Residenze universitarie: 810 posti in più per la Puglia

Residenze universitarie: 810 posti in più per la Puglia
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 13:00

In Puglia 810 posti in più per gli studenti universitari nelle residenze già a partire da questo anno accademico. Il decreto è stato firmato dal ministro dell’Università e della Ricerca, Annamaria Bernini. E proprio sul sito del Mur è comparso l’elenco aggiornato dei posti in più per gli studenti di tutta Italia. Ma secondo i ragazzi la situazione resta critica, un po’ per le modalità del finanziamento dei posti letto aggiunti e un po’ perché i numeri sono a tutt’ora insufficienti, se si considera che l’emergenza abitativa va avanti ormai da anni. Più posti soprattutto per le grandi città del Centro-Nord, dove era scoppiato il caos già nel maggio scorso. Il Mur ha annunciato di aver aggiungo 8.553 letti. Di questi quasi 2.400, quindi quasi il 30% sono destinato a Milano e Torino, dove per altro la colonia di ragazzi provenienti dalla Puglia è consistente. Bari è la quinta città per numero di posti letto in più per quest’anno: sono 491, tutti però in contesti privati. A Lecce, invece, l’incremento è di 254 unità, di cui 68 gestiti direttamente dall’Ente per il diritto allo studio (Adisu, quindi). Si tratta, per quei 68 posti letto, di quanto è stato ricavato all’interno dell’Hotel Zenit. E invece a Foggia si fa registrare un +65, tutti in un contesto gestito da Adisu. In totale 810 nuovi posti per gli studenti universitari fuori sede pugliesi. Ma le associazioni studentesche non ci stanno.

Il piano

Tanto che l'aumento era già stato approvato dal Ministero dell’Università quando a Lecce - così come in altre città - l’Unione degli Universitari ha nuovamente piantato delle tende, questa volta davanti alla sede di Studium 2000, per protestare contro il caro-affitti. La protesta nazionale ha avuto minor eco, ma i ragazzi tornano a far sentire la propria voce, in una situazione che al momento sembra tutt’altro che in via di risoluzione.
La situazione è un po’ più complessa rispetto a un semplice incremento con diversi fondi stanziati.

Da un lato c’è tutta la partita della residenze universitarie con le risorse del Pnrr, che il ministro Bernini ha giocato in maniera importante, promettendo di risolvere il problema entro il 2027. Quei posti arriveranno, insomma. Il problema, invece, riguarda la soluzione tampone. E cioè: il Ministero in alcuni casi ha stipulato, tramite gli enti regionali per il diritto allo studio, degli accordi con i privati, che dovrebbero mettere a disposizione dei ragazzi le proprie stanze. Questo avviene, però secondo le associazioni studentesche, a prezzi troppo alti. «Da mesi sottolineiamo che il problema alla base nell’aumento dei posti alloggio pubblici sia stata la modalità di finanziamento, che di fatto, ha permesso ai privati di ricevere ingenti finanziamenti senza nessun vincolo d’uso, prolungato negli anni, o peggio senza prezzi calmierati essendo un finanziamento pubblico», spiega Margherita Coccioli, consigliera d’amministrazione di Adisu in quota Link (eletta a Lecce). «Nel nostro territorio - aggiunge -, i canoni di locazione per le strutture finanziate tramite i bandi del Pnrr arrivano addirittura a 290 euro con spese escluse, tutto ciò lede il diritto allo studio non garantendo nell’effettivo l’accessibilità in un grave periodo di crisi economica e abitativa».

Le tende


E in settimana le tende sono tornate anche nei pressi dell’ateneo di Bari. La protesta continua. Anche perché gli studenti non reclamano soltanto più letti nelle strutture pubbliche, ma anche una situazione generale divenuta insostenibile: l’inflazione ha spinto all’insù i prezzi delle case anche per quei ragazzi che non hanno diritto a un posto. Aumentando, così, il costo dello studio in una città diversa dalla propria. D’altra parte la Regione Puglia negli ultimi anni ha sempre inserito delle proprie risorse per la copertura del 100% delle borse di studio. Ma chi non riceve il letto negli studentati, è costretto poi a trovare una sistemazione diversa e non sempre il contributo erogato basta a coprire le spese. A conti fatti anche l’incremento di posti voluto dal Mur sembra una goccia nell’acqua. Mentre l’emergenza abitativa per gli universitari non si attenua.

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