Xylella, rigenerazione a rilento: «Impegnati 55 milioni ma il fabbisogno è di 220»

La Regione nei prossimi giorni liquiderà 114 beneficiari

Xylella, rigenerazione a rilento: «Impegnati 55 milioni ma il fabbisogno è di 220»
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 27 Marzo 2023, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 20:40


La rigenerazione del Salento divorato dalla xylella fastidiosa passa innanzitutto dal reimpianto di olivo su olivo. Questo significa che bisogna sostituire le piante colpite dalla fitopatia con le uniche due cultivar, testate scientificamente, come tolleranti/resistenti al batterio. Per aiutare questa fase il famoso Piano da 300 milioni di euro, che fa capo al decreto interministeriale numero 2484 del 6 marzo 2020, ha destinato soltanto 40 milioni di euro, poi aumentati a 60, grazie all'insistenza dell'assessore all'Agricoltura, Donato Pentassuglia.

Briciole, come è stato sottolineato più volte dai produttori, a fronte di oltre 85mila ettari di superficie olivetata andata letteralmente in fumo.

Va anche detto che alcune misure del Piano sono in capo alla Regione, mentre altre, come appunto l'ex articolo 6, passano da tre enti - Regione, Agea e Ministero - con una serie di adempimenti che appesantiscono le procedure allungando i tempi.

I numeri

In particolare la Regione Puglia ha la responsabilità delle attività per un importo complessivo di 225 milioni e il ministero dell'Agricoltura per un importo di 75 milioni di euro. Allo stato attuale il governo pugliese ha impegnato complessivamente 156,80 milioni di euro ed erogato circa 110 milioni di euro. E già dalla prossima settimana sarà in grado di chiudere i fascicoli di tutte le altre pratiche definite e istruite da Arif, che impattano per 15 milioni di euro. Infatti sono già state firmate alcune determine dirigenziali del Servizio fitosanitario regionale che ammettono al pagamento, grazie a un contributo di 4.782.662,90 euro, 102 beneficiari, dei quali 90 (ai quali sono destinati 4.632.485,55) a imprese olivicole, e 12 beneficiari individuali (non imprese, quindi) ai quali andranno invece 150.178,35 euro.

«A questo punto - fa sapere l'assessore Pentassuglia - restano da fare altre due determine: una per le adesioni e una per le istanze individuali che riguardano, complessivamente, 274 soggetti, da chiudere al massimo entro dieci giorni. Dopo di che la misura ex articolo 6, vale dire il bando per i reimpianti di olivi, sarà conclusa per quanto concerne i provvedimenti di concessione dei contributi e si procederà con tempistiche predefinite per l'erogazione dei pagamenti».

Vale, però, la pena ricordare che il ministero dell'Agricoltura, con decreto del 5 maggio 2022 ha approvato la rimodulazione finanziaria del programma, accogliendo la proposta della Regione Puglia di portare da 40 a 60 milioni di euro la dotazione finanziaria dell'articolo 6. Ma le risorse sono ancora insufficienti in quanto con le domande di aiuto presentate è stato richiesto, complessivamente, l'espianto di 3.829.991 alberi di ulivo e il reimpianto di 4.137.779 su una superficie totale di 83.808,3547 ettari, per un fabbisogno finanziario di complessivo di oltre 220 milioni di euro. Ad oggi invece sono stati impegnati 55 milioni, con pratiche già istruite completamente da Arif, che verranno presto liquidati dalla Regione.

Una ripartenza auspicata

Probabilmente gli olivicoltori sarebbero meno arrabbiati se le risorse fossero state subito messe nella loro disponibilità, in modo da poter avviare una ripartenza delle loro attività, atteso che non sono pochi quelli che in questi anni hanno puntato su altre produzioni o, addirittura, hanno cambiato mestiere. Invece i soldi sono arrivati con il contagocce per via di appesantimenti burocratici. Complicato anche incassare il contributo, solo due le strade da percorrere: la prima, accedere al finanziamento dopo aver fatto autonomamente i lavori di reimpianto, ammesso però che si abbiano i capitali per farlo; oppure, la seconda, chiedere l'anticipo delle somme, presentando una difeiussione come garanzia. A complicare ancora di più l'iter anche gli intoppi legati al Durc (il documento che certifica che il proprietario terriero o il conduttore del fondo è a posto con i versamenti della contribuzione) o al certificato anti-mafia. Invece, come si invoca da più parti, sarebbe bastata una legge nazionale capace di andare in deroga a tutti i meccanismi che oggi, di fatto, hanno bloccato il Piano, almeno nella parte destinata alla rigenerazione. «Nessuno ha avuto il coraggio di fare una norma ad hoc - sbotta Pentassuglia -, ho chiesto una legge straordinaria con una percentuale di solidarietà rispetto ad alcune zone, come la nostra, colpite da fitopatie. Stiamo ancora spettando».

Capitolo a parte, meritano gli indennizzi per la calamità (sempre nel pacchetto dei 300 milioni): Arif ha già liquidato quasi 100 milioni di euro: 62 per il 2016-2017, 32,5 per 2018 e altri 26 per 2019, per questi ultimi le istruttorie procedono spedite e saranno concluse entro luglio.

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