I femminicidi e le vittime invisibili: il dramma degli “orfani speciali”

Ben 13 donne assassinate negli ultimi due anni, la metà per mano del partner. E alla fine del 2022 in Puglia si contavano 12 minori rimasti senza la madre o senza entrambi i genitori. Il progetto “Respiro”

I femminicidi e le vittime invisibili: il dramma degli “orfani speciali”
di Rita DE BERNART
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Giovedì 30 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 07:18

Sei e undici anni: troppo pochi per comprendere e sopportare un tale orrore. I due piccoli figli di Enza Angrisano, la 42enne di Andria uccisa a coltellate dal marito, si aggiungono al triste elenco degli altri orfani speciali pugliesi. Un numero in costante crescita che a fine 2022 contava 12 bambini rimasti senza i genitori a causa di un femminicidio e già aumentato dopo gli ultimi episodi di donne uccise. 
Orfani, in un solo tragico istante, della madre assassinata e, in alcuni casi, dello stesso padre suicida o condannato. Orfani anche della fiducia negli adulti e di una infanzia che non sarà più la stessa. In Puglia, un progetto pilota, "Respiro", se ne prende cura, accompagnandoli nel processo di crescita. 


È un dramma di cui si parla ancora poco: solo negli ultimi due anni in Puglia sono state uccise 13 donne, circa la metà vittime di un partner, alcune di queste giovani e con figli minorenni che hanno assistito alla tragedia o che erano in casa durante l’aggressione. Storie che tolgono il fiato. Ad inizio anno l’omicidio-suicidio di Teresa Di Tondo ha sconvolto la città di Trani; la donna viene accoltellata alle spalle dal compagno nella sua villetta, lui, poi, si impicca in giardino; a restare sola è la figlia diciassettenne della coppia che da quanto accertato però non era in casa. Nei giorni scorsi, il dramma di Enza Angrisano: i suoi due bambini erano in casa ma, stando a quanto dichiarato dall’avvocato del marito non avrebbero, si spera, assistito al delitto. Nel 2022, in provincia di Lecce, a Novoli, viene uccisa Donatella Miccoli, 38 anni: il marito la colpisce con coltellata letale, il delitto si consuma all’interno dell’abitazione di famiglia; l’uomo è stato ritrovato morto il giorno dopo nella sua auto; prima dell’omicidio aveva portato i due figli, un bimbo di 2 anni e una bimba di 7, a casa della nonna. Tra le giovanissime eclatante la storia di Noemi Durini, uccisa nel Leccese dall’ex fidanzato. O quella di Jessica Malaj, nel Foggiano, che il 7 maggio 2023 a Torremaggiore, a soli 16 anni viene accoltellata dal padre mentre tenta di difendere la madre dalla furia del marito. 

La tutela degli "orfani speciali"


Questa escalation preoccupante di crimini domestici ha dato vita a progetti di tutela dei minori per accompagnarli nell’elaborazione, nella crescita. «Gli orfani speciali sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze che diventano orfani per un femminicidio - spiega Ludovico Abbaticchio, medico e Garante dei minori, infanzia e adolescenza della Regione Puglia -. È un fenomeno estremo, grave, e la cosa drammatica è che diventano orfani della madre e anche del padre se è il colpevole.

Gli ostacoli che incontrano sono tanti: molti di loro hanno assistito, magari per anni, a violenze sulla madre o addirittura all’omicidio con pesanti conseguenze psico emotive anche sul loro sviluppo relazione e cognitivo. È un tema di cui poco si parla perché si cela dietro un trauma acuto: il femminicidio. Esiste un prima che è la violenza di cui forse il minore è stato testimone, ed un dopo che appartiene a tutto un sistema delle Istituzioni e di una famiglia residua, se c’è, che deve prendersi carico di questa persona. La Puglia fa parte anche di un circuito legato al Cismai, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso di infanzia: ci sono dei progetti per il Sud in cui si cerca di avviare un intervento integrato e multidisciplinare con varie componenti professionali che si dedicano all’affiancamento della vittima sia dal punto di vista psicologico che pratico, attivo. Il problema è ampio e i professionisti coinvolti devono essere figure costanti di riferimento nel processo di vita di questi ragazzi, si deve creare un rapporto di fiducia professionale ma anche affettiva. Occorre poi garantire l’assistenza legale, anche per l’affidamento ad una famiglia adeguata e preparata ad affrontare il problema». 


Sul tema dell’assistenza a questi bambini la Regione ha attivato una iniziativa pilota che si è allargata ad altre regioni. Nato dall’esperienza dell’équipe psicologica dell’ospedale Giovanni XXIII, il progetto “Respiro” è una rete di sostegno e inclusione per orfani speciali di cui si prende cura fin dal momento dell’evento drammatico, arrivando sul posto. Al momento è attivo, grazie a 13 partner su tutto il territorio nazionale, in Puglia, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna. 
«In questi anni abbiamo seguito molti casi di orfani speciali – si legge sulla pagina ufficiale - siamo intervenuti sin dai primissimi momenti e abbiamo partecipato attraverso il Pronto soccorso psicologico mobile a tutte le fasi più critiche dei bambini, dando il nostro contributo al reinserimento, al riadattamento dei minori in un nuovo contesto di vita fatto di altri caregiver e al ritorno a scuola, coinvolgendo anche i bambini delle classi frequentate dai piccoli orfani speciali. Il progetto Respiro oggi ci consente di dare ulteriore slancio a quanto fatto in questi anni: il Protocollo Giada è stato preso a modello in una progettazione più ampia, avremo la possibilità di potenziare questo modello ed estenderlo ad altri contesti regionali».

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