I no, le infrastrutture e il lavoro «Investimenti per il vero sviluppo»

I no, le infrastrutture e il lavoro «Investimenti per il vero sviluppo»
di Pierpaolo SPADA
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Lunedì 28 Novembre 2022, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 03:21

«Basta con i no e l'eccesso di burocrazia: questo Paese ha bisogno di investimenti per continuare a crescere, ammodernarsi e rendersi indipendente dalle forniture di energia dall'estero, altrimenti i costi diventeranno sempre più insostenibili e le nostre imprese pagheranno un prezzo altissimo in termini di export, competitività e occupazione». Il presidente nazionale di Unioncamere, Andrea Prete, non usa far giri di parole quando è chiamato a indicare i nodi che attanagliano il sistema produttivo. E lo ha dimostrato anche ieri in occasione della conferenza stampa in vista della celebrazione del 160° anniversario della Camera di commercio di Lecce, in programma oggi al Castello Carlo V. Con lui, a fare gli onori di casa, il presidente Mario Vadrucci.

L'intervento del manager campano


Definito lo scenario attuale - reso ombroso dallo spettro della recessione annunciato già ad inizio 2023 - il manager campano ha posto al centro di ogni sua risposta il devastante effetto dell'inflazione scatenata dall'innalzamento dei costi energetici (non solo a causa della guerra), prima di accennare a molte di quelle soluzioni oggi oggetto di dibattito e a tutti quegli ostacoli che ne frenerebbero l'adozione: «Siamo in un territorio in cui ci sono stati tanti no. Ma credo che si sia capito che senza Tap oggi staremmo molto in più difficoltà di quanto non lo siamo. Ora necessitiamo di rigassificatori e i no ancora una volta non mancano. Per renderci energeticamente indipendenti, dobbiamo puntare su diversificazione delle fonti energetiche e implementazione delle fonti rinnovabili. E qui andiamo a sbattere contro il grande problema italiano, che è la burocrazia: uno dei motivi per cui anche gli impianti di energia rinnovabili non vengono realizzati in tempi rapidi, per quanto oggi siano necessari, è proprio la burocrazia. Spero che questo governo ci metta mano, perché - ha detto Prete - la promessa di sburocratizzare è la promessa di qualsiasi governo».


Un modo per porre l'accento anche sul tema delle infrastrutture. Definendo l'Alta velocità l'unica opera infrastrutturale attuata in Italia negli ultimi 25 anni, il presidente di Unioncamere ha dichiarato che «la linea Napoli-Bari è già un significativo impegno», poi ha auspicato che «anche il resto della Puglia, fino al Salento, venga collegata alla rete dell'Alta velocità» e, infine - riagganciandosi al tema dei no e della burocrazia - ha avanzato una battuta che, poi, battuta non è: «Quando questo Paese aveva l'ambizione di crescere, nel Dopoguerra, è stato capace di realizzare l'autostrada del Sole Milano-Napoli in 8 anni. Tra autorizzazioni e ostacoli correnti - ha chiosato - oggi sarebbe impensabile riuscirci: dobbiamo fare le cose in regole ma dobbiamo farle velocemente, altrimenti la perdita di tempo ci costerà anche un ulteriore sacrificio in termini di posti di lavoro». L'Alta velocità è fra le opere che l'Italia ha deciso di finanziare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza: 192 miliardi di euro per investimenti da realizzare entro il 2026. Ma anche in questo caso l'inflazione sta facendo la differenza, determinando, con quello energetico, anche il conseguente aumento delle materie prime, che sta già incidendo su tutte le lavorazioni conducendo le stazioni appaltanti a rivedere i costi delle opere pubbliche. Anche Prete, tuttavia, condivide l'assunto secondo il quale, intanto, occorra «mantenere gli impegni presi con l'Europa, perché quei soldi ci arrivano dall'Europa rispettando un certo programma che prevede non solo l'impegno a eseguire i lavori ma anche a fare le riforme». La strada? «L'ha già tracciata il governo Draghi e su quella bisogna procedere, pur modificando alcuni elementi, come appunto il costo delle opere pianificate, considerando che però che il prezzo di alcune materie prime sta calando, come d'altra parte quello del gas». Ma, a conti fatti, se la questione del Pnrr è realizzare entro il 2026, il problema vero per Prete resta quello della burocrazia e della semplificazione: «È lì che dobbiamo battere», ha detto, sottolineandone l'aspetto sociale.

Il lavoro


Già, il lavoro. Che soprattutto al Sud emerge e poi scompare dietro le più variegate formule della precarietà, che si tramuta in povertà. Per altro verso, quand'anche il lavoro c'è, manca la manodopera. Sono proprio i bollettini elaborati dal sistema Excelsior di Unioncamere ad affermare mensilmente la tendenza sempre più marcata a reperire personale da parte delle imprese: in Puglia quasi una figura richiesta su 2 a novembre risulta di difficile reperimento. Un problema rispetto al quale il nuovo governo ha appena partorito una risposta: il taglio del Reddito di cittadinanza. Dal canto suo, pur senza negarne l'efficacia, Prete l'ha definita parziale: «Se vogliamo risolvere il problema del mismatching tra domanda e offerta dobbiamo puntare di più meglio sulla formazione, valorizzando determinati indirizzi universitari e il sistema degli Its ed evitando di demonizzare l'alternanza scuola-lavoro, rispetto alla quale anche le Camere hanno avuto un ruolo». Così come - Prete ha promesso - continueranno ad averne uno sempre più attivo anche per l'accompagnamento delle imprese all'estero («sfruttando la digitalizzazione e le piattaforme e-commerce») e per il loro ascolto, nei momenti di debolezza, anche quelli indotti dall'usura. «Noi - ha concluso il numero uno di Unioncamere - abbiamo il dovere di supportare il Paese nei suoi processi di trasformazione più impellenti, quelli della transizione energetica, digitale e ambientale. Dobbiamo, cioè, contribuire alla creazione di sostenibilità, ma che sia una sostenibilità anche sociale».
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