Puglia, varianti Covid sotto la lente: cosa sono Xe e Xf. La parola agli esperti

Puglia, varianti Covid sotto la lente: cosa sono Xe e Xf. La parola agli esperti
di Paola ANCORA
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:07

Non sono state classificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “varianti di preoccupazione”, ma il sequenziamento di Xe e Xf – quest’ultima isolata in Emilia Romagna ieri – non può che provocare qualche timore anche in Puglia, dove da mesi la circolazione di Sars-Cov2 è intensa e dove ancor prima delle restrizioni, venute meno il 1° aprile scorso come nel resto del Paese, è mancata e manca la prudenza. Non a caso, la regione si avvicina rapidamente a quota un milione di contagiati dall’inizio della pandemia: con i 7.780 infetti accertati ieri, il numero complessivo dei contagi in due anni è salito a 983.378. Si susseguono, dunque, gli inviti alla cautela da parte dell’assessorato regionale alla Salute, che tiene sempre alta la guardia sugli ospedali: in Puglia le visite ai parenti o agli amici ricoverati, infatti, sono ancora sottoposte a severi controlli e restrizioni. 

Xe e Xf, cosa sono


Ma cosa sono Xe e Xf? Lo abbiamo chiesto al responsabile della control room del Policlinico di Bari e professore di Igiene dell’Università di Bari, Silvio Tafuri: «Xe e Xf sono come un neo su un viso conosciuto per il nostro sistema immunitario. Difficile che si confonda e non le riconosca, combattendole. Quando invece abbiamo a che fare con una vera e propria variante, è come se cambiasse il colore dei capelli, un cambiamento vistoso che potrebbe indurre il sistema immunitario all’errore, al mancato riconoscimento». Per Tafuri questa evoluzione del quadro epidemiologico «era attesa sin dall’inizio, con tutto il proliferare di varianti e ricombinanti: il passaggio di un virus in un ospite non è mai senza conseguenze.

Ma - precisa - comincerò a preoccuparmi soltanto qualora dovesse esserci un salto di specie». Se, cioè, Sars-Cov2 migrasse in un animale: «In quel caso, con ogni probabilità acquisirebbe forza e la possibilità, tornando a infettare gli esseri umani, di generare malattia grave». 

I sintomi, i pericoli


Le ricombinanti Xe e Xf, ciascuna frutto di una fusione di diverso materiale genetico del virus, sono comunque monitorate attentamente da tutti i laboratori e gli istituti di ricerca e igiene del Paese, compresi quelli della nostra rete regionale. Xe è nata dalle varianti Omicron 1 e 2. Xf invece da Omicron e Delta, le due principali responsabili delle ultime ondate di pandemia. Non è al momento possibile sapere se e quanto stiano circolando in Puglia – lo conferma la responsabile dei laboratori Covid pugliesi, la virologa Maria Chironna – ma il ministero della Salute rassicura: «Sempre di Omicron si tratta, non è una nuova variante. E le ricombinazioni – ha spiegato ieri il direttore generale per la Prevenzione del ministero, Gianni Rezza - è difficile che assumano caratteristiche molto diverse. Almeno questo è quanto abbiamo visto finora. Xe era più attenzionata perché in Inghilterra avevano stimato un aumento di trasmissibilità del 10%. Su questo però gli inglesi sembra stiano tornando indietro: non è sicuro abbia questo piccolo vantaggio evolutivo». 

La virologa Chironna, conferma che per il momento «non è stata trovata traccia della Xe nei campioni analizzati» e raccolti fra il 4 e il 7 aprile scorso, periodo per il quale il ministero ha commissionato una indagine lampo tesa proprio a individuare nuove varianti o ricombinanti. «Abbiamo invece confermato - prosegue Chironna - la prevalenza di Omicron 2 in Puglia. In pochi mesi è passata dal 30 all’80% dei casi, forse anche di più»

Il monitoraggio e i vaccini


Di sicuro ci sono due dati consegnati dall’esperienza e dalla scienza: l’estrema utilità degli investimenti in sequenziamento e ricerca, ribadita ancora ieri dal presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, e la necessità di insistere sul fronte vaccinazioni. Ieri, all’indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento con cui l’Agenzia italiana per il farmaco ha autorizzato una nuova somministrazione dei vaccini Comirnaty (Pfizer) e Spikevax (Moderna), la Regione ha diramato una circolare dando ordine alle Asl di organizzare la somministrazione delle quarte dosi ai soggetti fragili. La riceveranno, a distanza di almeno quattro mesi dal primo booster, «i soggetti di età uguale o superiore agli 80 anni, gli ospiti dei presidi residenziali per anziani, i soggetti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni che presentino specifici fattori di rischio per la progressione a Covid-19 severo». Le Aziende sanitarie dovranno «privilegiare modalità di accesso libero, senza prenotazione» alla vaccinazione e coinvolgere i medici di base e i pediatri di libera scelta. Perché i vaccini arrivino a tutti e presto.

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