La sanità in Puglia post covid: liste d’attesa, «374mila prestazioni nel 2022»

La sanità in Puglia post covid: liste d’attesa, «374mila prestazioni nel 2022»
di Andrea TAFURO
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:34

Sono oltre 374mila le prestazioni sanitarie che la Regione Puglia punta di recuperare entro la fine del 2022. La nuova fase della sanità regionale, ora che il covid inizia ad allentare la morsa sugli ospedali, è indirizzata ad alleggerire il carico delle liste d’attesa, in ritardo d’esecuzione soprattutto in riferimento alle prestazioni specialistiche programmate. Attese, ataviche e complessi, che hanno sortito l’effetto di ingolfare la rete sanitaria negli ultimi due anni. L’input per la svolta è arrivato nelle scorse dall’assessore regionale alla sanità, Rocco Palese e dal direttore del Dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro.

«È nostra ferma intenzione mettere in campo tutti gli strumenti necessari per il recupero delle liste d’attesa – ha annunciato Palese - con particolare riferimento alle prestazioni più complesse e riferite a patologie rilevanti».

I numeri e gli obiettivi della Regione, sono stati messi nero su bianco nel report trasmesso ieri al Ministero della salute.

I numeri del monitoraggio

Nel dettaglio i dati elaborati su base regionale, stimano 16.396 prime visite e diagnostica per il paziente oncologico, 84.374 visite di controllo (follow up oncologici, cronici, patologie rare, salute mentale), 263.259 prestazioni monitorate dal Piano Nazionale Governo Liste di attesa (Pngla) e 10.127 eventuali prime visite ritenute prioritarie ma diverse da quelle elencate nel Pngla. Rilevazione nazionale dei tempi d’attesa che considera solo le prestazioni di primo accesso, cioè eseguite per la prima volta a causa di un problema di salute.

Non rientrano, quindi, nel monitoraggio: le prestazioni di controllo, le prestazioni inserite in programmi di screening, le prestazioni in libera professione. Per ciascuna prestazione erogata è rilevato il tempo di attesa, calcolato come il numero di giorni di differenza fra la data di prenotazione e la data di esecuzione dalla prestazione (corrisponde, quindi, all’attesa effettiva). Sono escluse dal monitoraggio le situazioni nelle quali il cittadino, per sua scelta, non aveva accettato la data di prima disponibilità che gli era stata proposta al momento della prenotazione.

Il report di quest'anno

Il Report regionale, sottoposto al Ministero, è stato integrato anche dal numero di ricoveri chirurgici effettuati al primo gennaio di quest’anno. In totale sono stati 24.463, di cui il 54%, pari a 13.201 ricoveri nella provincia di Bari. Foggia al secondo posto con 4.038 ricoveri (17%), e Taranto al terzo con 3990 casi pari al 16%. Numeri più esigui a Lecce (1.347), Bat con 1.123 e in coda Brindisi con 764 ricoveri. Il modello tuttavia ha richiesto una modifica al precedente sistema di rilevazione e, soprattutto, nel sistema informativo, in attuazione di specifiche indicazioni impartite dal Ministero della Salute a cui tutte le Regioni hanno dovuto adeguarsi. Quanto inviato dalla Puglia è una prima elaborazione, così come condiviso nel corso della riunione tecnica del 14 febbraio scorso, alla quale hanno partecipato tutte le Regioni. I valori, pertanto, saranno oggetto di perfezionamento nel corso del monitoraggio ministeriale.

«I dati - ha spiegato il direttore del Dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro - tengono conto delle prestazioni non rese nel corso del periodo pandemico, che la Regione intende recuperare coinvolgendo prioritariamente le strutture pubbliche e a seguire le strutture accreditate convenzionate. Il Ministero della Salute ha prorogato i termini per la presentazione del piano alla data odierna. Quindi, la Regione Puglia sta rispettando i termini espressamente previsti dal Ministero». Attività regionale che potrà essere ulteriormente integrata, a beneficio della riduzione dei tempi di attesa di visite ed esami specialistici, con l’attivazione del nuovo piano di riordino ospedaliero finanziato con i 631 milioni di euro provenienti dai fondi del Pnrr.

© RIPRODUZIONE RISERVATA