Autonomia, i sindaci dicono no: «Prima rilanciare la macchina amministrativa con il Pnrr»

Autonomia, i sindaci dicono no: «Prima rilanciare la macchina amministrativa con il Pnrr»
di Rita DE BERNART
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Martedì 8 Novembre 2022, 05:15

Autonomia differenziata? Prima occorre colmare i gap esistenti nei servizi essenziali e dare ai Comuni, tutti, gli strumenti per poter spendere bene le risorse a disposizione e i fondi del Pnrr. Poi se ne riparlerà. Tra fronte del “no categorico” e fronte possibilistico, i sindaci pugliesi concordano, però, su un dato: il Sud, Puglia in testa, non concederà sconti, e se sarà necessario alzerà le barricate. Mentre il Ministro leghista per gli affari regionali e autonomie Roberto Calderoli ha approntato la bozza di un provvedimento, il Meridione insorge. Il timore principale è quello che un sistema fondato sulle autonomie differenziate possa accentuare il divario tra Regioni, facendo arretrare ancora di più quelle in cui il gap in tema di sanità, scuola, trasporti è già ampio in partenza. Il Governatore pugliese Michele Emiliano si è subito detto contrario alla “concessione di maggiore gettito fiscale alle regione più ricche”; mentre il sindaco di Bari Antonio Decaro auspica l’unione del Paese: «Noi comuni - ha dichiarato- che siamo le autonomie per eccellenza vorremmo evitare una sorta di separazione del Paese». Aggiungendo che «l’autonomia non può prescindere dall’obiettivo di colmare i divari e che la strada della perequazione sia quella più corretta da seguire». 

I comuni pronti alle barricate

 

Sul piatto però c’è dell’altro; tra le proposte ipotizzate quella dell’acquisizione di forme speciali di autonomia legate al nodo energetico. Ed in questo la Puglia avrebbe molto da dire. «Se ci sarà da fare le barricate le faremo – commenta Ettore Caroppo, sindaco di Minervino di Lecce e presidente di Anci Puglia- ma prima occorre capire di cosa dobbiamo discutere. Se parliamo di autonomia dovremmo subito fare presente che il Meridione viene indicato spesso dal Governo come un potenziale polo energetico strategico per il paese, questo, ad esempio, dovrebbe essere compensato. Se il principio è la capacità di saper spendere deve essere premiata anche quella di produrre energia. Intanto il Governo dovrebbe occuparsi di altre questioni: prima fra tutte quella di mettere in condizione tutte le regioni e i comuni di poter spendere i fondi del Pnrr a disposizione; l’accusa è che il Sud non sappia spendere? Diamo gli strumenti, facciamo mettere in campo le azioni programmate perché in questo modo si crea un miglioramento delle condizioni di vita e lavoro, annulliamo il gap di partenza. Al Sud non ci sono neanche le risorse umane per poter sfruttare i fondi: basti pensare al nodo dei segretari comunali che la maggior parte dei Comuni sono costretti a condividere per poche ore settimanali perché il loro impiego rientra nelle spese personale che sono irrisorie». Angelo Annese, sindaco di Monopoli è più possibilista, ma i punti fermi sono pari dignità e pari sicurezza per tutti. «Io non sono mai stato un sindaco dei no a prescindere- spiega il primo cittadino- dico che è una cosa che si potrebbe raggiungere nel tempo, attraverso vari step ed un percorso guidato dallo stesso Governo. Ma la condizione affinché se ne possa parlare è che prima si raggiungano per tutti i livelli essenziali di prestazione nella sanità, nei trasporti, nella scuola. Quando tutti i cittadini avranno pari dignità e pari sicurezza allora forse non escluderei un discorso di autonomia ben strutturato; proprio perché la logica di base dovrebbe essere che chi ben governa può avere più capacità di spesa prima bisogna fissare i parametri di partenza uguali per tutti se no è una presa in giro. Inoltre non credo che sia un sistema attuabile in poco tempo, e senza alcune garanzie essenziali le Regioni del Meridione non approverebbero mai e questo il Governo lo sa». Più categorico e vicino alla posizione di Emiliano il primo cittadino di Mesagne. «Quello che in modo elegante viene definito autonomia differenziata – dice Toni Matarrelli – in realtà è in sintesi il tentativo di destinare maggiori risorse alle regioni più ricche e questo va detto in modo chiaro. Diversi Governi a trazione Lega ci hanno provato; il Sud sconta un forte ritardo e in questo modo di rischia di affossare il Paese ancora di più; occorre invece che il Governo si impegni seriamente per ridurre il divario e questa iniziativa va in direzione opposta. Se c’era da aspettarselo dalla Lega, mi aspetto invece che altre forze della maggioranza possano mettere un freno». Ieri pomeriggio intanto è arrivata anche la tuonata di Vincenzo De Luca, già pronto sul piede di guerra a dare battaglia. « Hanno in testa misure sulla scuola per la formazione autonoma nelle Regioni, sulla sanità per fare contratti integrativi regionali, sulle entrate fiscali statali di cui una parte venga riservata alle Regioni del Nord- ha commentato il presidente della Regione Campania nel suo intervento a Napoli sul dossier 2021 della povertà della Caritas. Su quest’ultima idea sappiamo che se il 10% delle entrate verso lo Stato deve essere riservato alle Regioni in cui maturano abbiamo distrutto il Sud, non ci sarà nient’altro da fare. In quel caso da qui a 50 anni la popolazione meridionale scenderebbe del 50%».
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