Rocco Palese: «Sanità, va bene il piano del governo, ma servono più fondi»

Rocco Palese: «Sanità, va bene il piano del governo, ma servono più fondi»
di Paola ANCORA
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 05:00

«Finalmente una buona notizia». L’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, saluta con favore il piano del Governo per lo smaltimento delle liste d’attesa: oltre cinque milioni i cittadini italiani che attendono da mesi una visita specialistica o un esame diagnostico. Se il piano predisposto dal ministro Orazio Schillaci andrà in porto - lo si capirà con il varo della Finanziaria - le Asl, pagandoli meglio, potranno convincere medici e infermieri a fare qualche ora di straordinario detassato oppure potranno acquistare la prestazione sanitaria necessaria dai privati. 

Assessore, dunque è al fianco di Schillaci, il piano le piace.
«Sì. Dopo le sollecitazioni delle Regioni e delle parti sociali, il Governo ha deciso di ricalcare il percorso seguito nel 2021, dopo la pandemia da Covid per abbattere le liste d’attesa. La “ricetta” è la stessa e, con quello schema, la Puglia riuscì a smaltire 351mila prestazioni arretrate. Una goccia nel mare, ma tant’è. In questo caso, però, trovo che il finanziamento vincolato che accompagnerebbe le misure indicate dal ministro non sia sufficiente: 350 milioni di euro non bastano. Mi auguro che l’esecutivo prima e il Parlamento poi compiano uno sforzo in più».
Alla sanità, tuttavia, difficilmente si riusciranno a destinare i 4 miliardi in più chiesti dal ministro, ma si raggiungeranno i tre miliardi portando così il Fondo sanitario nazionale sopra i 134,7 miliardi del 2023. La coperta è quella. 
«Non è così.

Ci sono delle cose che potrebbero essere fatte per aumentare il Fondo ulteriormente e affrontare in maniera anche più incisiva la peggiore crisi che il sistema sanitario nazionale abbia mai conosciuto. La prima: dare seguito a quanto sostiene da anni Garattini (farmacologo, oncologo e presidente dell’istituto di ricerca “Mario Negri”, ndr). Ovvero, rivedere il prontuario dei farmaci che è fermo al 1993, cioè allo scandalo di Poggiolini. Con l’inflazione la spesa farmaceutica è esplosa, anche la Puglia deve fare meglio, ma il 50% dei farmaci nel prontuario è inutile». 

Una riforma simile richiede del tempo, anche alla luce delle forti pressioni che eserciterebbero le aziende farmaceutiche. Quali altre strade ci sarebbero, a suo avviso, per implementare le risorse destinate alla sanità?
«Aumentassero le tasse sui giochi, così centriamo un doppio beneficio: recuperare denari e contrastare le ludopatie. Oppure si accolga la proposta di Carlo Calenda, che da mesi - proprio per abbattere le liste d’attesa - propone uno stanziamento vincolato da 10 miliardi di euro e l’utilizzo di strutture pubbliche e private accreditate. Una proposta condivisibile, seria e risolutiva per realizzare la quale si potrebbe sfruttare il Mes sanitario (il Meccanismo europeo di stabilità serve a concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri Ue che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, abbiano difficoltà a finanziarsi, ndr). All’Italia è riservata una quota di 34 miliardi di euro a un tasso fisso dello 0,60. Qualcuno fra coloro che hanno governato dal 2019 a tutt’oggi spiegasse agli italiani perché non viene utilizzato. La copertura va trovata, assumere posizioni ideologiche e preconcette non ha alcun senso. L’emergenza sanitaria è destinata a peggiorare». 

Che fa, assessore, si “macchia” di intelligenza con il “nemico”? Solo una manciata di giorni fa ha dato del buffone in Aula a Fabiano Amati, cioè al coordinatore regionale di Azione, il partito di Calenda. Cos’è che non le è piaciuto della proposta di legge per l’abbattimento delle liste d’attesa proposta dal consigliere?
«Innanzitutto mi ha fatto arrabbiare il titolo, perché si faceva riferimento all’abbattimento delle liste d’attesa, ma in realtà prevedeva soltanto la sospensione del servizio Alpi e il decadimento dei direttori generali. Si trattava, come lui stesso ha ammesso, di una legge perfida. Sospendere il servizio libero professionale dei medici significherebbe bloccare circa 200mila prestazioni sanitarie. Non solo. Possiamo permetterci di perdere altri medici? Evidentemente no e invece otterremmo proprio questo risultato. Quando discutiamo di come risolvere il problema, quando ci confrontiamo sull’uso anche distorto che si fa dell’Alpi, non dobbiamo perdere di vista il quadro d’insieme. Ho sempre contestato l’approccio ideologico della Legge Bindi, ma l’allora ministra aveva ragione a dire che l’esclusività del rapporto nasce a tutela del paziente, che può scegliere a chi rivolgersi. Quello che certamente dobbiamo fare è aumentare i controlli. Nessuno in Puglia conosce i Responsabili Unici Liste d’Attesa: significa che sono stati poco utilizzati. Cominciamo a lavorare di più e meglio su questo». 
Inappropriatezza delle prescrizioni mediche e medicina difensiva: due scogli da superare e ai quali il ministro Schillaci intende dedicare un’Authority ad hoc, probabilmente in seno ad Agenas perché controlli e punisca i medici che non se ne preoccupano. Condivide questa proposta?
«Sì, la condivido. Anche la Regione si impegnerà a fare controlli a campione sull’inappropriatezza delle prescrizioni e per arginare il fenomeno della medicina difensiva che a livello nazionale ci fa spendere 11 miliardi in più ogni anno. Penso, però, che pur non immaginando né sostenendo in alcun modo zone franche di qualsiasi tipo, vada pensata una norma che funzioni un po’ come lo “scudo penale” utilizzato in periodo pandemico. Una norma nazionale con la quale, sostanzialmente, si disciplinano i contorni delle responsabilità per imperizia, errore e colpe gravi dei medici, così da garantire ai professionisti di poter fare il loro mestiere senza timori. Qualcosa va fatta».
Agenda unica di prenotazione: uguale per pubblico e privato convenzionato. 
«Promossa, anche se nella nostra Regione i sistemi informatici non sono ancora totalmente efficienti, a partire dai Cup. Dobbiamo migliorarli. E serve un organismo regionale che sia nelle condizioni di controllare come funzionano in tempo reale. Cercherò anche di proporre un aumento delle ore convenzionate per le visite specialistiche nei distretti. Bisogna trovare la copertura finanziaria». 
 

E torniamo al punto di partenza. Tuttavia la premier Meloni ha chiarito che garantire più risorse non basta, se poi vengono utilizzate male. Forse un riassetto è necessario per migliorare l’efficienza del sistema in un momento in cui scarseggiano personale e soldi in cassa, che dice?
«Sicuramente. Ho molto apprezzato che nella Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza, ndr) l’esecutivo abbia inserito due norme che prevedono una sorta di “manutenzione” del Sistema sanitario nazionale. Alle Asl bisogna dare una governance completamente diversa: non si può chiudere alle 14 del venerdì e riaprire gli uffici il lunedì mattina. Poi c’è il nodo personale. Finché non aumenterà il numero di laureati, vanno riviste ed eliminate alcune incompatibilità: oggi un medico di guardia medica non può fare turni di Pronto soccorso. Serve più flessibilità».
Assessore condivide tutto quanto pensato dal Governo in materia sanitaria. Non penserà, per caso, di tornare a destra?
«No, semplicemente le loro proposte coincidono con quelle della Regione. Parlo da tecnico, da medico. E se Schillaci è d’accordo è perché è un medico anche lui e sa bene come funziona». Se lo dice lei. 
 

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