Silvio Garattini: «Più spazio alla prevenzione e ai buoni comportamenti. La svolta? Dai medici di base»

Silvio Garattini: «Più spazio alla prevenzione e ai buoni comportamenti. La svolta? Dai medici di base»
di Andrea TAFURO
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Venerdì 24 Novembre 2023, 05:00

«La sanità italiana necessità di un cambio di visione: non basta solo la cura ma bisogna investire anche in prevenzione. Molte patologie si possono evitare con un corretto stile di vita, ma anche la medicina del territorio può essere parte integrante della svolta, con i medici di base chiamati ad essere fautori del cambiamento senza opporre resistenze». Lo scienziato 95enne, Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto “Mario Negri”, torna in Puglia (sarà domani a Lecce per una lectio magistralis sul tema “Il Ssn ed il futuro della nostra Salute”) e pone al centro della sua analisi sulla sanità l’approccio “One Health”, il ruolo chiave della ricerca libera e indipendente, la prevenzione e l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale per il futuro della salute.
 

Professore Garattini, cosa intende per approccio “one health”?
«La sanità e la salute dipendono sia dai comportamenti del singolo che della collettività. L’Italia è uno dei Paesi più inquinati d’Europa, e tra i tanti fattori inquinanti vanno considerati anche gli effetti della presenza di 12 milioni di fumatori e dei 14mila ettari di campagne dedicate alla coltivazione del tabacco. Terreno che purtroppo viene sottratto alla forestazione che farebbe bene al clima e indirettamente alla salute. Il tabacco prodotto viene trasformato in sigarette, sono circa 40 miliardi quelle fumate ogni anno in Italia, che emettono sostanze cancerogene che vanno ad inquinare l’aria che respiriamo. Tutto quindi contribuisce alla qualità della nostra salute. È importante dunque una presa di consapevolezza dei rischi e uno sforzo collettivo, in particolare delle Istituzioni politiche che non devono provare soddisfazione per l’aumento degli investimenti nella filiera del tabacco che segue solo aspetti economici, bensì devono sostenere il concetto di salute unica, perché senza salute non c’è economia e vita».
 

Tumori e malattie croniche: quanto dipendono dal fumo e da errati stili di vita?
«Più del 50% delle patologie croniche (diabete, insufficienza cardiaca, respiratoria, renale) sono evitabili, come pure il 30 per cento delle demenze senili e più del 70% dei tumori.

Ben 28 malattie inoltre hanno come fattore di rischio il fumo da sigaretta. Eppure nel nostro paese muoiono oltre 170mila persone all’anno di tumore. Basterebbe adottare i cosiddetti buoni stili di vita (niente sigarette, alcol, sedentarietà, sana alimentazione), che dipendono da noi e dalla società civile che deve facilitarne la realizzazione. In Italia ad esempio, riscontriamo un’elevata durata di vita rispetto ad altri Paesi, ma non consideriamo attentamente i dati sulla durata di vita sana, che ci fanno precipitare al 15esimo posto mondiale. Questo vuol dire che in età avanzata molte persone non godono di ottime condizioni di salute per via della presenza di più malattie. La comparsa delle patologie deve essere considerata il fallimento della medicina».

La prevenzione è spesso descritta come la soluzione. Come fare?
«Purtroppo la prevenzione in Italia è del tutto trascurata, essendo più semplice ed economicamente vantaggioso sviluppare ricerca sul fronte delle terapie. È qualcosa che abbiamo dimenticato in medicina, non se ne parla abbastanza perché è in netto conflitto di interessi col mercato. La prevenzione invece deve cominciare dalla scuola, deve permeare la formazione del medico e di dirigenti sanitari e deve rappresentare una priorità».

Dopo la pandemia è emersa insistente nel dibattito sociale la questione vaccini. Che giudizio dà?
«Di recente mi è stato somministrato il vaccino anticovid e anti-influenzale. I vaccini danno un grande vantaggio, anche rispetto all’influenza che pur considerata un male minore, genera circa 8mila morti all’anno nel nostro Paese. Tuttavia i vaccini possono anche creare degli effetti collaterali, ma tutto va rapportato al danno grave che può causare il virus». 

Il Sistema Sanitario Nazionale, e anche quello regionale pugliese, affrontano una fase di cambiamenti e anche di crisi per carenza di medici. Quale futuro per la medicina? 
«La nostra salute dipende molto dal servizio sanitario nazionale. Dobbiamo migliorarlo e potenziarlo rispetto alle debolezze emerse, come per le lunghe liste d’attesa. Occorre investire di più e meglio nel tutelare i medici, evitando così fughe verso la sanità privata o all’estero. Va incentivata la telemedicina e soprattutto la medicina del territorio, creando rapidamente le cosiddette case della comunità dove mettere insieme più medici che collaborino per mantenere aperti gli ambulatori per più ore durante tutto l’arco della settimana. I camici bianchi e i sindacati di categoria dovrebbero aprirsi con minore rigidità a questo cambiamento, che dovrà includere necessariamente il supporto di altre figure come gli infermieri, i fisioterapisti e gli psicoterapeuti. Le nuove strutture sanitarie avrebbero un ruolo importante nella prevenzione e nella cura delle malattie croniche, ristabilendo anche una ottimale collaborazione tra territorio e ospedale».
 

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