Una famiglia pugliese su quattro a rischio povertà assoluta: i dati

Una famiglia pugliese su quattro a rischio povertà assoluta: i dati
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:36

Il governo accelera sull’autonomia differenziata e da Sud sindaci e governatori annunciano barricate, mentre il Paese - nei numeri - è già diviso in due. Ricucire la Nazione (lo hanno dichiarato ieri i sindaci su queste colonne) come sfida del presente, mentre Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, va spedito per la propria strada, promette «armonia» nelle decisioni e incontra i presidenti delle Regioni per il Sud. Ma c’è qualcosa che non torna e ironia del destino in questi giorni Istat ha rilasciato alcuni dati relativi al “Benessere equo e sostenibile” che fanno intravedere uno scenario ancor peggiore di quanto si potesse immaginare. E soprattutto evidenziano quella spaccatura tra Nord e Sud che vista così non può che far preoccupare il Mezzogiorno. E se i sindaci annunciano le barricate, quando la bozza del decreto legge sull’autonomia differenziata arriverà in Parlamento, i numeri dell’Istat permettono a chiunque di toccare con mano come esista un Paese che procede a due velocità e che ha differenze al proprio interno così forti da creare una vera e propria spaccatura. 

I numeri dell'emergenza povertà

In Puglia una persona su quattro vive in una famiglia che è a rischio povertà assoluta.

E al Sud la media è ancora peggiore: uno su tre. La povertà è un problema per il Mezzogiorno, non lo è invece nella stessa misura per il Nord. Nella Provincia Autonoma di Bolzano appena l’8% dei residenti rischia di ritrovarsi a stretto giro in condizioni di povertà e la situazione è pressoché identica anche in Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Friuli. Da questa parte dell’Italia, invece, c’è la Campania che vede il 38% delle famiglie a rischio di povertà. Nella graduatoria regionale stilata da Istat i primi posti sono tutti per regioni del Sud o delle isole: Sicilia, Campania, Calabria, Molise, Sardegna, Abruzzo (unica eccezione, ma geograficamente “a Sud del Centro”), Basilicata e Puglia. I freddi numeri evidenziano come nel Mezzogiorno il 33,1% rischia la povertà, al Nord solo il 12,5%. I numeri sono freddi ma dietro ci sono storie, che molto spesso arrivano dalle periferie, da situazioni di degrado sociale. La statistica per cui uno su quattro è a rischio di diventare povero in senso assoluto fa impressione. E non può lasciare indifferenti. I dati si inseriscono in un contesto di dibattito sul gettito fiscale, che se l’autonomia differenziata dovesse andare in porto resterebbe alle Regioni. Il rischio, dicono dal Mezzogiorno, è che le Regioni più ricche diverrebbero sempre più ricche e quelle più povere prenderebbero la strada contraria, diventando quindi sempre più povere. Il concetto cardine su cui si alzerebbero le barricate di governatori e sindaci è questo. 

Grave deprivazione materiale

Ancora leggendo la fotografia dell’Istat, il discorso si allarga ma non cambia la sostanza: le differenze tra Nord e Sud esistono. E negli indicatori del benessere economico diventano pesanti, asfissianti. Una persona su dieci in Puglia dichiara di arrivare alla fine del mese con «grave difficoltà». In Campania il dato si attesta al 31,9% e la media del Mezzogiorno supera il 16%, a fronte del 9% della media nazionale e del 6% del Nord. Un esempio, sulla stessa falsa riga: in Trentino soltanto il 2,9% degli intervistati ha detto di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese e la percentuale è simile a quella di Marche, Emilia-Romagna e così via. E ancora: in Puglia una famiglia su tre sostiene che la situazione economica sia peggiorata nell’ultimo anno. 
Un altro dato che fa riflettere: l’8% dei pugliesi ha dichiarato a Istat di essere in una situazione di «grave deprivazione materiale». Cioè di avere problemi quali: pagamenti arretrati di bollette, affitto o mutuo, non poter riscaldare l’abitazione, non poter sostenere spese impreviste, non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta al giorno. Insomma: chi vive con gravi deprivazioni materiali, è già in povertà. Si tratta di coloro che hanno difficoltà nell’affrontare la vita di tutti i giorni, con dignità e senza dover diventare morosi. Anche qui la differenze tra Nord e Sud sono evidenti: si passa da un residente su dieci al Mezzogiorno a uno su cinquanta dall’Emilia-Romagna in su. 

Dal rischio di povertà alle gravi deprivazioni, fino alle difficoltà nell’arrivare alla fine del mese: il Meridione è già staccato, distante, lontano. Istat ribadisce - con i numeri, è chiaro - che esiste una questione meridionale, non solo nei dati e nelle cifre che l’Istituto di Statistica porta alla luce, ma anche nella vita di tutti i giorni, nelle difficoltà dei cittadini nel pagare l’affitto, il mutuo, le bollette. Nel Paese “reale”, in quello che porta a termine le giornate e quando ci riesce anche i mesi. Sono numeri che servono ad aprire riflessioni, per quanto il rischio che diventino tendenze storicizzate che ormai non fanno più rumore è ben evidente. E spiegano, rimandando alla vita di tutti i giorni, perché l’autonomia differenziata può essere la mannaia su un Paese che già appare diviso in due. 

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