Xylella, il racconto di Giuseppe Lotti, agricoltore 34enne: «Con gli innesti provo a salvare mille alberi»

Xylella, il racconto di Giuseppe Lotti, agricoltore 34enne: «Con gli innesti provo a salvare mille alberi»
di Danilo SANTORO
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Domenica 9 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 18:56

«Io alla “mattanza” dei miei ulivi non mi arrendo». Determinazione, coraggio e sacrifici. Tanti e non solo economici quelli messi in campo dal giovane olivicoltore di Carovigno Giuseppe Lotti, che da qualche giorno ha iniziato ad innestare gran parte degli ulivi presenti nei suoi terreni a Serranova. Una scelta non facile, quasi obbligata, ma valutata attentamente dal giovane. È questo il periodo ritenuto ideale per praticare i sovrainnesti, come emerso anche in diverse circolari della Regione, che lo scorso anno ha anche autorizzato l’intervento sui monumentali. Le temperature ancora non molto alte favoriscono l’attecchimento in questa fase. Ed è per questo che Lotti ha deciso d’investire soldi e tempo davanti a scenari nefasti che ormai da oltre 10 anni caratterizzano il basso e l’Alto Salento.

Appena 34 anni e la volontà di non arrendersi davanti al dramma della xylella che in questa area del nord Brindisino (nel cuore della Piana dei Millenari) ha già fatto una strage di piante colpite dal batterio killer degli ulivi. Lotti, titolare dell’azienda San Giuseppe, ha già innestato oltre 150 ulivi, tra cui diversi secolari. Il suo obiettivo è arrivare in poche settimane a mille piante, se non di più, in cui dare una nuova speranza. Le chiome verdi di ogliarola, cima di Melfi, cellina di Nardò, presto saranno sostituite dalla varietà leccino, unica al momento resistente al batterio. 

Il racconto

«Per arginare l’avanzata e la diffusione della xylella l’ unica e sola salvezza è riposta nella pratica dell’innesto. Questa soluzione – spiega Lotti - certamente non è atta a garantire l’eliminazione immediata e definitiva del batterio su larga scala, ma sicuramente contribuirà ad una limitazione della proliferazione del batterio stesso all’ interno della pianta ,che pur restando infetta avrà sicuramente maggiore possibilità di rigenerazione». Innestare circa mille piante vuol dire investimenti economici, ma anche sacrificare il raccolto per i prossimi anni, e rinunciare a lavoro conto terzi. «Lo so - dice -. So bene a cosa vado incontro. Ma voglio crederci e soprattutto voglio essere da stimolo agli altri olivicoltori, non solo della mia zona: l’innesto al momento è una delle poche armi che abbiamo a disposizione di fronte al disastro creato da xylella».
«Questa – continua il 34enne - è senza dubbio la convinzione nella quale ho riposto tutte le speranze riguardo al graduale calo della diffusione, alla quale stiamo assistendo negli ultimi tempi . Convinzione per giunta avvalorata dalla mia personale esperienza diretta sul campo». 
Lotti, come tanti, sognava un futuro ben diverso per quelle distese verdi, ancora oggi elemento di attrazione turistica per migliaia di vacanzieri che giungono da ogni parte del mondo nella Piana dei Monumentali. Quel patrimonio ora fortemente a rischio, a cui il 34enne vuole dare una speranza.
«Queste opere di risanamento delle piante infette, vanno intensificate, promuovendo l’ innesto – spiega ancora l’olivicoltore di Carovigno - come unica e sola pratica realmente efficace e vantaggiosa».
Chiome secche, produzione in calo, decine di ettari già ‘martoriati’: e la risposta di Lotti a questa triste realtà è affidarsi alla scienza ed agli innesti, anche per sensibilizzare l’intero comparto della zona. Qui nel cuore della Piana dei Monumentali la speranza nella ricerca non è mai venuta meno: qui però decine di piante infette restano ancora non eradicate, anche per l’intervento della giustizia amministrativa, così come avvenuto nelle scorse settimane con le pronunce del Tar di Bari dopo il ricorso presentato contro l’abbattimento di un ulivo in un terreno di Ostuni. E decine di olivicoltori della zona temono che l’intervento dei tribunali, possa avere l’effetto, come nel 2015 con il caso di Oria di aumentare la diffusione della xylella, con il batterio ormai da mesi a pochi chilometri da Bari.
 

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