Si gioca sulla costa salentina, a pochi passi dalle spiagge più frequentate dell’estate pugliese, la battaglia tra i giganti del gas che influenzano la geopolitica, con il braccio di ferro ormai sempre più serrato tra Russia ed Europa. La situazione si evolve in fretta e nonostante lo scenario attuale ridimensioni in parte i 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale che Tap dovrebbe iniziare a importare dall’Azerbajan dal 2020, l’asse adriatico resta fondamentale per l’Italia e le sue strategie energetiche, condensate anche in alcuni passaggi chiave dello Sblocca Italia.
Il dato viene fuori anche dalle parole di Matteo Renzi, che ieri, rispondendo a una domanda in aula sul vertice europeo, ha chiarito il punto di vista del governo italiano sulla materia, scottante, dell’approvvigionamento energetico.
«L’Italia - ha precisato Renzi - non ha festeggiato o contestato la fine di South Stream». «South Stream è da mesi in una procedura di infrazione aperta dalla Commissione Barroso. In questo scenario la decisione di bloccare South Stream ha evidenti ripercussioni e chiari elementi di valutazione, complicata da fare in Aula ora ma non è decisiva per il futuro dell’Italia».
«Abbiamo come alternativa la Turchia, attraversata dal Tap», che rappresenta un’occasione ma non certo risolutiva rispetto al fabbisogno italiano», ha proseguito il premier ricordando che L’Italia «ha scelto di investire in una diversa relazione con l’Africa: il mio è il primo governo che ha scelto di fare viaggi ufficiali anche sotto il Sahara, abbiamo scelto di andare in Congo, in Angola e in particolare in Mozambico».
Tuttavia
E la riprova che al di là dei tempi tecnici e di quelli giuridici imposti dai ricorsi in piedi, arriva anche dalla celerità con cui si è chiusa la conferenza di servizi aperta al Ministero dello Sviluppo lo scorso 3 dicembre. Una procedure che il governo aveva annunciato molto breve ma che a leggere i verbali, sembrerebbe già conclusa con la presa d’atto della posizione delle parti: il sì di Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo, nonché della Provincia di Lecce.
Il no di Regione Puglia, Comune di Melendugno e Soprintendenza dei Beni paesaggistici.