Il paradosso degli ospedali: servirebbero più posti, ma in Puglia è libero un letto su due

Il paradosso degli ospedali: servirebbero più posti, ma in Puglia è libero un letto su due
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 15 Ottobre 2023, 05:00

I posti in ospedale e nelle strutture private convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale sono pochi, tanto che a livello nazionale ne servirebbero 60mila in più, secondo una stima di qualche anno fa del Ministero della Salute. Eppure in media un letto su due resta vuoto. I numeri sono stati svelati da un’elaborazione del quotidiano La Stampa sui dati del Ministero della Salute per l’anno scorso. Torna d’attualità, quindi, una riflessione: servono davvero più posti letto o no? Sì, ma c’è anche da registrare, evidentemente, una gestione particolare di quelli al momento disponibili. E cioè: la media di occupazione è bassa, in Puglia si attesta sul 53% ed è un record negativo, alla pari del Piemonte, ma non per questo non è necessario un intervento che vada ad aumentare i letti in alcune strutture. Il motivo è elementare: secondo il report è chiaro che i posti per la degenza dei pazienti sono distribuiti male. Un errore, questo, che crea numeri poi “falsati”. In Puglia, nello specifico, la percentuale di occupazione nelle strutture private accreditate presso il Ssn è del 57%, mentre quella negli ospedali pubblici è del 51%, a fronte di una media regionale che è ferma al 53%. Di fatto il tacco d’Italia è la regione con l’occupazione percentuale minore, alla pari con il Piemonte e con la Lombardia. Le altre Regioni del Sud sono leggermente avanti, mentre al Nord, mediamente, si è vicini al 60% di occupazione di posti letto. 
Il problema, dunque, non è tanto la penuria di letti per l’ospedalizzazione quanto la gestione, che vista da questo punto di osservazione ha non poche lacune. Alcuni esempi, riportati dal quotidiano torinese, svelano bene il meccanismo e i punti deboli della ripartizione: al Policlinico Umberto I di Roma, tanto per citare un grande ospedale, in pneumologia su 100 posti vengono ricoverati 252 pazienti. Insomma: i letti non sono neppure sufficienti, ne servirebbero più del doppio. Mentre nell’unità coronarica ne rimangono vuoti, mediamente, 92 su 100. Ergo: servirebbe una distribuzione diversa, oltre che un incremento a livello nazionale. 

Perché gli ospedali sono pieni solo a metà?

I motivi dello squilibrio tra domanda e offerta è legato a una duplice chiave di lettura: da una parte c’è sicuramente un’organizzazione errata anche per via dei motivi “politici” interni ai nosocomi. La battaglia per i posti diventa spesso una questione di prestigio per dottori e primari del reparto. Dall’altra parte, però, c’è da registrare anche un evidente cambiamento della medicina nel corso degli ultimi 10-15 anni. Per alcuni interventi, per cui dieci anni fa serviva un ricovero di tre o quattro giorni, oggi basta un day hospital, serve neppure una notte da trascorrere in stanza. Questo vale per diversi interventi chirurgici, soprattutto per quelli divenuti “di routine”, e soprattutto vale ovunque. E poi è cambiata la popolazione: l’invecchiamento progressivo, certificato dai dati Istat, ha modificato anche le questioni più urgenti per gli italiani. L’innalzamento dell’età media, inoltre, è un fattore particolarmente rilevante nel Mezzogiorno, in particolare nel corso degli ultimi dieci anni. Tutto ciò ha ridisegnato, di conseguenza, la geografia delle esigenze dei cittadini negli ospedali. Un discorso, questo, destinato a continuare anche nel corso dei prossimi anni. Una beffa, perché a fronte di pazienti che restano fuori dagli ospedali o attendono mesi per poter essere ricoverati, vi sono - in altri reparti, ovviamente - letti vuoti. La situazione è simile in tutto il Paese, per quanto la Puglia rappresenti in questo senso una delle regioni con più posizioni libere. I dati suggeriscono l’urgenza di una riforma che coinvolga tutti gli attori in campo, per evitare di continuare ad assistere a un paradosso, con la gente che attende il proprio turno per settimane e reparti desolatamente vuoti. Una riforma che tenga conto delle esigenze attuali della popolazione e degli ospedali. Serve un incremento, ma per migliorare la situazione sarebbe sufficiente partire dall’efficientamento dei posti già disponibili. Sarebbe un bel passo avanti.
 

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