Omicron, 6 sintomi insoliti del virus: dalle “dita dei piedi Covid” a palpitazioni, problemi alla voce e perdita di udito e capelli. Cosa sappiamo

Omicron, 6 sintomi insoliti del virus: dalle “dita dei piedi Covid” a palpitazioni, problemi alla voce e perdita di udito e capelli. Cosa sappiamo
di Mario LANDI
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Martedì 12 Aprile 2022, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 14:34

Omicron - con le sottovarianti Xe e Xj, Delta. Tra i sintomi classici (e maggiormente diffusi) del Covid i sistemi sanitari nazionali dei diversi Paesi ne hanno riconosciuti diversi: febbre, tosse persistente o perdita del gusto o dell'olfatto. E molti altri ne sono stati aggiunti nel corso della pandemia. Tanto che, ad esempio, l'Ssn britannico ha recentemente aggiunti nel novero di quelle ufficiali altri nove. Ma recenti studi e ricerche, sempre in Gran Bretagna, ne hanno individuati ulteriori 6 "insoliti" che riguardano anche gli effetti collaterali del cosiddetto long-Covid

Covid, 6 sintomi insoliti del virus

Si va dalla perdita temporanea dell'udito alle palpitazioni, dalle cosiddette "dita dei piedi Covid" ai problemi alle corde vocali.

Ma ecco nel dettaglio, cosa si conosce ad oggi e cosa dicono a riguardo gli studi. 

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Perdita dell'udito

Uno studio della Stanford University dello scorso anno ha scoperto che la variante Omicron potrebbe causare problemi all'orecchio. Alcuni sintomi segnalati dallo studio includono forte mal d'orecchi, intorpidimento dell'orecchio e persino perdita temporanea dell'udito in alcune persone. Condizione che persiste anche dopo che l'infezione è passata.

Palpitazioni

Un altro sintomo, che può sovrapporsi ad altre condizioni fisiche, sono le palpitazioni, dovute a febbre o infiammazioni causate dal virus. Alcuni pazienti contagiati riferiscono palpitazioni e sottolineano che il cuore batte a ritmo più veloce. Condizione che persiste anche dopo che l'infezione iniziale è passata. Per alcuni studi questo sintomo è anche segno di un long-covid.

Perdita dei capelli

La caduta dei capelli è un sintomo che si manifesta generalmente mesi dopo l'infezione. Avviene perché i follicoli piliferi sono sovrastimolati durante l'infezione. Di solito questo sintomo sembra migliorare da tre a sei mesi dopo le infezioni, secondo quanto affermano gli studi.

"Dita dei piedi Covid"

Il cosiddetto "dito del piede Covid" è una condizione in cui le estremità mostrano gonfiore, protuberanze simili a vesciche o scolorimento. La maggior parte delle volte chi ne soffre a causa del virus non riporta dolori, ma la condizione può avere conseguenze più serie sia dal punto di vista dell'indolenzimento sia della pruriginosità, in particolare - ovviamente - quando si manifestano le vesciche. Sono sintomi riscontrati prevalentemente tra i bambini o i giovani e, secondo quanto riscontrato, possono durare da un paio di settimane fino a qualche mese.

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Problemi alle corde vocali

Alcuni studi hanno rilevato inoltre che c'è una connessione tra Covid e la "mobilità" delle corde vocali. A volte nei pazienti infettati si verificano cambiamenti della voce, aumentando la possibilità di paralisi delle corde vocali a causa di danni ai nervi periferici. Un'altra possibilità che può manifestarsi durante l'infezione è una lesione al nervo vago, che controlla la voce, la deglutizione, la respirazione e la tosse. Se il nervo vago non funziona correttamente può manifestarsi anche come mancanza di respiro.

Confusione mentale e delirio

La nebbia o confusione mentale sono state riconosciute come sintomo sia dell'infezione sia del long-Covid La forma più grave del delirio, che può essere accompagnato da allucinazioni e persino paranoia, è più comune tra le persone anziane che sono state contagiate.

L'occupazione dei posti letto in Puglia 

Resta stabile il dato sull'occupazione dei posti letto in area medica in Puglia, e pari al 22%. Lo conferma l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) per la giornata di ieri, 11 aprile. Dopo una leggera flessione nei giorni precedenti, invece, nelle ultime 24 ore risale al 16% l'occupazione dei reparti di area non critica da parte di pazienti Covid in Italia (esattamente un anno fa era al 41%) e cresce in 10 regioni: Abruzzo (al 23%), Basilicata (27%), Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia (12%), Lazio (19%), Lombardia (11%), Molise (17%), Pa di Bolzano (9%), Sicilia (27%) e Valle d'Aosta (10%).

È stabile invece l'occupazione delle terapie intensive al 5% (un anno fa segnava il 39%) e solo la Sardegna (al 13%) supera la soglia di allerta del 10%. Nel dettaglio, a livello giornaliero, l'occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area non critica da parte di pazienti con Covid-19 cala nella Pa Trento (11%) e nelle Marche (20%). È stabile nelle restanti 9 regioni: Calabria (33%), Campania (17%), Liguria (16%), Piemonte (10%), Puglia (22%), Sardegna (21%), Toscana (16%), Umbria (42%) e Veneto (10%). Supera la soglia del 20% in altre 7 regioni o province autonome: Umbria (42%), Calabria (33%), Sicilia (26%), Basilicata (27%), Puglia (22%), Abruzzo (23%) e Sardegna (21%). Sempre a livello giornaliero, l'occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 cresce in Liguria (5%), Sicilia (8%), Umbria (8%) e Valle d'Aosta (6%). Mentre è stabile nelle restanti 17 regioni o province autonome: Abruzzo (al 6%), Basilicata (1%), Calabria (9%), Campania (6%), Emilia Romagna (4%), Friuli Venezia Giulia (1%), Lazio (7%), Lombardia (2%), Marche (4%), Molise (8%), Pa Bolzano (3%), Pa Trento (3%), Piemonte (3%), Puglia (8%), Sardegna (13%), Toscana (7%) e Veneto (3%). 

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