Sanità nel caos, Palese: «Un Patto per la salute, con nuove risorse o affonderemo»

Sanità nel caos, Palese: «Un Patto per la salute, con nuove risorse o affonderemo»
di Paola ANCORA
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Domenica 18 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:55

Assessore Rocco Palese, le notizie di malasanità si susseguono. A Brindisi e provincia sono bloccati i ricoveri di Chirurgia. Pazienti oncologici, a Taranto, non riescono a prenotare una Tac di controllo. Da mesi la Regione chiede l’intervento del Governo, ma non c’è, in questo sfacelo, anche una sua diretta responsabilità?
«Non posso essere io il capro espiatorio di 30 anni di scelte inadeguate e sbagliate della politica sulla sanità. Nessun assessore in nessuna regione può rispondere dell’attuale carenza di medici, dovuta principalmente al numero programmato introdotto nel 1990 per la facoltà di Medicina. Nei primi anni Duemila la programmazione dei nuovi ingressi avrebbe dovuto essere rivista, aggiornata e questo non è accaduto. Ora ci troviamo a non averne, a non riuscire a trovarne e ad affrontare carenze vistose in alcune specifiche discipline, come l’Emergenza o l’Anestesia. È bene chiarirlo: prima di cinque o sei anni non riusciremo a compensare questa carenza. Affronteremo anni difficili, inutile nascondercelo».

Siamo di fronte a una emergenza, senza dubbio. Ma pagare 1.600 euro un medico esterno per un turno di 12 ore può mai essere una soluzione? Questo prevede la convenzione fra la Asl di Brindisi, bisognosa di medici per l’Utin, e il Policlinico di Bari. Si chiama in altro modo, ma di fatto si apre la strada ai gettonisti, cioè ai professionisti a gettone, anche in Puglia, nonostante lei si fosse detto contrario a questo mercimonio.
«Forse non è chiaro.

Di questo passo, si rischia di arrivare a dover pagare 10mila euro a notte. Sono mesi che dico le stesse cose. I direttori generali devono preoccuparsi che la carenza cronica di medici non crei problemi, disagi, tragedie. E sono costretti a inventarsi di tutto. Come è stato fatto a Brindisi per impedire la chiusura dell’Utin. Le Regioni hanno mani e piedi legati e chiedono da troppo tempo l’intervento del Governo. Deve ascoltarci, anche perché questa crisi, prima o poi, si scaricherà anche sulle sue spalle».

Assessore forse il tempo di discutere ai tavoli governativi è finito e si dovrebbe passare a iniziative più forti. Mentre la politica discute, i cittadini pagano tasse esorbitanti per servizi sempre più scadenti. Anche su questo, non pensa sia un errore, per la Regione, smarcarsi dalle sue responsabilità? 
«Il 7 marzo abbiamo chiesto al Governo tutto quello che ci serve. Tutte le Regioni, non la Puglia, sono andate in disavanzo. Significa che il Fondo sanitario nazionale non è sufficiente: servono almeno tre miliardi di euro in più. E serve un nuovo Patto per la salute perché il sistema si sta piegando su se stesso. E l’invecchiamento costante della popolazione sta portando a una esplosione delle richieste di prestazioni sanitarie». 

Le liste d’attesa sono ancora lunghissime, infatti. Ma è inimmaginabile che, come accaduto nel Tarantino, a una malata oncologica risulti impossibile prenotare una Tac di controllo. È anche un problema organizzativo: le hanno negato un appuntamento, dicendo che le agende erano sature. Chi paga per questi errori?
«I malati oncologici devono avere la priorità, non c’è alcun dubbio su questo. Ma anche qui: abbiamo affrontato il tema delle liste d’attesa con il Governo il 7 marzo e torneremo a discuterne il 21 giugno. Senza interventi straordinari non se ne esce: ci servono stanziamenti dedicati e norme derogatorie emergenziali, che ci consentano di sfruttare la collaborazione dei privati accreditati più e meglio di quanto non si faccia ora. Altrimenti saremo chiamati a decisioni drastiche su chi avrà accesso prima alle prestazioni sanitarie». 

Assessore sono mesi che ripetiamo le stesse cose, lo sa? 
«Le ripetiamo, ma non le fanno! E possiamo essere noi a finire in galera? Perché c’è anche questo rischio, visto che il ministero dell’Economia monitora ogni nostra singola spesa, ci chiede conto dei risultati ottenuti trimestre per trimestre. Non si può sforare la spesa. Ecco perché dico che l’emergenza va affrontata e non solo con nuove risorse, ma con norme che ci consentano di bussare alla porta dei privati accreditati. Devono darci gli strumenti per rimettere ordine nella giungla». 

Senta ci sarà anche una carenza di risorse e una ripartizione del Fsn penalizzante per il Sud, ma solo ieri si è scoperto l’ennesimo spreco. La Asl di Taranto ha chiuso dipartimenti rimasti inattivi per anni, ma le indennità ai vertici sono state regolarmente pagate. Com’è che non ve ne siete accorti?
«Non nego che ci siano i margini per migliorare ancora, per impedire queste storture. Interverremo. Ma non deve passare il messaggio che questo possa contribuire a risolvere il problema della carenza cronica di medici, degli ospedali sguarniti, delle liste d’attesa. Perché non è così. Non dobbiamo illuderci né illudere i cittadini». 

Il caso della Asl di Brindisi è forse emblematico. Chiusi i punti nascita, ferma la Chirurgia. Cosa intendete fare? 
«Intanto ho convocato per venerdì 23 giugno un tavolo tecnico dedicato proprio all’emergenza della Asl brindisina, tavolo al quale parteciperanno i tecnici regionali e la direzione strategica dell’Azienda sanitaria. Dobbiamo preoccuparci di dare stabilità al sistema e reperire medici a ogni costo. Alla luce di questi problemi la presa di posizione dei sindacati, che hanno impedito venisse approvata la norma per consentire al personale medico di restare in servizio fino a 72 anni, risulta davvero incomprensibile».

Assessore Palese per i Pronto soccorso lei aveva diramato una circolare con la quale ordinava ai direttori dei vari presidi di far turnare il personale medico presente per garantire le coperture. Questa prescrizione è stata largamente disattesa, lo sa?
«Non nascondo possa accadere anche questo. Ma ci saranno i controlli e poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità davanti alla legge. L’assurdità sa qual è? Che se io chiamo un medico di medicina generale a fare il turno in Pronto soccorso mi sarà contestata la prestazione aggiuntiva che dovrei pagargli, ovvero 60 euro all’ora. I medici gettonisti possono invece lavorare ovunque, non solo nei Pronto soccorso, fino al 31 dicembre 2024. Non solo. Un medico che volesse lavorare stabilmente in Pronto soccorso deve avere l’abilitazione, per il gettonista non è necessaria. Ma che assurdità è questa?». 

Dovrà sfruttare anche la Puglia le prestazioni dei gettonisti? 
«Ogni direzione generale sta valutando se questa strada rientra in un contesto di possibilità da sfruttare oppure no. Certo non possiamo affogare. A Brindisi si è proposto anche un gettonista, ma era troppo anziano per lavorare in Utin. Le criticità che il Sistema sanitario nazionale sta affrontato non si sono mai viste prima. Lo scriva: arriveremo al punto da dover stilare una scaletta di interventi prioritari persino fra le urgenze. E non è già così solo grazie all’enorme impegno dei medici attualmente in servizio negli ospedali pugliesi».

Al Pronto soccorso del Policlinico lavoreranno gli specializzandi: è cosa fatta. Sarà così anche altrove?
«È una strada, certo, ma si tratta pur sempre di soluzioni tampone. Il Governo deve intervenire con norme straordinarie. E dovremmo comprendere se il meccanismo della cessione del credito è percorribile anche in sanità, per ottimizzare il ricorso ai privati».

Cosa intende?
«Se io ho diritto a una Tac in urgenza e non c’è modo di farla in un ospedale pubblico, devo poter andare dal privato, pagare e poi chiedere il rimborso alla Asl».

Ma molti cittadini non hanno denaro sufficiente ad anticipare certi costi.
«Il problema di un meccanismo del genere è che pochi ancora lo conoscono e molti non si fidano perché temono enormi ritardi. Per venire incontro a chi non ha denaro da anticipare, dobbiamo valutare se sia possibile che questi “ceda” il suo credito al centro dove si è sottoposto alla Tac e che sia quindi quest’ultimo a chiedere il rimborso alla Asl. È una possibilità».

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