I femminicidi, l'(in)cultura e le proposte da manicomio

C'è chi propone manicomi e pena di morte, come se gli autori dei femminicidi fossero soltanto "mostri" deviati e straordinari. Senza capire che si tratta invece del frutto ordinario di una (in)cultura diffusa, capillare, accettata

Un ricordo di Giulia Cecchettin
Un ricordo di Giulia Cecchettin
di Francesco G. GIOFFREDI
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Giovedì 23 Novembre 2023, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 14:10

Manicomi, come se si trattasse “solo” di pazzi da internare, di mostri deviati e perciò straordinari, rari, e non viceversa dei frutti ormai ordinari di una (in)cultura diffusa, capillare, che mortifica la donna a oggetto e possesso e che ha un grosso problema ad accettare i “no” o i presunti fallimenti. E poi la pena di morte o la castrazione chimica, come se aggiungere barbarie e orrore ad altre barbarie e ad altro orrore possa servire a qualcosa, o come se il deterrente del “colpirne uno per educarne cento” (cosa diversa dalla necessaria giustizia di uno Stato di diritto) aiutasse davvero a scardinare quella (in)cultura. 
Dalla politica è ormai doveroso aspettarsi di tutto e di peggio. Ma ci sono terreni - come si dice in questi casi - non negoziabili, sui quali cioè dovrebbe esserci un humus condiviso: la lotta consapevole ai femminicidi, alla violenza di genere e a quell’(in)cultura di fondo è uno di questi terreni. Dovrebbe, e invece eccoci puntualmente qui. Uno degli ultimi a iscriversi allo spettacolo d'arte varia è stato Pippi Mellone, sindaco di Nardò non nuovo a uscite temerarie: altro che «analisi sociologiche» e «intellettuali indaffarati» - scrive su Facebook - meglio il «pragmatismo» e quindi «i manicomi perché le strade sono piene di pazzi autentici» e «la pena di morte». Semplice, no? Basta rinchiudere i pazzi, e poi al limite affidarli alla pena di morte, e il gioco è fatto.
Non l’unico, non il solo. Qui da manicomio è forse il dibattito generale, perché non assume la complessità e la pervasiva profondità culturale della questione, che prima di crollare negli abissi del femminicidio ha mille altre sfaccettature, non per forza opera di “pazzi”, e molto spesso anzi quotidiane, e persino più o meno tacitamente accettate. Partire da qui sarebbe gran cosa, a destra e a sinistra, a Roma e in periferia. Lasciando stare, possibilmente, manicomi e pene di morte.

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