Ulivi e querce monumentali, pajare, trulli, masserie, aree a rischio idrogeologico o che ospitano coltivazioni di qualità, certificate Doc o Igt. La Puglia è un susseguirsi di luoghi e paesaggi da proteggere e tutelare. E se il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, si dice pronto a vincolare il territorio rurale «per impedire le speculazioni e l’installazione selvaggia di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile in una Puglia già gravemente ferita», l’assessorato regionale all’Agricoltura retto dal dem Donato Pentassuglia non si fa trovare impreparato. «Nei documenti predisposti per collaborare alla stesura del Piano energetico pugliese - spiega - abbiamo inserito la mappa delle zone che andrebbero escluse dall’installazione degli impianti», la stessa mappa che Sgarbi sollecitava per poter dare indicazioni precise alle Soprintendenze sui vincoli da apporre nel prossimo futuro. «Apprezzo l’iniziativa del sottosegretario - aggiunge Pentassuglia - perché la terra non deve diventare il campo di conquista di gente che gira per le campagne con assegni in bianco per concludere operazioni speculative».
La mappa
La mappa restituisce nettamente l’idea di un territorio fragile e bisognoso di cura, ma anche di una pianificazione aggiornata, di una visione che tenga insieme la tutela del paesaggio - già compromesso, per esempio, da xylella - e la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Fra le “potenziali aree non idonee” - sulle quali l’assessorato all’Agricoltura esprime una valutazione preliminare e comunque non vincolante del Piano energetico - Pentassuglia inserisce, sostanzialmente, tutto il territorio rurale pugliese e per i motivi più diversi. Sotto questa voce si trovano, ovviamente, le aree naturali protette, come parchi e riserve nazionali, regionali e locali; le aree umide e quelle inserite nella Rete Natura 2000 e nella rete Iba, ovvero le aree dove avviene la riproduzione e il transito di specie faunistiche protette, delle specie rare o vulnerabili, a rischio estinzione.
Ancora, non sono considerati idonei all’installazione degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile i terreni agricoli interessati da coltivazioni certificate Dop, Doc, Docg, Igt e biologiche e i terreni che anche solo potenzialmente potrebbero ospitare coltivazioni di questo tipo, innalzando il valore aggiunto della produzione agroalimentare pugliese.
La distinzione fra eolico e fotovoltaico
L’assessorato all’Agricoltura fa poi una distinzione fra eolico, ritenuto più impattante, e fotovoltaico. Esclude categoricamente e prioritariamente la realizzazione di impianti eolici nelle aree naturalistiche, sui terreni adibiti a coltivazioni di particolare pregio, caratterizzate da dissesto idrogeologico o nelle quali ricadano beni tutelati dal Codice dei Beni culturali. Per queste aree, nelle mappe redatte dall’assessorato, viene indicato invece un «principio di esclusione secondaria o da valutare caso per caso» per gli impianti fotovoltaici che siano, però, «integrati agli edifici esistenti». In particolare, se ne prevede la realizzazione sui terreni agricoli soltanto nel caso in cui tali impianti siano al servizio della produzione agricola e non ricoprano più del 50% dell’area interessata alle coltivazioni.
“Intoccabili”, infine i siti Unesco e le zone che ospitano architetture rurali «aventi interesse storico ed etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale», entrambi ritenuti assolutamente “non idonei” a far spazio agli impianti di produzione energetica.
È solo l’inizio di un lavoro di ricucitura di un territorio dove oggi le iniziative di installazione degli impianti sono state estemporanee, le autorizzazioni concesse senza una visione d’insieme. Pentassuglia e l’assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio plaudono alle iniziative annunciate da Sgarbi, ma si vedrà come la necessità di difendere e ricostruire il paesaggio della Puglia potrà “sposarsi” con il progetto, sempre della Giunta Emiliano, di fare della regione un hub dell’energia.
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