Xylella, non ci sarà procedura d'infrazione: il sollievo nel dramma

Xylella, non ci sarà procedura d'infrazione: il sollievo nel dramma
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 2 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:39

Ricordare i dieci anni di xylella fastidiosa in Puglia significa riscrivere un capitolo buio della storia che tutti - chi più, chi meno - avremmo voluto dimenticare, sperando di risvegliarci un giorno da un brutto sogno e ritrovarci, come per incanto, con un territorio rinato e lussureggiante, se non grazie solo agli ulivi (che pure si stanno reimpiantando ma con enormi ritardi e difficoltà), almeno con altre colture. 
Ma, questa speranza, ad oggi sembra destinata a rimanere tale, per diversi motivi, già elencati abbondantemente: innanzitutto, il bando per diversificare le produzioni, al quale il Piano per la rigenerazione destina 25 milioni di euro, non è mai partito, perché ancora si sta chiudendo la misura per il reimpianto in zona infetta di ulivo su ulivo; poi le aziende alla canna del gas che non hanno più capitali per investire autonomamente; infine, il pericolo che la fitopatia avanzi per tutta la regione e anche oltre, creando nuovi e più gravi problemi. 
Oggi, però, tra amarezza e pessimismo, arriva finalmente una buona notizia: l’Unione Europea potrebbe presto archiviare la procedura di infrazione che pende sull’Italia per i ritardi con cui è stata gestita l’emergenza batteriosi. La conferma arriva dal direttore dell’Osservatorio fitosanitario regionale, Salvatore Infantino, che spiega come si è arrivati a questo risultato che, finalmente, assolverebbe la Puglia sia dalle criticità evidenziate nel passato sul monitoraggio e sui tempi di eradicazione della piante infette, sia dall’accusa di aver, proprio in conseguenza dell’inerzia iniziale, in qualche modo alimentato il pericolo di diffusione del batterio. Non bisogna, infatti, dimenticare quando le altre regioni d’Italia o le altre nazioni europee ed extraeuropee decisero di chiudere i confini alle nostre produzioni, facendo crollare l’export ai minimi storici. Ora, il vento sta per cambiare. «Nel giugno scorso, c’è stato un audit con gli ispettori europei, che hanno verificato lo stato di attuazione delle misure fitosanitarie per il controllo e il contenimento della batteriosi. L’ispezione è andata bene, considerato il cambio di marcia messo a punto con il Piano d’azione regionale, e allora la Presidenza del Consiglio, alla luce dell’esame favorevole, si è attivata per chiedere che venga archiviata la procedura aperta dalla Corte di Giustizia Ue, che pende da anni sul nostro Paese» aggiunge Infantino. 

Perchè è fondamentale evitare l'infrazione

Evitare l’infrazione significa non accollarsi un altro impegno finanziario legato proprio alla multa comminata all’Italia, evitando così che al danno (di aver perso, soprattutto nel Salento, interamente la produzione olivicola e il paesaggio) si aggiunga pure la beffa di dover pagare un pesante pegno, che ricadrebbe sulle teste di tutti i cittadini. 
Ma perché la Puglia verrebbe ora assolta? «Perché ha recuperato il gap che aveva accumulato negli anni, sia sul monitoraggio che sui tempi di abbattimento delle piante - ribadisce soddisfatto il direttore Infantino -.

Sono orgoglioso di essere in una Regione che ha saputo valorizzare e costruire dei percorsi virtuosi, partendo da errori giganteschi che sono stati commessi nel passato, ma oggi la Puglia è un esempio di successo come si possa gestire un’emergenza fitosanitaria complessa come la xylella, perché siamo in grado di contrastare il fenomeno, come hanno appunto evidenziato gli ispettori dell’Unione europea. Avere sul capo una procedura di infrazione significa pagare multe molto salate, che poi ricadrebbero sui cittadini, ma grazie al lavoro di una squadra complessa, con tutta probabilità, lo eviteremo, perché la Puglia ha superato le criticità evidenziate nel passato, legate appunto al deficit del monitoraggio e ai tempi di abbattimento molto lunghi».

Del resto, i numeri parlano chiaro: ad oggi su 294 piante infette, ne risultano abbattute 274, su un complessivo di 221mila campionamenti (e i tempi medi sono inferiore ai 30 giorni, ndr). In pratica, all’appello mancano solo i venti alberi salvati temporaneamente dal Tar regionale (il 5 ci sarà un nuova udienza, ndr), che ancora una volta, esattamente come nel passato, si mette di traverso con il rischio concreto di mantenere in vita alberi malati, che inevitabilmente, diventeranno fonti di inoculo per il vettore del batterio, che prosegue indisturbato la sua avanzata. Ma tant’è. Per fortuna, gli ispettori europei hanno anche apprezzato come la sorveglianza sia stata implementata tenendo conto di altri fattori di rischio come ad esempio le superfici a ridosso delle strade di maggiore percorrenza o attorno ai centri di rimessaggio, agriturismi, stazioni di servizio, eccetera.
E a proposito di cambio di passo, vale la pena ricordare anche quanto accaduto a Canosa, dove in un vivaio erano stati rinvenuti due lotti di dodonea viscosa infetti da xylella, mettendo così in pericolo un’area ancora indenne. In quell’occasione, furono subito distrutte le piante (era il 23 dicembre 2020) e prevista una sorveglianza rafforzata che ha, poi, portato, grazie a campionamenti, analisi delle piante, monitoraggio dei vettori, a far revocare l’area delimitata, ormai libera dal batterio e tornata. Attività a 360 gradi, che hanno portato a far rallentare l’infezione. «Negli ultimi anni abbiamo registrato una riduzione dello spread della malattia, cioè se confrontiamo la velocità con cui la malattia si diffondeva nei primi anni notiamo che siamo passati da una quantità di piante infette che si attestava intorno al 3-4%, a una quantità di infezione dello 0.13%» conferma, infatti, il direttore Infantino. Un’altra buona notizia, quindi, avallata dai ricercatori dell’Ipsp Cnr di Bari che da anni lavorano sul batterio. Incrociamo le dita.

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