Accordo tra i cinque atenei pugliesi: competenze e tecnologia per crescere ancora

Accordo tra i cinque atenei pugliesi: competenze e tecnologia per crescere ancora
di Mattia CHETTA
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Giovedì 4 Aprile 2024, 13:29 - Ultimo aggiornamento: 14:08

Dal Salento a Foggia un patto "a cinque" tra atenei per rafforzare il ruolo delle università pugliesi, radicarne la presenza sul territorio e offrire agli studenti maggiori competenze da spendere al servizio delle imprese nell'era della transizione digitale. E non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, della sostenibilità e della cultura dell'innovazione. Sono i molteplici obiettivi del Patto territoriale-Sistema universitario pugliese presentato nella mattinata di ieri in Rettorato, a Lecce, dal professore Enrico Ciavolino, responsabile scientifico del Progetto per UniSalento e delegato del rettore Fabio Pollice alla Promozione e ai finanziamenti per la ricerca. Un accordo dal valore di circa 113 milioni di euro per fare della Puglia l'incubatore di sviluppo dell'ICT del Mediterraneo, dove la tecnologia fungerà da supporto e alimento, ma i fulcri sono e resteranno, l'individuo, la società del presente e quella del futuro. Un patto che mette insieme i cinque atenei della regione (Università di Foggia, Università di Bari, Politecnico di Bari, Lum e Università del Salento) oltre a 150 enti, pubblici e privati. Dal turismo digitale alla mobilità sostenibile passando per le biotecnologie e la sicurezza per ridurre prima e tentare di colmare dopo il divario tra l'offerta di competenze sul territorio e la domanda di profili professionali richiesti dalle piccole e medie imprese per affrontare la transizione digitale.

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I dettagli

La Lum, grazie all'istituzione della Scuola di Alta formazione per il Turismo digitale, si occuperà di sviluppare profili professionali innovativi e altamente specializzati per soddisfare i fabbisogni lavorativi relativi alla filiera del turismo, sopperendo al mismatch tra domanda e offerta nella valorizzazione offerta dalla digitalizzazione.
Il Politecnico di Bari, invece, punterà al rafforzamento del rapporto tra il sistema universitario e le imprese del comparto automotive per il loro potenziamento nel territorio regionale; creazione e potenziamento di profili di competenza necessari a sostenere la transizione del settore automotive e smart mobility. Di formare figure professionali che possano rispondere alle specifiche esigenze del mercato nel comparto biotecnologico e bioinformatico, se ne occuperà l'Università di Foggia, con un focus sulle tecnologie ICT e sulla loro applicazione alla salute dell'uomo e con particolare attenzione ai settori medico-farmacologici, agricoltura sostenibile, bioindustria e ambiente. Paradigma «Sicurezza Sostenibilità» per l'Università del Salento che attraverso diversi percorsi formerà esperti in grado di implementare soluzioni di avanguardia nel progetto e nella gestione di interventi di riqualificazione e rigenerazione, potenziando le competenze territoriali nella gestione di infrastrutture critiche. Inoltre, verrà costituito un polo formativo di eccellenza per la formazione continua e la diffusione delle buone pratiche progettuali. Infine, l'Università di Bari supporterà e coordinerà le attività didattiche dei cinque atenei aderenti attraverso la piattaforma Open Apulian University.
Le attività del progetto mirano a formare due macro-tipologie di profili mirate, rispettivamente, alle organizzazioni che sviluppano soluzioni per il mercato ICT e alle organizzazioni che stanno affrontando una transizione digitale.

Le prime richiedono competenze tecniche per lo sviluppo di prodotti o servizi legati alle soluzioni ICT; le seconde sono volte a declinare le soluzioni tecnologiche in modo funzionale e adatto alle specificità dei singoli settori produttivi. Questa seconda tipologia di profili dovrà avere la capacità di mediare tra competenze Stem e non-Stem (vale a dire la necessità di nuovi profili soft tech che facciano da tessuto connettore tra i comparti ingegneristico-informatici, matematico-statistici e chimico-fisici con i settori delle scienze umani e sociali, dell'economia, della giurisprudenza, delle scienze umanistico-letterarie). Questo aspetto permetterà di ridurre sensibilmente lo skill mismatch, ossia il mancato incontro tra le competenze dei soggetti in formazione e le richieste del mercato. L'identificazione di questi due profili coprirà anche le esigenze di quelle aziende che non hanno necessità di un profilo puramente tecnico, ma piuttosto di esperti di settore che supportino l'adozione mirata delle soluzioni tecnologiche. I cinque atenei hanno definito dunque un insieme di strategie verticali (su temi specifici) e orizzontali (integranti i diversi temi) per venire incontro alle diverse esigenze del territorio, rappresentato dalla moltitudine di imprese ed enti pubblici o privati, e alle varie modalità con cui tali organizzazioni interpretano e realizzano il concetto di transizione digitale.

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