E dunque: xylella. Provateci anche voi, è esercizio ormai (purtroppo) inusuale anche solo digitare quei caratteri in successione: xylella. Talmente grave, grande e ingombrante da essere dimenticata, quasi minimizzata e accettata. “ Elefante nella stanza”, dicono gli anglosassoni. Nella ciclicità di temi carsici – che appaiono, scompaiono e riemergono – non c’ è più spazio da un bel po’ per la xylella. Tutto torna, la xylella no. Rivolgersi all’ufficio oggetti (elefanti) smarriti.
Non ne accenna la politica, non è nemmeno terreno di contesa elettorale, suscita solo qualche timido e sporadico lamento delle associazioni di categoria.
La xylella resta un valido metro per misurare l’inadeguatezza delle classi dirigenti. Non solo politiche: dirigenti. E perciò anche magistrati, imprenditori, opinion maker, intellettuali, pure media. I dieci anni dalla scoperta del batterio in Puglia riaprono intanto ferite, ormai molti chilometri più in là, nel Barese. Diranno, tutti: io non c’ero, e se c’ero non potevo o non capivo, però poi abbiamo fatto, dichiarato e un po’ risolto. Ma è come mettere - ancora gli anglosassoni - “il rossetto a un maiale”: sempre quello resta. In questo caso: un grande, trascurato e smarrito elefante.
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