, scrive la storia di questo territorio. E come dice il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci, è una storia che si è scritta sui libri ma soprattutto nei campi, nei capannoni, nelle cantine, nei frantoi e nei cantieri.

La storia dell'Ente


Una storia che oggi la Camera di Commercio di Lecce («la casa delle imprese», come ama definirla il presidente) celebrerà al castello di Carlo V, a Lecce. «Una storia nobile» ma che si deve proiettare nel futuro con più forza per non correre il rischio di restare indietro, a lottare con l'ennesimo gap - la fila è già fin troppo lunga - che condannerebbe a vivere nelle retrovie della crescita economica. Tutto cambia velocemente e la nuova sfida della Camera di Commercio è proprio nella capacità di sostenere le imprese in queste continue metamorfosi.
Il Salento ha tante risorse, una di queste è indiscutibilmente la bellezza: dei sui paesaggi naturali (anche se provati duramente dalla xylella), del suo mare, delle sue città d'arte, dei suo borghi ancora genuini. Ma sono una ricchezza anche la sua qualità della vita, il suo cibo e le sue maestranze («Se ora i brand del lusso vengono da noi mica è un caso»). Ma non basta.


«No, non basta - dice Vadrucci - prese così sono cose bellissime che potremmo mettere solo in una cartolina. Invece dobbiamo prendere tutte queste potenzialità, farle crescere e proiettarle nel futuro. Il mio auspicio è che ci sia un'integrazione e un'estensione della rete d'impresa. Senza perdere tutte le nostre tipicità, a partire dai luoghi. E lo si può fare sfruttando le tante possibilità che arrivano dalla tecnologia, dalla ricerca e dall'innovazione. Per questo non è più sopportabile non avere una connessione veloce ad internet, ad esempio». A proposito di gap, appunto. Servono le strade digitali per far viaggiare il prodotto Salento ma servono anche le strade vere e i collegamenti efficaci.
Serve anche non perdere «le occasioni che arrivano dal Pnrr e dai Piani operativi regionali 2021-2027». Tante risorse sono andate perdute. Anche perché il futuro, quello prossimo, sarà irto di difficoltà per le imprese: meglio arrivare attrezzati nel migliore dei modi. Dopo la batosta del Covid, è arrivata quella del caro materiali e del caro energia. «Il problema energetico sarà un problema soprattutto dal 2023 - spiega ancora il presidente della Camera di Commercio, prima in Italia a destinare dei fondi al pagamento delle bollette -. Finora molti avevano i contratti di fornitura bloccati e quindi non hanno risentito dei rincari, ma l'anno prossimo questi contratti scadranno».

I dati 


La mancanza di sicurezze è quello che fa più paura. E i primi dati che arrivano da Unioncamere sul terzo trimestre 2022 lo dicono chiaramente: guerra e caro energia frenano la vitalità delle imprese. A livello nazionale sono cresciute le chiusure (+13%) e sono diminuite le aperture (-6%). Ed è calato quindi anche il tasso di crescita: +35% contro il +0,43% dello stesso periodo del 2021.
Una difficoltà che si ritrova tutta anche nel tessuto imprenditoriale salentino che fino a giugno scorso contava 77.088 aziende e registrava (nel secondo trimestre 2022) la crescita maggiore nel settore delle costruzioni (+0,45%) spinto dai vari bonus governativi, seguito dall'agricoltura (+0,39%), dalle attività professionali (+1,46%) e dai servizi alle imprese (+0,96%).
Sono bastati tre mesi, da giugno a settembre, per assistere ad un significativo cedimento delle imprese salentine. Se infatti nel secondo trimestre Lecce (dopo Brindisi) ha portato a casa il miglior tasso di crescita della regione (+0,76), nel terzo trimestre lo stesso valore si è più che dimezzato, attestandosi al + 0,29%. Un crollo che, come detto, è stato nazionale e anche pugliese: nella nostra regione infatti le performance di tutte le province sono in calo tra il secondo e il terzo trimestre. Le 385.842 imprese pugliesi hanno registrato un tasso di sviluppo del +0,35% (nel terzo trimestre 2021 era stato pari a +0,43), comunque più alto di quello nazionale (+0,22%). Nello specifico Bari +0,42; Foggia +0,24%; Taranto +0,40% e Brindisi +0,34%.
Dati poco confortanti, che certamente risentono della crisi in corso, e che devono portare «a una immediata risposta del territorio». Come c'è stata in questi 160 anni. E magari meglio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA