Il disastro xylella e la pretesa solidarietà nazionale: ma ora la visione non diventi miraggio

Il disastro xylella e la pretesa solidarietà nazionale: ma ora la visione non diventi miraggio
di Rosario TORNESELLO
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Martedì 26 Settembre 2023, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 18:31

La parola più usata alla fine è visione. Non nella versione auspicata (abbiamo una visione), ma in quella auspicabile (occorre una visione). L'incontro in Camera di Commercio a Lecce, organizzato insieme con gli enti di Brindisi e Taranto, tiene fede agli impegni, raggruppa amministratori pubblici, politici, associazioni e imprenditori e riporta con forza al centro del dibattito (e dell'idea di sviluppo) la questione xylella. Se hai un miliardo e mezzo di danni, 21 milioni di alberi fatti secchi dal batterio e 150mila ettari ridotti in paesaggio spettrale hai poco da discutere, tante sono le implicazioni lungo una stessa filiera che tiene dentro, con l'agricoltura, anche il turismo e l'industria, quanto meno. Perciò devi solo fare. Ecco: ma fare come?

Così visione diventa la parola magica, un po' come una volta narrazione e ora anche postura.

Gli interventi a braccio spesso attingono ai termini più in voga, e quel lemma - contagioso - rimbalza tra saluti e relazioni. Tuttavia la semantica ha i suoi tranelli, e visione è parola ambigua. Bisogna diversificare le colture perché l'ambiente cambia e segue le pieghe della storia; rigenerare il paesaggio, ripensando i territori; soppesare bene le risorse naturali, a cominciare dall'acqua; accelerare sugli indennizzi; contrastare l'abbandono delle campagne (e l'eccessiva parcellizzazione delle proprietà). Tensioni e toni accesi si portano appresso oltre dieci anni di devastazione senza rimedio. Lo stato d'animo è riflesso condizionato. Ma visione, ecco, quale visione?

Ha ragione l'assessore Pentassuglia quando parla di solidarietà nazionale tra territori sfigurati da calamità di vario genere (e la xylella senza dubbio lo è), snocciolando cifre da far paura. Ha ragione il rettore Pollice quando inquadra l'emergenza negli eventi epocali che impongono una svolta e schiudono al nuovo. E hanno ragione gli operatori quando lamentano ritardi e costi, e aprono un altro fronte di polemica sui consorzi di bonifica. La crisi dell'agricoltura ha varie sfaccettature e le avversità non sono solo quelle procurate da madre natura. Se il Salento e la Puglia hanno nel paesaggio un punto di forza, occorre fare i conti con il cambio radicale di panorama. Secondo due diverse linee di intervento: a nord, contrastare l'avanzata del batterio; a sud, ripensare l'ambiente - e ricostruirlo - dopo la furia annientatrice del flagello. Implicazioni differenti per una stessa emergenza. Ma se sul primo aspetto soccorre la scienza (e su questo gli anni delle fandonie e degli arruffapopolo dovrebbero aver insegnato molto), sul secondo l'opera di mediazione e composizione delle aspettative, e dei legittimi interessi, segue percorsi meno lineari e condivisi. Visioni, appunto.

Si riparte dal convegno e dall'impegno cristallizzato alla fine nelle parole del padrone di casa, il presidente della Camera di commercio di Lecce Mario Vadrucci: «Abbiamo aperto un cantiere, era prioritario farlo ed è stato possibile con il contributo di tutti. Il nostro impegno finisce qui, ora tocca ad altri». Il documento unitario sollecita nuove risorse, piani e progetti mirati, e suggerisce l'istituzione di una Zona agricola speciale, per la semplificazione delle procedure, che riconosca la specificità di un territorio trafitto da parte a parte da un insetto minuscolo e dai fendenti di un "fuoco invisibile". Alla Regione e al governo l'appello a un'assunzione di responsabilità per arrestare "il malcontento sociale che si percepisce nelle zone colpite dal batterio, evitando che si trasformi in qualcosa di più pesante". E qui non ci vuole molto per capire. Occorre solo la voglia di agire, a tutti i livelli: fuori da beghe politiche, dentro un destino comune. Ma ragionare insieme è solo il primo passo. Lo abbiamo compiuto. Ora non fermiamoci. Perché da visione a miraggio è un attimo.
 

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