Puglia, la grande siccità. Nella falda l'acqua salata: «Brucia le coltivazioni»

Puglia, la grande siccità. Nella falda l'acqua salata: «Brucia le coltivazioni»
di Paola ANCORA
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Giovedì 23 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:14

La Puglia ha sete. Come nel resto del Paese, dove Regioni e Comuni hanno emanato ordinanze per razionare l’uso dell’acqua e dove la Chiesa - è il caso dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini - prega perché torni la pioggia a riempire fiumi prosciugati dall’estate arrivata in anticipo, anche nella nostra regione «la situazione è molto seria e va affrontata». L’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia non ci gira intorno, ma rassicura: «Non siamo ancora davanti a un quadro drammatico e speriamo di non arrivarci affatto. Stiamo lavorando per accelerare moltissimo e mettere a regime gli impianti di riuso delle acque, ne abbiamo aperti sette solo nelle ultime settimane, da Castellaneta a Lizzano, da Barletta a Castrignano de’ Greci nel Salento passando per Ginosa». Ma ancora non basta. 

Invasi e raccolti


Se le piogge invernali hanno consentito di riempire gli invasi rallentando gli effetti del caldo africano, Coldiretti ha stimato nei giorni scorsi come all’appello manchino comunque 80 milioni di metri cubi di acqua rispetto alla capacità degli stessi invasi. Non solo. L’acqua che scorre sotto uliveti, frutteti e orti è spesso così salina «da bruciare le coltivazioni» conferma Pentassuglia, che nei giorni scorsi ha autorizzato per la prima volta alcune aziende agricole del Brindisino a utilizzare i dissalatori per addolcire l’acqua e renderla utilizzabile nei campi
Le rese delle produzioni di grano, cereali, foraggi per l’alimentazione degli animali da allevamento, per gli ortaggi e la frutta registrano, a oggi, un calo del 30% proprio a causa della mancanza d’acqua. E senza rimedi rapidi ed efficaci, il rischio è che il comparto perda 70 milioni di euro di fatturato annuo solo in Puglia, un miliardo a livello nazionale secondo i dati raccolti ed elaborati da Copagri, che ha sollecitato al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza per aiutare i territori in difficoltà. «Arriva il caldo torrido - ha detto il presidente nazionale Franco Verrascina - e a fronte dei già consistenti cali delle rese, in particolare del grano, bisogna garantire l’acqua per concludere il ciclo produttivo di mais, soia, riso e pomodoro, colture molto idro-esigenti.

Accanto alle misure da mettere in campo nel breve periodo per salvare la produttività agricola del Paese, bisogna poi ragionare su altri interventi a medio-lungo raggio, che anche grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possano garantire un concreto efficientamento delle rete infrastrutturale idrica nazionale, che perde mediamente ogni anno il 50% delle acque circolanti».

I progetti del Pnrr


Il recupero degli invasi per la raccolta delle acque piovane nei periodi invernali, la bacinizzazione delle risorse idriche e la possibilità di desalinizzare l’acqua sono fra gli obiettivi che si è prefissa la Regione Puglia. «Il 5 novembre del 2020 abbiamo presentato al Governo un pacchetto di progetti per un miliardo e 200 milioni di euro - dice Pentassuglia - da finanziare con il Pnrr. A oggi, nonostante i solleciti, l’ultimo venerdì scorso, non sappiamo ancora quali progetti saranno finanziati. Il ministero è in forte ritardo: dopo 14 mesi di confronti e di attesa, una risposta ci è dovuta». Tanto più che, senza avere un quadro economico delle risorse realmente a disposizione, non si possono redigere i progetti esecutivi delle opere finanziate, né bandire le gare, appaltare i lavori, aprire i cantieri. 
Questa estate, insomma, sarà segnata dalla siccità e senza una potente accelerazione da parte del Governo sugli investimenti del Pnrr, lo saranno anche le prossime in un territorio che gli esperti vogliono condannato alla desertificazione nel giro di qualche secolo, se la lotta ai cambiamenti climatici non sarà presa seriamente dai Governi. «Già lo scorso anno - chiude l’assessore - abbiamo certificato un grado di salinità delle acque nei pozzi troppo elevato. Insieme agli assessorati all’Ambiente e ai Lavori pubblici avvieremo il monitoraggio della falda e la valutazione delle acque per capire come e quanto investire sui dissalatori. Emungere l’acqua dalla falda non è più sufficiente, non lo è il riuso né le condotte. Contro la siccità serve una strategia a 360 gradi». Per salvare l’acqua, la Puglia e noi stessi. 

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