«Bando sartoriale: la Regione lo revochi»: è scontro sulle mense ospedaliere

«Bando sartoriale: la Regione lo revochi»: è scontro sulle mense ospedaliere
di Antonio BUCCI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Febbraio 2022, 10:02

È la prima curva della verifica politica. Da una parte ci sono i sindacati, in presidio ai piedi del palazzo della Presidenza di Lungomare Nazario Sauro; dall’altra un fronte di partiti che arriva fino all’opposizione: sarà che si tratta di cucine e fornelli ma il primo a finire sulla graticola della maxi gara per l’affidamento della gestione delle mense ospedaliere pugliesi è proprio Michele Emiliano. 

IL  CENTRODESTRA
La questione occupazionale, sì, ma anche il timore che il bando possa ledere la competitività, che poi vuol dire essere “sartoriale”, per restare alle conclusioni che trae Ignazio Zullo. «Se nel bando si dice che devi avere la disponibilità dei centri cottura: e chi ce li ha? Viene concessa la possibilità di realizzarli, ma in appena 90 giorni chi ci riesce? In Puglia, da quello che ci risulta, c’è solo un’azienda che ha i centri cottura in quasi tutte le province», sbotta il capogruppo di Fratelli d’Italia. In mezzo, il conto alla rovescia e la richiesta di un passo indietro. Il fischio finale è fissato alle 12 di oggi e in ballo c’è circa un migliaio di posti di lavoro.

I SINDACATI

Le sigle di categoria sono concordi: «Un bagno di sangue, senza revoca o sospensione», la definisce la Cisl ma i toni sono esattamente gli stessi anche per Cgil e Uil, che evocano la «bomba sociale» e persino il pericolo di «far quadrare i conti della sanità sulla pelle dei lavoratori». L’orizzonte è «lasciare a casa quasi la metà degli addetti, considerato che l’incidenza del costo del personale, rispetto alle condizioni precedenti, è stato ridotto dal’80% al 49%, guarda caso sotto la soglia minima del 50% utile a far scattare la clausola sociale», spiegano, mentre attendono di incontrare il capo dipartimento, Vito Montanaro. Eppure, che il nodo sia anche politico lo dimostra l’allineamento rapido delle posizioni: il Pd di Donato Metallo, salito sulle barricate per sbarrare la strada all’avviso, ma anche del tarantino Vincenzo Di Gregorio, che poi ha messo sul tavolo l’invito a «discutere della possibile internalizzazione del personale che svolge questo importante servizio». Fino a inserire il vulnus tra i punti della verifica, chiamata a chiudere le fibrillazioni aperte dalla nomina dell’ex azzurro di lungo corso, Rocco Palese, alla Sanità. Che cosa significherebbe tirare dritto, agli occhi di chi ha appena firmato la richiesta di un check up all’azione di governo? I Cinque Stelle rincarano e giocano di rimessa, per gli azzurri aveva già invocato l’intervento del Governatore il salentino Paride Mazzotta. 
Gli ultimi tasselli si incastrano a proteste ancora in corso, a pochi chilometri di distanza dalla presidenza.

In via Gentile, sono gli uomini di Giorgia Meloni a mettere in fila le cose che non tornano: non si conosce il numero di persone che dovranno lavorare né il loro costo, troppo alto il rischio che il requisito del possesso di centri di cottura privati finisca per essere «non di esclusione ma di partecipazione», senza contare le cucine di proprietà delle Asl inutilizzate e pure una base d’asta ritenuta incongrua, perché rea – secondo l’accusa – di non contemplare i rincari delle materie prime: non è chiaro – spiegano - come si possa pensare di partire da una base d’asta inferiore a quella precedente. «Un intervento come il nostro sarebbe “ingerenza della politica”? Niente di più falso: proprio per volontà del presidente Emiliano, nel 2019, questo provvedimento è stato avocato all’ufficio di presidenza che, a sua volta, ha impartito le direttive ad Innovapuglia per bandire una gara. Quindi, lo stesso ufficio di presidenza può intervenire in autotutela», chiariscono sullo spazio di manovra, «oltre a registrare un assordante silenzio del presidente Emiliano, come già accaduto quando denunciavamo le ombre che circondavano l’ospedale in Fiera del Levante». Con i sindacati si schiera anche “La Puglia domani” a «salvaguardia dei livelli occupazionali» ma da quella parte dell’emiciclo è la Lega a smarcarsi. Lo fa invitando i colleghi ad affrontare il tema «senza furore ideologico e senza pregiudizio». Ad essere precisi, per il capogruppo Davide Bellomo, il bando presenta «qualche criticità, ma potrebbe avere un impatto addirittura positivo in termini di posti di lavoro e di qualità del servizio». «La riassunzione del personale già impiegato e l’assunzione di nuovi lavoratori sono i parametri più rilevanti nell’aggiudicazione in uno standard qualitativo elevato», aggiunge, temendo persino che le proteste messe in atto sin qui possano rivelarsi un boomerang. A fine giornata, il quadro resta quello di partenza: fornelli spenti e una pietanza che rischia di essere indigesta a più di qualcuno. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA