Balneari, dall'Ue altra lettera: primo passo verso l’infrazione dall'Europa

Balneari, dall'Ue altra lettera: primo passo verso l’infrazione dall'Europa
di Maurizio TARANTINO
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Venerdì 17 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:35

Due mesi di tempo per conformarsi al diritto comunitario per le gare riguardanti le concessioni balneari. Lo chiede l’Unione Europea all’Italia, dopo aver avviato, nella giornata di ieri, ufficialmente una procedura di infrazione per non aver avviato gare pubbliche per l’utilizzo del demanio marittimo da parte dei gestori.

Secondo la Commissione quanto deciso dal governo Meloni nel febbraio scorso, cioè un rinvio di un anno delle gare, si configura come un rinnovo di fatto delle concessioni, in netto contrasto con la direttiva Bolkestein.

La procedura di messa in mora era iniziata già nel dicembre 2020, a cui i governi che si erano succeduti avevano risposto assicurando la volontà di risolvere la questione e fissando al 31 dicembre di quest’anno il termine ultimo. La decisione dell’esecutivo in carica di dare altri 12 mesi di tempo attraverso il decreto Milleproroghe invece ha portato al proseguimento della procedura, con la pubblicazione, nelle scorse ore, della lettera del parere motivato con cui si contestano vari aspetti dell’attuale legislazione italiana.

A partire dal «divieto agli enti concedenti di procedere all’emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni balneari» fino all’adozione dei decreti attuativi per l’apertura delle gare. Secondo la Commissione, il governo non avrebbe più titolo a poter intervenire visto che le norme prevedevano di adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, «uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia», cosa mai avvenuta, facendo appunto decadere la delega. Il punto, rimarca la Commissione Ue è che «la normativa italiana mira a mantenere la validità delle attuali concessioni balneari almeno fino al 31 dicembre 2024 e, potenzialmente, per un periodo illimitato o comunque indefinito oltre tale data. Si può pertanto concludere che le autorità italiane non abbiano risposto alle obiezioni sollevate nella lettera di costituzione in mora». 

L'intervento di Meloni da Zagabria

"Noi ereditiamo una situazione che si trascina da qualche anno. Il tavolo tecnico ha fatto una cosa che curiosamente non è stata fatta fino ad oggi e cioè la mappatura delle spiagge stabilendo che tecnicamente non c'è scarsità della risorsa. Oggi bisogna iniziare una nuova contrattazione con la Commissione Ue, noi dobbiamo dare la certezza del diritto, stiamo facendo dei passi in avanti". Lo afferma la premier Meloni nel corso di un punto stampa a Zagabria a chi gli chiede se sui balneari il governo si sia infilato in un vicolo cieco. 

La mappatura


Altra questione è la famosa mappatura portata avanti dal governo che avrebbe stabilito l’occupazione del 33% del litorale, aprendo all’assegnazione di altre porzioni aggiuntive di litorale. L’Ue ribadisce che si tratta di una percentuale che non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare. «In primo luogo, il 33 % è calcolato rispetto al totale dell’area demaniale - si precisa nella lettera - solo al netto di aree militari e secretate. Il calcolo non sembra assumere come base di riferimento le aree demaniali effettivamente ed attualmente “disponibili” in capo ai comuni per i servizi di ‘concessione balneare’. In particolare, il documento chiarisce che sono state incluse anche “le aree di costa di minore accessibilità per condizioni naturali” come la parte di costa rocciosa, poiché su quest’ultima è possibile installare strutture turistico-ricreative. Il governo, nei giorni scorsi, aveva cercato di prevenire il contenzioso con l’Unione Europea, in un vertice con i ministri interessati, tra cui era presente anche Raffaele Fitto, delegato per gli Affari europei: dalle indiscrezioni l’intenzione sarebbe o di ignorare la direttiva Bolkestein o di mettere a bando le parti di territorio considerate utilizzabili o valutare delle soluzioni intermedie. Intanto i concessionari chiedono fermezza al governo. Mauro Della Valle, presidente di Confimprese demaniali parla di battaglia ideologica: «L’Italia e il tavolo tecnico si sono mossi nel rispetto delle sentenze e della direttiva Bolkestein. Il sindaco Salvemini, autore del ricorso che ha aperto il contenzioso, ha ritenuto di immettere sul mercato 20 nuove aree del demanio marittimo, segno che la risorsa non è scarsa». Più articolato il ragionamento di Antonio Capacchione, presidente del Sib. «La procedura non riguarda solo gli stabilimenti balneari - osserva - ma tutti coloro che operano su suolo demaniale e pubblico in genere: dai ristoranti ai campeggi; dai chioschi bar agli alberghi. Il termine dei 60 giorni per l'eventuale recepimento delle indicazioni della Commissione europea non è tassativo così come non è scontato il suo ricorso alla Corte di Giustizia. Inoltre, secondo i funzionari europei, il parere motivato non pregiudica il proseguimento del confronto che avremo con le autorità italiane».

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