Xylella, il Tar blocca gli abbattimenti e la scienza insorge: «Così è il gioco dell'oca e si alimentano false speranze»

Xylella, il Tar blocca gli abbattimenti e la scienza insorge: «Così è il gioco dell'oca e si alimentano false speranze»
di Danilo SANTORO
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Lunedì 9 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:26

«Quella sentenza apre solo a false speranze: non esistono contro la xylella interventi curativi». Fa discutere la sentenza del Tar di Bari che ha sospeso l’abbattimento di 37 ulivi secolari colpiti da xylella nel nord brindisino, tra Ostuni e Cisternino. È Franco Nigro, professore ordinario di patologia vegetale dell’Università di Bari, a non condividere appieno le valutazioni del Tribunale amministrativo regionale, che apre a misure alternative all’eradicazione come il sovrainnesto di cultivar resistenti da effettuare entro il 30 giugno. Sovrainnesto, altro particolare del provvedimento del Tar di Bari, che andrà fatto su piante già dichiarate infette, e quindi in cui è stata accertata la presenza del batterio killer degli ulivi. «Qui si sta facendo quasi il “gioco dell’oca”: torniamo sempre al punto di partenza, mettendo in discussione gli abbattimenti, ed intanto il batterio ormai ha creato conseguenze drammatiche ovunque anche in provincia di Brindisi. La misura del sovrainnesto poteva avere un senso nella Piana dei Monumentali quattro o cinque anni fa. Ora - spiega Nigro- la ritengo una soluzione tardiva e rischiosa». 

L'ordinanza del Tar le contestazioni

Così l’accademico anche in riferimento a quanto è stato disposto dal collegio del Tar di Bari come indicazione ai ricorrenti. «Sono stato tra i primi tra il 2016 ed il 2017 a ritenere il sovrainnesto, su piante che non mostravano sintomi, una soluzione da considerare. Oggi questa presa di posizione del giudice arriva tardi. Se il batterio ha già colonizzato, con piante che presentano una sintomatologia importante, non ci può essere assoluta garanzia di ripresa anche con l’innesto. Tra l’altro non c’è una dimostrazione scientifica a lunga scadenza che gli innesti possano salvare un tronco secolare o le branche primarie». Sperimentazioni con gli innesti nel territorio di Fasano oltre quattro anni fa. «Alberi che oggi sono in buone condizioni, ma ripeto anche in quel caso parliamo di interventi fatti quando l’innesto aveva un senso.

Con la presenza così forte nella Piana del batterio, non dico che l’innesto è inutile, ma molto rischioso». In riferimento alla sospensiva concessa dal Tar, Nigro chiarisce alcune questioni. «Questa sentenza apre la strada ad una spasmodica ricerca di cure o a chi sta proponendo rimedi fantasiosi anche in provincia di Brindisi contro l’xylella. È questa la mia critica principale a quella sentenza: si sta creando un precedente pericoloso con false speranze. Non ci sono interventi curativi. È bene ribadirlo. Quello che posso affermare - conclude il docente universitario - è che la ricerca sta lavorando davvero in maniera alacre a trovare una soluzione, che al momento purtroppo anche non c’è».

La voce degli agricoltori

Sul provvedimento del collegio del tar Puglia interviene anche il vicepresidente vicario della Cia Giannicola D’Amico: «L’ordinanza emessa dal Tar nei giorni scorsi fissa la trattazione del merito al prossimo 15 dicembre. La decisione dei giudici amministrativi sui ricorsi presentati dai proprietari dei terreni interessati dalle prescrizioni di estirpazione dello scorso novembre arriverà, dunque, dopo oltre un anno. Solo allora si potrà sapere se quegli alberi andranno estirpati o se basta applicare le misure alternative all’abbattimento entro il 30 giugno così come ordinato dal Tar. Nel frattempo - s’interroga D’Amico - che cosa accadrà in termini di avanzata del focolaio verso gli alberi della zona in questione? Riusciranno le misure alternative ordinate dal Tar, qualora i proprietari riuscissero ad effettuarle in meno di due mesi, a bloccarla?». Lo stesso rappresentante della Cia aggiunge: «Noi siamo stati sempre a favore dei sovrainnesti dei monumentali (ritenuti la misura alternativa) quale possibile soluzione per cercare di tutelare tutta la Piana, ma non dobbiamo dimenticare che sulla base delle risultanze scaturite dalle prime prove sperimentali la probabilità di attecchimento del reinnesto è significativamente più elevata se eseguito su alberi sani o, quanto meno, nei casi in cui l’infezione sia ancora allo stato latente». Anche in questo caso entra in gioco il fattore tempo. «Un fattore che continua a determinare le sorti della avanzata della Xylella fastidiosa. Sin dal 2015 abbiamo sempre sostenuto che il batterio non avrebbe atteso i tempi della politica, della burocrazia e della giustizia. Non dimentichiamoci - spiega ancora il vicepresidente vicario della Cia - che i ricorsi dei proprietari di alcuni terreni interessati dagli abbattimenti presentati nel 2015 dopo due anni furono respinti. Nel frattempo la Xylella, in due, anni avanzò di centinaia di chilometri». D’Amico ritiene fondamentale in questa fase continuare a procedere con gli abbattimenti: «Al momento l’unico rimedio per cercare di limitare la avanzata del batterio, in attesa che inizino a portare risultati le tante sperimentazioni in corso, restano le eradicazioni, come dice la scienza, che rimane il solo nostro unico riferimento. E anche sulle eradicazioni bisognerebbe accelerare i tempi di esecuzione della stessa nei casi in cui a procedere è l’Arif».

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